Arturo Parisi, residente dalla nascita a Sassari, dove la famiglia si era trasferita provenendo da Cava dei Tirreni (Sa), nasce a San Mango Piemonte, il 13 settembre 1940. Orfano di guerra, di un giovane ufficiale del Real Corpo delle Foreste, cresce e si forma a Sassari dove intraprende presso il liceo-ginnasio Azuni gli studi classici poi completati a Napoli presso la Scuola Militare della “Nunziatella”.
Tornato nella sua città, si laurea in Giurisprudenza con una tesi in Dottrina dello Stato sotto la guida di Antonio Pigliaru.
Durante gli studi è Presidente dell’ORUS, Organismo Rappresentativo degli studenti Universitari della Università di Sassari mentre lavora con la qualifica di operaio forestale e come insegnante presso un centro di addestramento per lavoratori dell’industria.
Dal 1963 al 1968 è prima Segretario e poi Vicepresidente nazionale dei giovani dell’Azione Cattolica – in quel periodo presieduta da Vittorio Bachelet – e membro del Comitato direttivo della Federazione Internazionale della Gioventù Cattolica.
Nel 1966 Inizia a Sassari la carriera universitaria come assistente di Statistica; dopo aver approfondito i suoi studi di sociologia a Milano con Alessandro Pizzorno si trasferisce nel ’68 a Bologna come ricercatore del “Cattaneo”; è quindi assistente ordinario di Diritto ecclesiastico all’Università di Parma e di Storia delle istituzioni religiose a Firenze.
Dal ’71 insegna nell’Alma Mater prima come incaricato di Sociologia delle religioni e poi come ordinario della cattedra di Sociologia dei fenomeni politici.
A partire dalla fine degli anni ’70 è vicepresidente dell’associazione “Il Mulino” e direttore dell’omonima rivista. Cofondatore della rivista “Polis”, guida per circa venti anni l’Istituto Cattaneo.
E’ stato presidente della Società italiana degli Studi elettorali della quale è cofondatore. Membro nell’87 e ’88 del Comitato tecnico scientifico di esperti per il programma di governo.
Dal 1990, in vista delle elezioni presidenziali americane del 1992, effettua un soggiorno di ricerca e di studio presso Bowdoin College di Brunswick, ME e Brown University di Providence, RI, per studiare le primarie americane.
Nel 1990, dopo la caduta del Muro di Berlino, a fianco di Mario Segni è tra gli animatori del Movimento per le riforme istituzionali che promuove il Referendum per l’introduzione del maggioritario e successivamente Presidente del Comitato di Programma dei “Popolari per la Riforma” e membro del primo Comitato nazionale del movimento di “Alleanza Democratica”.
Dal 1994 si dedica con Romano Prodi alla ideazione e fondazione dell’Ulivo come polo di centrosinistra in una democrazia bipolare.
Nel ’96 è Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri del primo governo dell’Ulivo.
Nel ’99 è promotore e successore di Romano Prodi alla guida del movimento de “i Democratici”. Nato, sotto il segno di un Asinello scalciante, come risposta allo scioglimento dell’Ulivo prodotto nel ’98 dalla nascita del Governo D’Alema-Cossiga, il Movimento ha come prospettiva la fondazione di un Partito Democratico che organizzi e unisca le forze riformatrici del centrosinistra liberate dallo scioglimento e superamento dei partiti tradizionali.Nel dicembre ’99, dopo il successo registrato da “i Democratici” alle elezioni europee, e, la rottura dei partiti di centrosinistra con Cossiga, a seguito della successiva ricostituizione della coalizione disciolta con la caduta del Governo Prodi, si candida per la prima volta in Parlamento e vince in rappresentanza dell’Ulivo a Bologna le elezioni suppletive a deputato del collegio 12, collegio politicamente di frontiera in una città appena conquistata dal centrodestra per la prima volta nella sua storia. Nello stesso collegio dove risiede da 30 anni, viene confermato nel maggio 2001, tornando successivamente in Sardegna come capolista prima dell’Ulivo nelle elezioni del 2006 e poi del Pd in quelle del 2008.
Nel 2000 dopo il rifiuto dei Ds, allora guidati da Veltroni, di raccogliere la sua proposta di lavorare alla fondazione di un Partito Democratico con lo scioglimento delle rispettive formazioni politiche, si spende per la nascita di Democrazia è Libertà – La Margherita come passaggio intermedio verso lo stesso traguardo. Della Margherita, costituita peraltro tra aspri contrasti nel 2002, è prima Vicepresidente nazionale e successivamente Presidente dell’Assemblea Federale del partito.
Con Romano Prodi è nel 2004 promotore della introduzione delle primarie nel nostro Paese nonchè Presidente del comitato che definisce le regole e lo statuto che nel 2005 ne consentono il primo svolgimento per la scelta del candidato a Premier in una elezione politica nazionale, dopo la sperimentazione per la scelta del candidato Presidente della Regione Puglia.
Dal maggio 2006 al maggio 2008 è stato Ministro della Difesa del Governo Prodi II. Durante il suo ministero l’Italia, presente in Afghanistan nella missione Isaf guidata dalla Alleanza Atlantica, mette termine alla partecipazione alla missione Enduring Freedom a guida Usa, mentre il contingente militare italiano impiegato in Iraq porta a compimento la missione e rientra in Italia. A seguito del terzo conflitto tra Israele e Libano che in pochi giorni produce circa 1500 morti e più di 9000 feriti, per sollecitare, difendere, e garantire una tregua che metta fine alla guerra, sotto la guida e grazie alla pronta e determinante partecipazione italiana viene dispiegata una Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite (Unifil2). Sottoscrive altresì nell’autunno del 2007 il Trattato di Velsen per la creazione dell’Eurogendfor, Forza di gendarmeria europea, primo Corpo europeo a carattere sovranazionale.
Nel maggio 2007 è membro del Comitato nazionale promotore del Partito Democratico.
Nel 2009, in seguito alle dimissioni del segretario del PD Walter Veltroni, nella Assemblea Nazionale chiamata a formalizzare la successione di Dario Franceschini concordata dal vertice dei dirigenti, si offre come candidato a segretario del PD, con l’illusione di riuscire a sollecitare finalmente un dibattito pubblico fino a quel momento mancato sulla sconfitta delle elezioni del 2008 e la crisi del Partito con la speranza di rivitalizzare il PD in difficoltà.
Nel 2011, in contrasto con la linea della Segreteria nazionale Pd, sviluppando la sua iniziativa in Parlamento per l’abrogazione del cosidetto Porcellum e il ritorno al maggioritario fondato sui collegi uninominali, anima come coordinatore politico un comitato per la richiesta di un nuovo Referendum. L’iniziativa raccoglie in poco più di un mese un milione e mezzo di adesioni ma nel 2012 viene sfortunatamente respinta dalla Corte Costituzionale, la stessa che abrogherà successivamente il porcellum perchè incompatibile con la Costituzione ripristinando di fatto la normativa precedente al 1994
Dopo 13 anni di permanenza in Parlamento rinuncia a ricandidarsi nel 2013 continuando tuttavia a impegnarsi da cittadino per le cause per le quali si è speso negli anni passati dedicandosi in particolare, da una parte, al tema della risoluzione dei conflitti armati e, dall’altra, all’avanzamento della democrazia governante fondata sulla partecipazione diretta dei cittadini.