Firenze, 29 ottobre 2011
Da quando i giornali hanno
cominciato a scrivere che sarei venuto alla Leopolda, la domanda
che in Parlamento e fuori ho sentito rivolgermi e’ stata una sola.
Che ci vai a fare tu, che c’entri tu con la Leopolda?
E la
Risposta e’ stata Perche’ alla Leopolda si parla di futuro, un po’
sul serio e un po’ per scherzo.
Ma si parla di futuro.
Meglio:
ci si preoccupa che dopo la sottrazione del presente non si finisca
per scoprire all’improvviso che “i sogni sono ancora sogni” ma
“l’avvenire e’ ormai quasi passato”, come diceva appunto un verso
di una indimenticabile canzone di Luigi Tenco.
Che il futuro
e’ diventato appunto un fatto compiuto, a furia di rinviare ogni
giorno all’indomani.
Per questo motivo non vi parlero’
delle battaglie di oggi. E nemmeno di quelle
di domani,
perche’ sono gia’ iniziate e quindi in qualche modo gia’ passate.
Non
vi parlero’ delle ossessioni alle quali ho associato ad eta’
avanzata la mia vita politica.
Non vi parlero’ del Referendum
contro quella porcata che ha prodotto il Porcellum, il motivo per
il quale sembra che sia stato invitato.
Se hanno firmato in 1
milione e 200 mila, o tra i firmatari ci siete anche voi, e allora
e’ inutile, o non ci siete e allora faremmo tardi.
Mi basta dire
che anche in questo caso la scommessa che hanno tentato era uella
di farci trovare difronte al fatto compiuto.
Quando, passato il 30 settembre,
non avremmo piu’ avuto la possibilita’ di chiedere un
referendum e
saremmo rimasti quindi alla merce’ di chi questa schifezza ha
voluto e di chi di questa schifezza, diciamo, ha goduto.
Non
vi parlero’ neppure dell’Ulivo, della necessita’ di mettere finalmente
in campo una coalizione stabile a tempo indeterminato, una
coalizione di forze che si proponga un progetto di tempo lungo che
vada oltre una legislatura, perche’ di tempo lungo sono i problemi
che abbiamo difronte, nessuno tale da poter essere risolto in
cinque anni.
Non vi parlero’ infine neppure della terza delle
battaglie che mi ossessiona: quella per le primarie. Almeno non vi
parlero’ del se, del come, e del quando si svolgeranno.
Perche’
Matteo l’ha gia’ detto bene ieri sulla 7 e bene
lo va ripetendo da tempo.
Primarie di coalizione, primarie aperte,
primarie libere per consentire al popolo di centrosinistra di decidere
assieme le cose comuni: il programma, e chi ne guidera’ l’attuazione
dentro un comune progetto. Non una gara di bellezza o di simpatia
ma un confronto e una scelta sulle cose da fare.
Non ve ne
parlero’ perche’ lo ha gia’ detto bene ieri Bersani.
“Le
regole le dettera’ la coalizione – ha detto – e il Pd non sara’
certo dalla parte di quelli che chiudono.”
E Matteo, che e’ un
giovane ed un bravo politico, ha detto che non ne aveva avuto mai
dubbio.
Ma io, che sono anziano e come politico sono un
dilettante, dico che i dubbi ce li ho ancora.
E per questo
dico che bisogna vigilare.
Perche’ anche qua, come per il
referendum, se non si decide subito puo’ accadere che
all’improvviso
ci giriamo indietro e scopriamo che e’ tutto passato.
No oggi vi
voglio parlare del punto dal quale tutto deve iniziare. Se inizia.
Da
un braccio che si alza, da una persona che dice:
Io ho fatto
un sogno. Io ho un’idea per l’Italia di domani. Un sogno da realizzare
assieme. Voglio raccontarvelo. C’e’ qualcun altro che vuol raccontare
il suo sogno? Mettiamoli a confronto. E poi sceglieremo tutti
assieme il sogno migliore.
In questa frase la parola che conta non
e’ confronto. E neppure Italia. E neppure domani. E neppure sogno.
No!
La parola che conta e’ la prima, il pronome IO.
IO e’ un
pronome che diciamo a scuola. Quando diciamo alla maestra che non
abbiamo
capito, o non abbiamo studiato, o quando protestiamo per un
voto ingiusto.
IO e’ un pronome che diciamo in Chiesa
quando chiediamo perdono dei nostri peccati e ci proponiamo di non
commetterne piu’.
IO e’ un pronome che diciamo sul lavoro
quando chiediamo di essere assunti, o quando scriviamo il nostro
nome sull’insegna di una impresa, o di un libro.
IO e’ un
pronome che usiamo quando depositiamo un brevetto o un marchio.
IO
e’ un pronome che usiamo nello sport per rivendicare il
riconoscimento di una fatica o di un risultato.
C’e’ solo un
ambito nel quale questo pronome ci sta stretto e ci sta scomodo.
La politica. E, nella politica, c’e’ un campo nel quale ci sta
ancora piu’ stretto e piu’ scomodo.
Il nostro campo. Il
centrosinistra.
In politica e nel nostro campo IO si dice
NOI, oppure si dice LORO o si dice SI.
Resta comunque
che IO non si dice IO
Si dice NOI settentrionali, o anche NOI
giovani non veniamo considerati anche quando si potrebbe dire IO.
Si
dice ALCUNI AMICI MI hanno chiesto, anche quando si potrebbe dire
vorrei.
Si dice SI e’ pensato anche quando si potrebbe dire
vorrei proporre.
E’ cosi’ che accade che idee e proposte
che potrebbero essere utili per tutti restano in bocca, e quelle
trattenute in bocca non arrivano neppure alla mente.
E’
cosi’ che delle proposte avanzate col NOI nessuno si assumera’ la responsabilita’
di farle, e nessuno dara’ conto della loro realizzazione.
E’
cosi’ che ci troviamo come sul bordo di una strada trafficata a
rinviare l’attraversamento fino a quando qualcuno non prende
l’iniziativa.
E’ cosi che puo’ capitare che si senta ripetere “e’
meglio sbagliare assieme che avere ragione da soli” come se fosse
la nostra regola aurea, e la regola non sia invece “e’ meglio
rischiare di sbagliare da soli per avere ragione tutti”.
E’
cosi’ a poter dire IO e’ solo Berlusconi, o chi si e’ fatta una pera.
E’
cosi’ che per dire IO bisogna diventare prima vecchi, ma una volta diventati
vecchi si e’ persa la capacita’ di dirlo.
E’ cosi’ che
Matteo Renzi risulta antipatico per il solo fatto che ha detto IO, prima
ancora di sentire cosa abbia da dire.
E’ per questo che la
Leopolda e’ cosi’ seguita. Perche’ si e’ saputo che qua c’e’ uno di quelli
che ha detto IO.
Anche se accompagnato da un prudente uno di NOI.
“Se ci saranno le primarie uno di NOI si candidera’.”.
Si’ e’
per questo che sono venuto alla Leopolda. Per incoraggiare Matteo a
dirci la sua proposta e il suo sogno perche’ possa essere messo a
confronto con altri sogni e, nel caso, scelto.
Perche’
Matteo incoraggi gli altri, anche quelli meno coraggiosi di lui, a
mettere il loro sogno a disposizione di tutti. Non solo quello per
l’Italia, ma prima ancora il sogno per la propria citta’, il
proprio villaggio e dirsi pronti a realizzarlo con gli altri assumendosi
la responsabilita’ di darne conto personalmente.
Solo
quando si riuscira’ a dire IO, senza doverci giustificare, anzi,
al contrario, solo quando dovremo spiegare perche’ parliamo col
noi come se fossimo dei re, avra’ senso parlare di primarie,
di primarie vere.
Solo se tutti riusciranno a dire IO, con
tranquillita’, a voce bassa, senza gridarlo o farsi una
pera, senza nascondersi dietro l’anonimato della rete, riusciremo
veramente a parlare assieme del nostro futuro, del
futuro di tutti.
Non e’ facile! Ma se tratteniamo il
respiro ce la possiamo fare.