Sarà un cammino attraverso
le sabbie mobili. Già immagino i tranelli, le insidie…». Arturo
Parisi, il promotore del referendum, non si ferma ad “assoporare” il
milione di firme. Guarda avanti senza nascondersi rischi ed incognite
che si agitano dietro il dibattito che dovrebbe concludersi con una
nuova legge elettorale.
Dice che anche nel “suo” Pd potrebbero
piazzare trappole?
Non possono non aver ascoltato l’urlo che sale
dalla nostra stessa base. Non possono tapparsi le orecchie. Certo, i
leader del Pd dovranno rivedere molte delle cose che hanno detto e fatto
nelle ultime sei settimane.
Allude all’ultima direzione?
Esatto.
Il partito ha confortato con un voto quasi unanime la relazione del
segretario che diceva che era inaccettabile e contradditotorio
impegnarsi per cambiare la legge elettorale in Parlamento e, allo stesso
tempo, sostenere il referendum.
Sbagliavano?
Ora lo
sbaglio e’ riconosciuto da tutti. Spero proprio che il milione e
passa di firme abbia convinto i leader del Pd a cambiare non solo le
parole.
Bersani dice di aver messo i banchetti…
Lasciamo
perdere. La domanda da fare a Bersani e’ una sola: ha messo la sua
firma? Visto che mi chiede di Prodi posso dirle che dopo vent’anni che
camminiamo insieme è stato facile fare festa con lui per la limpida
vittoria dei cittadini, cosi’ come limpida e’ stata la firma che lui ha
messo nel suo comune sotto. Sarei stato ancora piu’ lieto se oggi
avessi potuto condividere con Bersani la stessa gioia per la stessa
vittoria.
Sia onesto: si cambia o no?
Il risultato
politico è acquisito e i partiti dovranno farci i conti: è stato messo a
verbale che la legge elettorale attuale è indifendibile. E questo è
gia’ di per se’ gravissimo perchè un Paese con un Parlamento eletto da
una legge indifendibile è indifeso, a rischio.
La legge
elettorale che verrebbe fuori dal referendum è la soluzione?
Il
Mattarellum non mi ha mai convinto del tutto, ma almeno è stato l’esito
di un accordo tra le parti. Il porcellum è invece inaccettabile nel
risultato ma anche nel metodo che l’ha prodotto: fu pensato sin
dall’inizio come una prevaricazione di una parte sull’altra con l’idea
di evitare uno sconfitta, o quantomeno di ridimensionarla.
Se
avesse la bacchetta magica che legge vorrebbe?
Un maggioritario
secco integrato con le primarie per scegliere i candidati.
Anche
Napolitano chiede una nuova legge elettorale
Il capo dello Stato
ancora una volta ha dimostrato di sapere ascoltare i cittadini e di
cogliere fino in fondo il senso dei loro messaggi.
Si proverà a
disinnescare referendum con il voto anticipato?
Un ceto politico
serio dovrebbe applicarsi da domani alla modifica
dell’attuale legge.
Crede che si farà?
Prima di essere
un referendario io sono un italiano e sento il danno profondo che
questo governo sta producendo al Paese. So quindi che non abbiamo
nessuna possibilità di salvezza se non sostituiamo il governo.
Se
la costringessero a scegliere tra nuova elegge elettorale e il voto?
Direi
voto. Ma mi butterei nella campagna elettorale dicendo “fateci vincere e
la prima cosa che faremo sarà una nuova legge elettorale e aggiungerei
quale”. Non so come andrà a finire. So però che il referendum non è una
sommossa, non è neppure un assembramento. È l’utilizzazione di uno
strumento previsto dalla Costituzione che consente ai cittadini di fare
quello che non ha fatto il Parlamento o che il Parlamento ha fatto male.
Ora chi siede a Montecitorio e a Palazzo Madama rifletta: c’è una
domanda che attende una risposta. Guai a perdere tempo. La rabbia dei
cittadini potrebbe trasformarsi in rivolta. Non solo morale.