Il sostegno aperto e argomentato del referendum da
parte di Veltroni non mi sorprende e mi rallegra. Conoscendo la sua piena
consapevolezza del disastro nel quale è finito il Paese mi soprendeva semmai
la sua prudenza passata e i suoi giudizi negativi sull’esito istituzionale
del referendum. Quanto al rifiuto di manifestare questo sostegno col
semplicissimo atto della sua personale sottoscrizione pubblica, la stessa
che in questi giorni chiediamo ai cittadini, avrei invece molto da dire.
Quella che non riesco ad accettare è comunque la motivazione. “Io sono
candidato alla guida di un partito che è parte importante di questa
maggioranza e nel quale ci sono opinioni diverse delle quali non posso non
tener conto.” avrebbe detto. Non riesco a crederci! Ancora una volta siamo al
vorrei ma non posso. Proprio l’opposto di quello che serve al Paese.
Se
candidato alla guida significa candidato a guidare, se guidare significa
soprattutto guidare a scegliere non riesco proprio a capire perchè, neppure
nel momento nel quale di questa leadership non è ancora almeno formalmente
investito, invece di dare coerente prova negli atti delle proprie
convinzioni e preferenze Veltroni decida di farsi guidare invece che di
guidare. Come trovare un esempio più chiaro di quello che in occasione della
formalizzazione della candidatura di Veltroni ho definito il rischio
dell’unanimismo? Ripeto. Il Walter che serve all’Italia è uno che espone la
sua linea fondata sulle sue convinzioni e su questa cerca il consenso a
prescindere dalle provenienze passate, non un candidato che si propone fin
dall’inizio come il candidato di tutti e di nessuno. Verrà poi certamente il
tempo delle mediazioni e della sintesi. Ma non può coincidere con
l’inizio.