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5 Gennaio 2012

REFERENDUM: PARISI, RISCHIO BOCCIATURA SEMPRE PRESENTE MA INACCETTABILE PER MOTIVI POLITICI

Autore: Mara Montanari
Fonte: Adnkronos

Il prossimo 11 gennaio
dovrebbe arrivare la decisione della Consulta sull’ammissibilità dei
referendum. Tuttavia, crescono voci su una possibile bocciatura per il
timore che si crei un vuoto normativo se passano i quesiti.

C’è questo
rischio? Da ultimo anche un centinaio di giuristi si sono dichiarati per
l’ammissibilità…

 Il rischio della bocciatura ci e’ presente da sempre.
Quello che invece non avevo messo nel conto e’, come
leggo oggi su autorevoli giornali, la previsione di una sentenza
scontata e presa per motivi politici. Da sempre ci e’ stato tuttavia
anche chiaro che senza la rivolta dei cittadini nessuno avrebbe fatto
alcunche’. Ne’ i partiti che questa legge hanno voluto, ne’ quelli che
di questa legge hanno goduto. Anche se sappiamo che ci sono punti di
vista diversi, siamo anche convinti delle nostre buone ragioni. E’ una
convinzione che fin dall’inizio e’ stata pubblicamente condivisa da 65
cattedratici di Diritto Costituzionale. E’ una convinzione che proprio
nei giorni scorsi e’ stata confermata da 112 costituzionalisti che hanno
auspicato che la Corte dichiari l’ammissibilita’ dei quesiti
referendari.
Se i referendum verranno ammessi, questi potrebbero
spingere i partiti a trovare un’intesa su una nuova legge elettorale.
Crescono le adesioni al modello tedesco, comunque ad un proporzionale.
Lei che ne pensa? Non sarebbe, però, in contrasto con la volontà
popolare di quel milione di persone che ha firmato il referendum per
avere un sistema maggioritario e bipolare?

 
Io so solo che senza la
spinta referendaria, senza il pungolo costituito dalla possibilita’ che
qualora continuasse l’inazione del Parlamento deciderebbero gli elettori
si fermera’ di nuovo tutto. Sento chi si preoccupa che, costretti a
legiferare per evitare il referendum i partiti della cosiddetta
maggioranza finirebbero per dividersi destabilizzando il governo. Pochi
si preoccupano invece di che cosa succederebbe alla nostra democrazia se
decisioni rinviate per anni dovessero essere prese mentre gia’
l’orologio delle prossime elezioni ha iniziato il conto alla rovescia.
Sento parlare di riforme costituzionali da varare in pochi mesi come il
superamento del bicameralismo e la riduzione del numero dei
parlamentari. Mi viene da piangere. E’ evidente che, costretti a fare
qualcosa, per i partiti la cosa piu’ facile sarebbe spartirsi la
rappresentanza dando ad ognuno la propria porzione di deleghe per poter
tornare al bel tempo antico del proporzionale, quando si facevano e
disfacevano i governi ogni dieci mesi. Sempre che non si finisca per non
fare nulla.
Nel Pd prima c’era solo D’Alema come fautore del
tedesco, ora anche un bipolarista convinto come Franceschini sta
diventano un proporzionalista. Nel Pd sembra che non ci sia più davvero
traccia dello spirito dell’Ulivo… è così?

Non solo nel Pd. Come dimenticare il Ccd di Casini
che nel 1994 scelse il maggioritario. E Rutelli che assieme agli altri
sindaci incarno’ nel governo locale la democrazia governante. E Fini che
arrivo’ addirittura a dichiararsi per il presidenzialismo. Sento ora
che perfino a Berlusconi non dispiacerebbe il sistema tedesco. La
realta’ e’ che questo arretramento manifesta la crisi della classe
politica, la paura della vittoria piu’ che quella della sconfitta, il
disinteresse per il progetto generale, il ritorno alla delega ai partiti
invece della scommessa sulla partecipazione e sulla scelta diretta dei
cittadini, la tentazione di farsi riconoscere appunto la propria quota
perche’ a mettersi d’accordo c’e’ sempre tempo. La verita’ e’ che troppe
delle scelte che la classe politica ha sbandierato come convinzioni in
effetti sono state subite. Come accade da sempre gli alberi si
riconoscono dai frutti. Ma i cittadini se ne sono ormai accorti. Non e’
verso la politica che si indirizza la loro rabbia, ma verso i politici
che non credono in niente.