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11 Dicembre 2004

Sme: Parisi, le sentenze si leggono per intero

Le sentenze si leggono, non si commentano. Né le sentenze che decidono la prescrizione a favore di Berlusconi per il reato gravissimo di corruzione riconoscendogli le attenuanti generiche, né le sentenze che condannano come quella di oggi a Palermo il suo vice Dell’Utri per associazione mafiosa.

Quello che invece non può non essere commentata è la canea di commenti esultanti che traendo spunto da una lettura parziale della sentenza di Milano vuol rovesciare la verità  oggettiva dei fatti. Anche noi vorremmo esultare per una sentenza che dimostrasse la documentata estraneità  del capo del governo del nostro Paese dalla accusa di esere coinvolto in un reato di corruzione. Anche noi vorremmo associarci alla letizia collettiva che sembra lambire anche settori della opposizione se potessimo dire che gli anni che hanno fatto maturare la prescrizione sono passati nonostante la pronta collaborazione dell’imputato preoccupato di allontanare da sè anche la sola ombra del sospetto e non invece a causa del suo attivo comportamento che ha coperto con la sua ombra tutta la sua azione poitica e coinvolto le nostre istituzioni. Anche a noi farebbe piacere che non tornasse in campo neppure in via ipotetica il sospetto di connessione tra l’organizzazione dei partiti e la criminalità organizzata. Ma non è esattamente questa l’Italia che le sentenze di Milano e di Palermo hanno documentato. E allora? Altro che esultanza! Lasciateci la nostra indignazione e il diritto di sperare in una Italia diversa: in una Italia radicalmente diversa.