(AGENPARL) – Roma, 23 nov – “Se Bersani mi avesse chiesto il voto per sé, avrei avuto difficoltà a dirgli di no, per la simpatia e la stima personale che nutro nei suoi confronti, ma lui non mi ha chiesto il voto per Bersani, ma per il partito”.
Così Arturo Parisi del Pd durante il dibattito di Omnibus su La7 ribadisce che voterà per Matteo Renzi e spiega le ragioni della sua posizione.
“Queste primarie sono sicuramente un passo in avanti rispetto a quelle del passato, perché sono vere, segnate da una reale competizione, ma è una competizione impari perché vede da una parte il partito e dall’altra uno sfidante che molto spesso viene raccontato come ostile al partito. Persino lo slogan “Tutti per Bersani” è un messaggio che invita all’unanimismo e al conformismo, per cui tutti i quadri dirigenti del partito sono schierati attorno al segretario in difesa del partito”.
Per Parisi tutto questo dà l’immagine di un partito ‘troppo poco democratico’. “Del resto – ricorda – la regola che vige nel Partito democratico è questa: alle assemblee quando si arriva al voto, la relazione del segretario viene approvata sempre all’unanimità, esclusi alcuni siparietti successivi. E come chiamereste voi un partito che vota al 100 per cento la posizione dominante?”
Per Parisi ciò che emerge da queste primarie è ‘che non è il partito che è contro Renzi, ma che è Renzi che è contro il partito’.
E si chiede: “Ma come si fa a essere diversamente democratici in un partito che è segnato e spinto verso questo clima unanimistico e conformistico?, sottolineando che, “basta vedere il materiale che è stato predisposto dal Comitati per Bersani e dal partito per capire qual è il messaggio che arriva, ed è l’unità innanzitutto, come titola il quotidiano di Gramsci. Unità e unità –ripete Parisi – mentre noi riteniamo che il paese abbia bisogno di un dibattito di una competizione e di un confronto vero”.