“L’Arma dei Carabinieri non si tocca: deve rimanere un corpo
militare. Le forze di polizia devono però essererazionalizzate,
attraverso un coordinamento vero che eviti sovrapposizioni di ruoli e
funzioni”. Arturo Parisi, Ministro della Difesa nell’ultimo Governo
Prodi, condivide la necessitá di ridurre i costi e recuperare
efficienza nella sicurezza pubblica. Ma avverte: “per superare le
resistenze, ci vuole un disegno coerente. E, soprattutto, governi e
ministri stabili nel tempo”.
In Italia esistono almeno cinque corpi che si occupano di
sicurezza pubblica con un numero di uomini che non ha uguali in tutta
Europa: non sono troppi?
“Nelle comparazioni
internazionali , la valutazione della consistenza delle forze di
polizia e del rapporto tra uomini e popolazione in Italia deve fare i
conti con un dato da non sottovalutare: la maggiore presenza nei Paesi
assunti a confronto di una maggiore consistenza delle forze di polizia
privata”.
Si riferisce alle ronde di privati cittadini appena istituite dal Governo?
“No. Queste potrebbero essere inquadrate nella stessa dinamica, ma sono
organizzazioni di carattere volontario. Io mi riferisco invece
innanzitutto al piú generale fenomeno della privatizzazione della
funzione di sicurezza e di difesa che riguarda non solo le forze di
polizia ma anche le forze armate. Penso cioé alla tendenza dello Stato
ad abdicare a quella che é stata finora il suo principaleconnotato, il
monopolio diretto della forza legittima. É una tendenza che ritengo
pericolosissima. Resto infatti convinto che questa funzione debba
restare rigorosamente pubblica, e piú specificamente statale.
Il
problema di un contenimento dei costi però esiste, ed è testimoniato
dalle risorse per ordine pubblico e
sicurezza ridotte ogni anno nel
bilancio dello Stato…
“Se il problema é solo spendere di
meno, basta che lo Sato trasferisca le sue funzioni ai privati. Ma
anche dal
punto di vista economico sarebbe illusorio. Se da una parte
si spende di meno dall’altra si finisce per spendere molto
di più. Per
spendere meno e spendere meglio l’unica strada é evitare le
duplicazioni e quindi razionalizzare: senza
dimenticare che questa é
una necessità permanente. Non c’é organizzazione per quanto unica e
unitaria essa sia nella
quale ogni sottosistema non tenda alla
autosufficienza”.
Razionalizzare vuol dire in primo
luogo evitare le
sovrapposizioni di ruoli e la moltiplicazione di
strutture
e di spese. Perché non pensare ad una unificazione
delle
diverse “polizie” in un solo corpo?
“Si puó fare
tutto. Non possiamo comunque dimenticare che
bisogna fare i conti con
altri aspetti che complicano in
Italia la natura del problema: la
presenza di corpi
militari e corpi che militari non sono. E’
prevedibile lo
scioglimento dei carabinieri? Diciamo che è possibile.
Ma è
anche un bene? Io ritengo che una delle cose che
connotano
positivamente i carabinieri sia proprio la
militarità
dell’Arma, inestricabilmente legata alla molteplicitá
di
funzioni del corpo, che ha tuttavia come prezioso
corollario una
particolare prontezza e mobilità e quindi,
rispetto ad alcune funzioni,
una riconosciuta efficienza.
Sarebbe invece più semplice e preferibile
distribuire le
funzioni in modo che non ci siano sovrapposizioni”.
Sindacati
di polizia e rappresentanti dei carabinieri denunciano però una carenza
di organico che si accentuerà
con i tagli previsti nei prossimi anni.
“Giustamente
i sindacati misurano le carenze in base all’organico. Ma bisognerebbe
fare un discorso su tre
elementi: i bisogni, la domanda e le risorse. E
uno dei compiti dell’autorità politica è governare
contemporaneamente
tutte e tre le variabili. Noi per
esempio sappiamo che è oggi presente
una domanda e una
preoccupazione per la sicurezza che non corrisponde
nella
quantitá e nella qualitá dei bisogni. Se si mettono però
in
essere politiche che mentre si propongono di soddisfare
alcune
domande ne alimentano altre, tutto diventa più
complicato”.
No insomma a un solo corpo di polizia, ma sì a un reale
coordinamento delle diverse forze?
Il
coordinamento funzionale sotto il Ministero
dell’Interno, é una
necessitá che puó e deve essere
migliorato, anche in presenza di corpi
di natura diversa.
Non é male tuttavia ricordare che la complessitá
dei
problemi suscita resistenze prevedibili che richiedono
un’azione
continua guidata da un disegno coerente, ovvero
da Governi stabili
nella durata e nella composizione.
Mentre in Italia i ministri cambiano
troppo spesso. E i
Governi non di meno”.