Sconcerta che un giornalista
autorevole come Verderami, su un quotidiano autorevole come il Corriere
della sera, evocando “fonti autorevoli” anticipi non solo la bocciatura
dei “quesiti abrogativi del porcellum” sui quali la Corte costituzionale
si appresta a decidere nei prossimi giorni, ma anche il contenuto delle
motivazioni di una sentenza ancora tutta da scrivere. Ancora più
sconcertante è la tesi che la decisione sarebbe presa a partire da
considerazioni squisitamente politiche piuttosto che giuridiche.
L’intenzione sarebbe, infatti, quella di “rassicurare le istituzioni e i
partiti di maggioranza” circa il fatto che respinto il referendum “le
forze politiche non sarebbero costrette a muoversi d’urgenza per
cambiare la legge con l’obiettivo di evitare la consultazione”.
Di fronte a questa previsione, peraltro diffusa anche
da altri organi di stampa, vogliamo rinnovare la nostra fiducia nella
Corte costituzionale, nella sicurezza che la sua decisione sarà fondata
su argomentazioni strettamente giuridiche e guidata da valutazioni
rigorosamente di ordine costituzionale. Il nostro rispetto verso la
decisione della Corte, quale che sia l’esito, non è tuttavia disgiunto
dalla convinzione delle nostre ragioni sulla piena ammissibilità dei
quesiti elettorali, convinzione pienamente rafforzata dal parere
favorevole manifestato in un appello pubblico da 112 autorevoli
professori di diritto costituzionale, e suffragata, altresì, da
centinaia di giuristi che hanno sottoscritto il referendum.
Oltretutto,
in contrasto con le valutazioni riferite dal Corriere della sera, la
bocciatura dei referendum non solo non “metterebbe in sicurezza il
sistema politico”, ma lo esporrebbe al rischio che, una volta private
del pungolo del referendum, le forze politiche continuino a dimostrarsi
incapaci di corrispondere alle attese dei cittadini come è accaduto
finora.
Andrea Morrone, presidente
Arturo Parisi, coordinatore politico
Comitato referendario per i collegi uninominali