(ASCA) – Roma, 21 nov – Arturo Parisi, deputato del Pd, ordinario della cattedra di sociologia dei fenomeni politici, prodiano, in un’intervista all’ASCA fa il punto sulle primarie in corso e sullo strumento democratico in se’ e sul suo uso.
D. Uscendo dalla stretta attualita’ e interpellando piu’ il politologo che il deputato, a cosa e’ finalizzato lo strumento delle primarie?.
R. A salvare una democrazia a rischio. A incanalare la domanda di partecipazione dentro le istituzioni. A scegliere e legittimare i leader dei due poli e riorganizzare attorno a loro la competizione bipolare per la scelta della guida del governo e delle linee di governo.
R. La soddisfa il modo con cui sono state gestite prima per l’elezione del segretario del Pd e ora per scegliere il candidato premier del centrosinistra?.
D. Siamo dentro il percorso che aprimmo otto anni fa nell’estate del 2004, quando Prodi chiese e ottenne di essere investito pubblicamente dai cittadini e non piu’ soltanto dai capipartito. Quello fu certo solo l’inizio. Ma quello che allora si limito’ purtroppo a essere solo un voto confermativo fu l’inizio di tutto. Da allora non abbiamo mai smesso di camminare, ma il cammino non e’ stato sempre lineare.
Dopo aver accettato di rimettere ai cittadini un potere pensato fino ad allora come proprio esclusivo, i capi e gli apparati di partito non hanno mai smesso di remare all’indietro. Il fare o no le primarie, il come farle e il quando farle e’, a livello locale e ancor piu’ nazionale, ogni volta oggetto di estenuanti bracci di ferro logoranti che continuano ad assorbire troppe energie.
D. Condivide le regole che sono state approntate per lo svolgimento delle primarie del prossimo 25 novembre?.
R. No. Sarebbe stato meglio mantenere il profilo di ‘primarie aperte’ a tutti gli elettori, con la sola condizione che intendessero votare per il centrosinistra nelle elezioni finali. Il profilo che ispiro’ il regolamento varato nel 2004 dal primo comitato da me presieduto, quello che fu applicato per la prima volta in Puglia consentendo l’imprevista vittoria di Vendola. Non potendole oggi riservare agli iscritti, come capita appunto nelle ‘primarie chiuse’, si e’ invece preferito mettere in campo procedure dirette a verificare l’appartenenza o la stabile conversione al centrosinistra. Da un approccio inclusivo si e’ puntato a uno esclusivo. Da un atteggiamento ispirato al ‘chi non e’ contro di me e’ con me’ a quello opposto di chi pensa che ‘chi non e’ con me, e’ contro di me’. Spero tuttavia che la domanda di partecipazione che ha gia’ forzato il percorso ad ostacoli finora messo in campo, travolga domenica nei seggi i cancelli residui.
D. Pensa che le primarie, se adottate pure dal Pdl, siano utili ai fini di un bipolarismo?.
R. Utili al bipolarismo perche’ sino a quando la stessa logica competitiva non accomuna i due campi al loro interno, anche la competizione esterna e’ a rischio. Utili al polo di centrodestra per aiutarlo a rimettersi almeno in ginocchio.
Nessuno giocherebbe a tennis da solo, senza uno sconfitto non ci sarebbe mai un vincitore.
D. Le primarie andrebbero estese come metodo anche per la scelta dei candidati del Pd ai vari livelli?.
R. Le primarie sono un metodo contagioso. Se sono sopravvissute e’ stato proprio per questo. Cosi’ come la nostra conquista del 2004 fu salvata dalle primarie pugliesi del gennaio del 2005, quelle nazionali sono restate in vita grazie alle primarie di coalizione che sono continuate nei comuni. Da Cagliari a Genova, da Milano a Torino. D’altra parte la stessa sfida di Renzi raccolta da Bersani e’ figlia delle primarie che avevano portato Renzi al Comune di Firenze.
D. Onorevole Parisi, ci dice per chi votera’ domenica prossima?.
R. Come ho detto da mesi, se Bersani avesse chiesto il voto per Bersani la stima e la simpatia personale che ho da sempre per lui mi avrebbe messo in crisi. Ma, pur accettando la sfida di Renzi, Bersani e’ in campo come segretario del partito, e il partito e’ in campo per il suo segretario.
‘TuttiXBersani’ e’ il nome che il Comitato per Bersani ha scelto come slogan. Mi ricorda Amedeo Nazzari quando diceva ‘E chi non beve con noi peste lo colga’. Difficilmente si sarebbe riusciti a rendere meglio l’appello al conformismo e all’unanimismo che finora ha governato il Pd. No. Non puo’ essere questo lo spirito delle primarie. Guai se domenica sera dovesse risultare che la partita e’ stata tra il ‘Partito’ e i nemici del ‘Partito’. Cosi’ come mi auguro che la partecipazione travolga la chiusura dei seggi, spero che la liberta’ delle scelte dimostri che il partito unanimistico e conformistico e’ definitivamente alle nostre spalle.