Pur appartenendo da tempo al novero di quanti hanno riconosciuto nell’Andreotti pubblico il rappresentante emblematico di molti dei vizi della prima stagione della repubblica, questo non mi ha impedito di apprezzare la forza d’animo e il rispetto delle forme con le quali egli ha affrontato le accuse che gli son state rivolte in sede giudiziaria. Non conoscendolo personalmente assieme ad una qualità di carattere mi è sembrato di riconoscere in questa forza e in questo rispetto traccia della ispirazione cattolico democratica alla quale Andreotti riconduce pubblicamente la sua lunga milizia politica. Per questo motivo non mi aveva sorpreso la dichiarazione pubbica della sua intenzione di recarsi alle urne in occasione del prossimo referendum sulla procreazione assistita in difformità dalle indicazioni della gerarchia ecclesiastica. E questo pur non condividendone la argomentazione perché fin dall’inizio ho ritenuto e ritengo in un referendum l’astensione assolutamente legittima. Quel che avevo apprezzato era infatti che la spiegazione della sua partecipazione muovesse da una argomentazione fondata sulla assunzione della sua autonoma responsabilità di cittadino ancorché guidato da una ispirazione religiosa. Che si voti o ci si astenga, si risponda sì o no, quel che conta infatti è che lo si faccia a partire dalla natura della decisione da assumere e dalla considerazione delle conseguenze che da essa derivano sotto la guida dalla propria coscienza. In questo senso, ha ragione il senatore Andreotti, “ogni voto è secondo coscienza”. Apprendo invece oggi da una sua intervista che Andreotti ha deciso di allinearsi alle indicazioni del Presidente dei Vescovi italiani. E quel che è più grave non perché abbia cambiato idea sulle ragioni che lo avevano indotto ad annunciare la sua intenzione di votare. Ma perché “nel frattempo c’è stato uno schieramento molto ufficiale da parte della Conferenza Episcopale. E in questi casi fare il libero battitore a me non piace. Non sono un protestante e mi inchino”. Cioè a dire neppure per obbedienza, ma per conformismo. Perché questo è appunto secondo lui un cattolico: uno che non capisce ma si adegua. Mi chiedo se si poteva trovare un modo più offensivo per definire un cattolico. Mi chiedo se si poteva trovare un modo più esatto per descrivere quello che non è a mio parere in questo caso un “cristiano adulto”: non uno che si reca o non si reca alle urne , ma uno che non riesce a dar conto del perché se non in termini di pregiudiziale obbedienza (o disubbidenza), di pregiudiziale conformismo (o anticonformismo). Anche se continuo a sperare che Andreotti non abbia veramente detto quello che ho letto, non riesco a credere che un politico della sua esperienza abbia riletto quello che ha detto. Rilegga per favore Andreotti le sue parole. E ci dica come può pensare che “la compattezza del mondo cattolico” in nome della quale ha deciso di inchinarsi a quello che si annuncia come un vero e proprio “non expedit”, in uno scontro religioso come il referendum va annunciandosi.