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31 Luglio 2009

Per un voto a ragion veduta

Autore: Arturo Parisi

Con la presentazione delle candidature alle segreterie regionali del Partito democratico, si conclude la fase di definizione delle proposte per il futuro del Partito e del Paese.
 
A partire dalla analisi delle proposte inizia perciò la riflessione sulla risposta che iscritti ed elettori dovranno dare prima in occasione del voto nei circoli e infine nelle primarie del 25 ottobre.
 
Inizia – diciamo – perchè di norma, in ogni confronto finalizzato ad una decisione, sarebbe auspicabile che tutti ascoltassero tutti, e solo alla fine esprimessero la propria valutazione sul passato e, in connessione con questa, il proprio voto, cioè il proprio auspicio per il futuro. 
 
Noi sappiamo tuttavia che cosa­ non è. Molti sono quelli che ritengono infatti di aver elementi sufficienti per valutare il passato delle diverse proposte e dei proponenti in campo. Molti sono soprattutto quelli che ritengono che la valutazione del passato ci dia già da sola elementi sovrabbondanti per scegliere il futuro. Molti sono coloro che scelgono l’avversario da contrastare piuttosto che l’amico da sostenere, in nome di colpe, errori o sgarbi subiti in un passato più o meno remoto. 
 
Per questo non ci sorprende che molti nel partito abbiano già scelto. Sappiamo anzi che la sorpresa, un vero è proprio scandalo, può essere costituito da chi non ha ancora scelto.
 
Hanno scelto innanzitutto quanti tra i dirigenti hanno da presso condiviso con i candidati la storia passata e la elaborazione della proposta futura. Hanno scelto quanti, pur non avendo condiviso nè la storia nè l’elaborazione futura, pensano di disporre già di elementi sufficienti per anticipare quella che sarà la propria risposta finale. Hanno scelto le centinaia di migliaia di persone che sono tesserate al partito solo per poter esprimere nel partito scelte più antiche e rapporti più solidi della adesione al partito. Hanno scelto quelli che gratuitamente hanno scommesso sul futuro mettendo tra parentesi il passato.
 
Qualcuno ricorda che in tempi lontani e in un contesto diverso, formulando una tipologia che appartiene ora al linguaggio comune, isolammo distintamente tre tipi di voto: di appartenenza, di scambio, e di opinione.
 
Non sarà perciò io a meravigliarmi di fronte al “voto di appartenenza” di Marini che dichiara il suo sostegno pregiudiziale a Franceschini, precisando che la sua idea di partito, il tema che più di tutto lo appassiona, coincide tuttavia con quella di Bersani. Non sarà io a sorprendermi del “voto di scambio” di chi dichiara “questa volta il nostro voto lo daremo a due condizioni: la prima è che ce lo chiedano, la seconda  è che ci dicano cosa ci danno.”
 
Non è a quanti hanno già scelto che dedichiamo perciò, in questi 75 giorni che ci separano dal 25 ottobre, questo sito ancora intitolato all’Ulivo: non a quelli già schierati per appartenenza, non a quelli che sceglieranno a partire da negoziati di scambio, e neppure a quelli che ritengono di aver già maturato una opinione per giocare una scommessa o per dar seguito ad una scelta compiuta. Pur se dopo l’inevitabile sosta d’agosto, la nostra fatica è al servizio di quanti tra i democratici, iscritti e non iscritti al Partito democratico, vogliono scegliere, vogliono esprimere sul futuro un voto a ragion veduta.
 
Noi sappiamo che forse tra quanti sono tesserati al partito essi potrebbero non essere la maggioranza. Pensiamo e ci auguriamo tuttavia che tra quanti si sono personalmente iscritti al partito questi democratici siano ancora tantissimi. Siamo comunque sicuri che tra gli elettori democratici essi siano la stragrande maggioranza. Noi siamo sicuri che tra gli elettori democratici la stragrande maggioranza si interrogherà fino alla fine sul “se”, “perchè”, e “per chi” votare alle primarie: non per indifferenza, nè in nome di una pretesa equidistanza, ma molto spesso a causa di una profonda ancorchè contrastata passione politica. E’ ad essi che ci rivolgiamo.
 
Chi conosce le regole che presiedono a quello che, per semplicità, i giornali chiamano il congresso del Pd, sa che nei fatti lo spazio per un reale dibattito precedente al voto è pressocchè inesistente. Se si escludono le assemblee di circolo di fine settembre nelle quali, a partire da una brevissima illustrazione delle mozioni in campo, è previsto un dibattito al quale potranno prendere parte poche decine di migliaia di persone. Per il resto il confronto sarà quello che si svolgerà sui mass media.
 
Di questo confronto daremo puntualmente conto prendendo sul serio tutte le voci in campo, con l’obbiettivo dichiarato di valorizzare la connotazione politica delle diverse proposte e la speranza di contenere il segno personalistico dei distinti proponenti. Seguiremo il confronto attraverso le parole, guidati dalla esperienza che ci ricorda quanto le parole possano essere in politica inconsistenti e volubili soprattutto quando diventano strumenti per la raccolta del consenso, e che una cosa è la loro forma, un’altra il loro significato: una cosa le parole, un’altra i fatti.
 
Per questo motivo per ognuna delle tre proposte in campo offriremo fino alla fine documenti, discorsi, interviste e dichiarazioni dei candidati e dei dirigenti ufficiali della mozione e delle liste ad essa collegate. Dove possibile cercheremo di rendere disponibile ogni analisi comparativa che possa essere di aiuto per la scelta finale. In questa stessa prospettiva il sito darà poi conto della posizione di quanti nel corso degli ultimi anni hanno condiviso il cammino degli ulivisti ricoprendo responsabilità organizzative, rappresentative o di governo. E questo sia che essi abbiano o non abbiano già maturato e dichiarato una stabile scelta nel partito e per il partito.
 
Alla fine ognuno deciderà.
 
Se in questo passaggio non è in campo una proposta dichiaratamente ulivista distinta dalle altre, è perchè riconosciamo comunque in esso la conclusione di una fase. E’ una conclusione nella quale è difficile non leggere i segni del fallimento assieme a quelli del compimento,
 
In questo approdo gli ulivisti non possono tuttavia non riconoscere assieme ai loro limiti le loro vittorie.
 
Se il 25 ottobre tutti gli elettori del centrosinistra sono chiamati a mescolarsi in una casa che si chiama Partito democratico questo è a seguito di un cammino del quale gli ulivisti sono stati protagonisti. Se il 25 ottobre gli elettori del centrosinistra sono per la prima volta chiamati a scegliere veramente con voto diretto il segretario del partito in una elezione che nel suo stesso nome di “primaria” allude ad un cammino da portare a termine, è perchè in tutti questi quindici anni gli ulivisti hanno segnato il cammino e tenuta salda la barra verso la meta. La nostra ambizione sarebbe ora stare fino alla fine a fianco degli elettori democratici perchè il 25 ottobre possano scegliere a ragion veduta in nome del futuro piuttosto che del passato, in nome delle idee piuttosto che delle persone.
 
La speranza che ci guida è che questo approdo, ancora troppo incerto e troppo insoddisfacente, possa essere consolidato in modo da farne il punto di partenza di una fase nuova, guidata da persone nuove.
 
Noi non sappiamo cosa sia stato l’Ulivo, perchè ognuno ha diritto di raccontarlo a modo suo. L’unico tratto che lo ha qualificato è sempre stato tuttavia il riferimento esclusivo al futuro. Ancora una volta l’unico modo per dare un senso all’oggi è guardarlo dal domani, anzi, dal dopodomani.
 
Arturo Parisi