Avendo parlato per più di un’ora, come correttamente riferisce la Nuova di ieri, dar conto del mio discorso in poche righe non sarebbe stata comunque un’impresa facile. Può essere poi che la complessità della mia posizione abbia aggiunto il resto soprattutto per quel che riguarda il mio giudizio sul Presidente Soru. Me ne dispiace e provo di nuovo a spiegarmi. Come molti sanno ritengo l’elezione diretta del Presidente della regione una importante conquista della democrazia dei cittadini. A differenza di altri che si sono legittimamente trasformati nel tempo da suoi fieri oppositori in stretti collaboratori, o da sostenitori in avversari il mio giudizio e la mia posizione sul Presidente Soru è poi ancora di pieno sostegno della sua azione. Se da Ministro della Difesa non ho potuto corrispondere alle sue richieste non è certo per incomprensione verso di esse, ma perchè il mio diverso ruolo al servizio della Repubblica mi chiama a farmi carico di diversi doveri anche a costo di deludere le attese di quella che è per me la mia famiglia più stretta.
Perchè allora non schierarmi al suo fianco anche per quel che riguarda la sua candidatura alla carica di Segretario del Pd che ho avuto occasione di definire non solo legittima ma apprezzabile? Non certo per il sacrosanto No che Soru ha opposto alle decisioni di chi, pensando che il Pd non sia altro che la somma (non la sintesi!) di Ds e Margherita, aveva assegnato in un tavolo nazionale la Sardegna a uno dei due partiti e non invece agli elettori sardi. Ma perchè non si capisce a che cosa Soru dica Sì, cioè a dire che tipo di partito abbia in mente e quindi perchè ne voglia diventare segretario. L’idea che purtroppo si è imposta è che il Presidente della Regione si candidi alla guida del Pd perchè sente il bisogno di una cinghia di trasmissione tra lui e la società sarda alternativa al Consiglio regionale, una cinghia che dia ulteriore forza alla azione del governo regionale.
Esattamente l’opposto di chi pensa che un partito serva certo come canale tra i cittadini e ogni istituzione, ma in salita non in discesa per evitare che la democrazia funzioni solo ogni cinque anni. Ma soprattutto un Partito serve ad assicurare che le diverse istituzioni che concorrono al governo della Re-pubblica, ognuna per i distinti compiti ad esse affidate, possano trovare un luogo nel quale sia permesso ricondurre ad unità i diversi mandati che il cittadino affida ad esse col suo voto. E’ questo uno dei compiti fondamentali dei partiti. Ma è un compito che ci chiede di riconoscere l’esistenza di una pluralità di istituzioni distinte per compiti ma tutte su u piano di parità.
Perchè Soru possa guidare questa sintesi è necessario che riconosca questa pluralità e questa parità, e quindi che la stessa amministrazione regionale è solo una parte del tutto essendo le altre istituzioni poste rispetto ad esse su un piano di parità, ancorchè ognuna per le sue specifiche competenze, dallo Stato al Comune perchè tutte concorrono al governo della cosa-pubblica e sono quindi sottoposte alla sovranità del cittadino. Soru dà invece spesso l’impressione di confondere la Sardegna con la Regione Sarda, la Regione Sarda col suo governo, e il governo con la sua persona. Senza questo chiarimento l’assunzione da parte sua della guida del Partito rischierebbe perciò per diventare l’occasione per un pericoloso cortocircuito istituzionale pericoloso per il governo della cosapubblica dei sardi. Oltre a cinghia di trasmissione del Presidente della Regione con la società sarda il Pd finirebbe per diventare una cinghia di trasmissione con le altre istituzioni.