A
venti anni dalla caduta del Muro di Berlino, con la elezione di
Pierluigi Bersani alla guida del Pd e la ricomposizione unitaria della
dirigenza del partito attorno alla sua segreteria, si conclude una fase
di ridefinizione del nostro sistema politico.
Anche se il contesto
istituzionale e sociale e’ ancora lontano da una stabile definizione, ritengo che la presenza del Partito democratico sulla scena politica
sia ormai un dato stabile con il quale tutti dovranno fare stabilmente
i conti.
Cosa sia il Pd e’ una domanda che non ha ancora ricevuto una compiuta risposta. In
particolare non sappiamo se esso possa essere considerato veramente un
partito nuovo, o invece un nome nuovo per la continuazione e
combinazione di storie passate. E neppure sappiamo come l’eventuale
ritorno alla legge elettorale proporzionale sostenuta da una parte
qualificata del partito influira’ sulla rappresentanza e sulla
rappresentazione e quindi sulla natura e sulla azione del Pd.
E’ tuttavia indiscutibile che, dopo un percorso al quale gli ulivisti hanno partecipato da protagonisti,
il Pd si trova oggi ad incorporare nel simbolo e nel nome il progetto
che ha guidato i nostri passi lungo il ventennio che oggi si conclude:
i quasi sedici anni che ci separano dal 2 febbraio del 1995 quando
per la prima volta irruppe sulla scena politica il segno dell’Ulivo, e,
prima ancora, ad immediato ridosso dalla caduta del Muro, gli anni
della battaglia referendaria per le riforme istituzionali.
Il successo, per la terza volta, delle primarie, un altro istituto imposto nella politica italiana dalla nostra battaglia, documenta
inoltre l’esistenza di una consistente domanda che al Pd stabilmente si
rivolge. Come dicemmo la sera delle primarie, i 3 milioni di cittadini,
che, dalla Lombardia alla Campania, dalla Puglia al Lazio, si sono
recati ai seggi hanno dato la misura della quantita’ della domanda, non
quella della qualita’ della risposta, il segno rinnovato di una attesa,
non la condivisione di una pretesa.
Resta comunque difficilmente
discutibile che la elezione del Segretario del Pd, a conclusione delle
prime primarie realmente competitive, metta fine ad una fase.
Per molti questo e’ l’approdo cercato, per altri
l’approdo possibile, per alcuni la realizzazione dell’Ulivo per altri
il suo fallimento.
Dentro questa vicenda gli ulivisti hanno partecipato da protagonisti, mescolandosi
ogni volta tra gli altri e investendo la loro liberta’ a partire dal
giudizio sul presente e dalla scommessa sul futuro, mai come semplice
riproduzione del passato.
Dopo venti anni ci troviamo su questo traguardo,
accomunati dal ricordo delle battaglie passate, di quelle perse non
meno che di quelle vinte, non accomunati invece dal giudizio su che
fare nel futuro. Non pochi sono quelli che si sono separati dallo
stesso partito ritenendo vana ogni scommessa. Alcuni pensano di aver
vinto la propria scommessa, altri sanno di averla persa, altri infine
l’hanno persa e non lo sanno.
Una fase, ripeto, si e’ comunque conclusa. Sia che il Pd sancisca il compimento, sia che il Pd decreti il fallimento del progetto dell’Ulivo, la
continuazione di ogni azione distinta di ulivisti in quanto ulivisti
finirebbe per essere praticata e letta con gli occhi della nostalgia.
Questo si’ sarebbe un fallimento. La nostalgia e’ infatti il sentimento di certo piu’ incompatibile con un progetto come il nostro che e’ stato pensato da sempre al futuro.
Se l’azione degli ulivisti
e’ superata, superata e’ percio’ la funzione che questo sito ha finora
svolto in riferimento alla quotidianita’ della poltica,
Se il tempo dell’Ulivo
come annuncio e’ concluso e superata una azione distinta degli
ulivisti, resta tuttavia che una stagione che si e’ chiamata Ulivo e’
esistita, una stagione nella quale sono esistiti gli ulivisti.
Sarebbe un peccato che di
questa stagione si perdesse memoria: una grave mancanza verso chi in
questi anni per questo progetto si e’ speso, ma soprattutto la perdita
di un riferimento per valutare e indirizzare la azione presente.
Per questo motivo, penso che
Ulivisti.it, potrebbe dare un suo ulteriore contributo se si mettesse
al servizio di questo obiettivo dismettendo la funzione finora svolta.
Riconvertito come archivio, esso potrebbe custodire la memoria, dei
fatti, delle idee, delle azioni che hanno riempito e animato quelli che
sono stati gli anni dell’Ulivo, gli anni degli ulivisti.