2222
3 Ottobre 2011

Sul referendum grave errore di valutazione politica

Nel quadro di un discorso ampio, alto ancorche’ per
piu’ versi evasivo come la relazione introduttiva di Bersani, riconosco
che il tema del Referendum, per me oggi obbligato, puo’
apparire un restringimento eccessivo, se solo si considera che al tema
lui ha dedicato dichiaratamente appena “una battuta” marginale.

 
Se potessi intervenire nella Direzione del Partito
come un esterno, cioe’ come esponente di un comitato della societa’
civile come Bersani pensa debbano essere i comitati referendari anche
quando il referendum ha come oggetto un tema per eccellenza politico
come e’ la legge elettorale dovrei aprire e chiudere oggi con
un ringraziamento.
 
Un ringraziamento al Partito, un ringraziamento a
molti dirigenti del Partito, un ringraziamento al Segretario.
 
E’ infatti indiscutibile che tra gli affluenti di quel
fiume di firme che appena tre giorni fa abbiamo consegnato in
Cassazione uno dei piu’ importanti proviene dal Pd.
Pd hanno certamente votato alle ultime elezioni
centinaia di migliaia di firmatari. E tra essi moltissimi sono quelli
che hanno la tessera del Partito.
Al Pd appartengono dirigenti di primo piano che si
sono schierati apertamente a favore del Referendum. [Penso innanzitutto a
Vannino Chiti che nel pieno della calura di agosto con voce nitida ha
rotto il muro del silenzio, e, dopo di lui centinaia di sindaci e
amministratori.
Del Pd continua ad essere riferimento autorevole e
amato come nessun altro Romano Prodi che non ha aspettato settembre per
dare con la sua firma solare testimonianza pubblica alle sue convinzioni
di sempre.
Del Pd sono migliaia di dirigenti che hanno unito la
loro firma e la loro voce sostenendo in questo modo il movimento
referendario. Dai Presidenti delle Regioni Emilia, Toscana, Umbria, dei
sindaci delle grandi citta’ da Torino, Bologna, Firenze a molti membri
di questa direzione a cominciare da Rosi Bindi che la presiede, per
finire a Veltroni e Franceschini che ne sono stati gia’ Segretari, e a
Fassino e Castagnetti che hanno guidato partiti che nel Pd sono
confluiti.
Del Pd sono anche alcune strutture di partito,
Circoli, Federazioni, Regioni che differenziandosi dalle indicazioni
ufficiali si sono schierate come tali nel movimento.]
IL TESTO TRA
PARENTESI SINTETIZZATO E LASCIATO AGLI ATTI
 
Ma sarei ingiusto se da esponente del Comitato
Referendario io non ringraziassi anche Pierluigi Bersani. Per farlo mi
basta ripetere le parole che gli rivolsi il 2 settembre alla Festa
Nazionale del Partito a Pesaro. “voglio ringraziarlo pubblicamente –
dissi allora – per l’amicizia e l’ospitalita’ che ha incoraggiato e
consentito. Noi sappiamo che dentro il partito lui si trova all’incrocio
di un confronto forte, aspro e appassionato tra linee nitidamente e
legittimamente contrapposte alle nostre. (E – aggiungo ora – nascosto.
Un confronto tra una concezione di democrazia delegata flessibile quale
e’ quella che oggi Bersani ha difeso, e
quella di una rigida come sarebbe ai suoi occhi una democrazia di
investitura fondata sulla partecipazione diretta dei cittadini)
Conosciamo percio’ la sua fatica. – continuavo – E’ per questo che, pur
continuando a pungolarlo, lo rispettiamo profondamente e lo ringraziamo
sinceramente.” Oggi aggiungo il
riconoscimento per l’importante contributo che anche una posizione
affaticata ha dato consentendo a gruppi volontari di accedere alle Feste
del Partito che sono da sempre una occasione preziosa di incontro con i
cittadini al di la’ delle appartenenze di partito.
 
E per questo motivo voglio anche aggiugnere le mie
scuse per il modo che lui ha considerato poco gentile col quale ho
reagito al rovesciamento di registro che dopo l’acquisizione del
risultato ha visto la Segreteria passare dalla posizione di “amicizia e
ospitalita’” tenuta fino a quel momento alla rivendicazione scomposta di
meriti e iniziative diverse da quelle delle quali ho voluto dare
puntualmente conto.
All’insegna di un “i banchetti li abbiamo messi noi”,
e’ infatti sembrato che la Segreteria volesse e voglia rovesciare
l’atteggiamento precedente mettendosi sulla scia della inaccettabile
esternazione di D’Alema che parlando col noi aveva molto prima
rivendicato l’iniziativa e l’impegno nella raccolta delle firme
accusando altri di prepararsi a ricevere i contributi. Ripeto, una
dichiarazione inaccettabile e volgare della quale non ho ancora trovato
ammenda.
 
E qua dismetto i panni di esponente del Comitato
Referendario. E rimetto i panni di uno che, pur privo di ogni mandato e
funzione e responsabilita’ dirigenziale, si trova tra voi solo in nome
di un titolo qual e’ quello che deriva da una affrettata e discutibile
modifica di Statuto che attribuisce ai membri e solo ai membri del
deprecato governo Prodi una specie di titolo di Lord.
 
E’ a questo titolo che sento il dovere di rivolgere a
voi un discorso ben diverso ed esigente.
 
A distanza di 70 giorni dalla nostra ultima direzione
del 19 di luglio non ritengo mi sia possibile partecipare a questa
riunione come se nulla fosse accaduto. Sarebbe una mancanza di riguardo
verso di voi, verso chi ci segue, verso il Partito.
 
Non credo sia necessario tornare sull’eccezionalita’,
sulla enormita’ dell’evento al quale abbiamo assieme assistito. Una
vittoria della speranza sulla disperazione, della politica sulla
tentazione dell’antipolitica che rappresenta per la nostra democrazia un
pericolo mortale.
La montagna di firme accumulatesi in poco piu’ di 30
giorni, il fiume che sta ancora arrivando in queste ore a Piazza
SS.Apostoli parla da sola.
Lo hanno sentito tutti. A tutti si sono sturate le
orecchie, a tutti sciolte le lingue. Basta il riconoscimento di Alfano
del furto dei diritti operato dal Porcellum, un riconoscimento con un
ritardi di sei anni. La indicazione da parte di Maroni della
ineluttabilita’ dello svolgimento del referendum. Una indicazione con un
anticipo di 6 mesi. La presa di distanza da questa “porcata” da parte
di tutti compreso quel Calderoli che con la sua battuta ci ha regalato
uno slogan ineguagliabile. La chiamata in correo di tutti compresa la
acquiescenza della sinistra. Una chiamata che ci chiede una risposta
urgente e definitiva. Il riconoscimento universale che, senza il
Referendum, tutto sarebbe continuato come prima, a cominciare dallo
stallo parlamentare, che per primo si e’ affrettato a denunciare Vizzini
affrettandosi e invitando a firmare per sollecitare in ultima analisi
se stesso, come aveva detto a chiare lettere Vannino Chiti all’inizio di
Agosto.
No. Non credo che sia necessario ripetere quello che
e’ ancora scritto su tutti i giornali. Senza il referendum tutto
continuerebbe come prima.
 
Quello sul quale dobbiamo invece tornare e’ sul modo
in cui ci lasciammo nell’ultima riunione.
 
Leggiamo assieme il verbale. “Per quanto riguarda la
legge elettorale” si dice in riferimento ad un odg presentato e ritirato
al riguardo si “ritiene che non si possa sostenere contestualmente la
modifica della legge elettorale in vigore da parte del Parlamento” e la
presentazione di un referendum in materia”, aggiungendo che “se il
referendum e’ proposto dalla societa’ civile il Pd lo appoggera’ “.
 
Di conseguenza, si sceglie di impegnare il partito
secondo l’Odg che indica come strada da seguire la via Parlamentare, dal
che deriva l’invito ribadito a parte dal Segretario ai dirigenti del Pd
di astenersi dal promuovere o partecipare ad ogni inziativa
referendaria.
Una linea proposta dalla segreteria ed elaborata,
decisa, e annunciata da tempo in riunioni oscure prive di ogni rilievo
statutario.
 
La presidente pone in votazione per alzata di mano, su
173 presenti, 3 voti contrari e 4 astenuti. Il verbale recita
giustamente “approvato a maggioranza.” Ma noi sappiamo che in questo
caso bisognerebbe aggiungere “bulgara”, col rischio che i comunisti
bulgari si rivoltino nella tomba.
 
Questo per il 19 luglio. Sappiamo che
nei giorni successivi, dopo quella decisione, e a seguito della
formulazione di una proposta di legge, i gruppi parlamentari approvano
un testo da depositare in Parlamento e sul quale chiedere una
calendarizzazione entro il 30 settembre. La data
dopo la quale non sarebbe stato piu’ possibile presentare un referendum
in questa legislatura!
 
Immaginate cosa sarebbe successo se il referendum non
fosse stato promosso, immaginate quale sarebbe oggi la situazione.
 
Lo dico a quelli che hanno scoperto poi che il
referendum puo’ essere “un utile stimolo” come se fosse la dolce
Euchessina, oppure a quelli piu’ portati alle arti marziali che lo hanno
definito una pistola sul tavolo.
Di quale stimolo e pistola disporrebbe oggi il
Paese, di quale garanzia disporrebbe i cittadini, se la linea del Pd
fosse prevalsa? Di quale stimolo e pistola per costringere il Parlamento
e la Maggioranza a fare quello che per 6 anni non ha fatto e che
avrebbe potuto dunque benissimo ancora non fare.
 
Fortunatamente a salvarci e’ venuta la Societa’
civile. Quale Societa’ Civile? Sono forse Sel e Idv societa’ civile, lo
sono le sigle minori di Pli e Up? O noi stessi dissidenti dalla linea
ufficiale del Pd? Sono forse societa’ civile i gruppi di base del Pd che
si sono messi in movimento senza chiedere permessi e autorizzazioni
quando ancora dal vertice venivano segnali di freddezza e ostilita’?
 
“E’ una vicenda in cui abbiamo messo ordine, – ha
detto ieri
soddisfatto Bersani – abbiamo aiutato la raccolta delle firme, abbiamo
fatto un disegno di legge elettorale, siamo andati incontro a qualcosa
che si era mosso prima di noi
il partito che ho in mente si comporta cosi'”
 
 
Come si fa dico io a non riconoscere la distanza
spaventosa che esiste tra il deliberato proposto dal vertice del
Partito, e, purtroppo accettato alla unanimita’ dalla Direzione, e il
fiume di firme che ci ha travolto?
 
Come si fa a non cogliere la rivolta crescente, la
passione per la democrazia che sta dietro quel gesto moderato e
rispettoso apposto dai cittadini su moduli spesso cercati e trovati con
fatica.
 
E’ evidente che troppe sono le cose che dobbiamo
dirci.
 
Ma per dirle abbiamo bisogno di dirti caro Bersani con
lealta’ citandoti che “il partito che io e chi anche tra noi non ha
obbedito non si comporta cosi'”.
 
Il partito che abbiamo in mente non guarda il
movimento passare, limitandosi a salutarlo e ad ospitarlo. Il partito
che abbiamo in mente non si nasconde dietro la teoria che i referendum
sono cosa della societa’ civile o degli altri partiti, una tesi adatta
alla maggioranza non all’opposizione.
Il partito che abbiamo in mente e’ esso stesso
movimento, e dentro la societa’ che si muove sta alla testa, e qualche
volta puo’ finire in coda, ma mai fuori o di lato.
 
Un partito non puo’ comunque allo stesso rivendicare
la sua funzione egemone e, quando conviene, coprirsi dietro un compito
ancillare, guida e servitore, soprattutto sui temi cruciali della
politica come sta ora facendo il Pd.
 
Un partito non puo’ accontentarsi, come ha detto oggi
Bersani, di rivendicare il merito di essere uscito dal Referendum senza
farsi del male. La sua ambizione deve essere quella di fare del bene
all’Italia, non quella di fare male al Partito.
 
DA QUESTO PUNTO NON LETTO MA LASCIATO AGLI ATTI
In un partito quale quello che voi pensate di
costruire o di avere costruito noi, dovremmo essere deferiti agli organi
di disciplina per la grave disubbidienza ai deliberati ufficiali. In un
sistema quale quello che voi proponete per il governo del Paese il
segretario dovrebbe presentarsi dimissionario per difendersi dall’accusa
di aver inferto un grave danno al partito proponendo una linea che si
e’ dimostrata radicalmente sbagliata.
 
Quello del quale abbiamo comunque bisogno e’ di una
grande scossa di democrazia, che scuota l’immobilismo, figlio
dell’unanimismo, e nipote del continuismo che ha impedito al Pd di
nascere come un partito veramente nuovo.
 
Una scossa che contrasti l’idea che anche il Partito
democratico abbia paura della democrazia, delle primarie che non siano
la conferma di decisioni gia’ prese, delle riunioni che si condlusono
con voti che non siano bulgari, delle riunioni degli organi ufficiali
che non si limitano ad applaudire decisioni assunte in organi
inesistenti.
 
Grazie quindi per questa grande vittoria dei
cittadini, per la lezione che ha dato al Paese, per la lezione che puo’
dare a noi.
 
E’ urgente ascoltarla.