ROMA – ‘Ma quale richiesta di dimissioni?
Chi avesse letto il testo del mio intervento depositato agli
atti e non si fosse fermato al titolo di una sintesi di agenzia,
non avrebbe avuto difficolta’ a capire quello che ho detto’. Lo
dichiara Arturo Parisi (Pd) che spiega che si e’ trattato di
‘un fraintendimento nella comprensione delle mie parole. Questo
non cambia naturalmente per niente il mio giudizio sulla linea
del Pd rispetto al Referendum che resta profondamente negativo.
A contribuire al fraintendimento ha concorso purtroppo anche la
presidente Bindi che, invece di dar conto del testo depositato
agli atti a sua disposizione, ha preferito leggere l’agenzia
accompagnandola, a quel che mi si dice, con commenti
sarcastici’. ‘Se una proposta semmai e’ in esso contenuta
sarebbe quella del deferimento ad una commissione di garanzia
dei membri del partito che, come me, si sono discostati dalla
decisione assunta il 19 luglio nell’ultima direzione con un voto
bulgaro, che, definendo incompatibile con la linea del partito
la promozione e partecipazione al referendum invitava i membri
del partito ad astenersi dal farlo’.
Quanto al Segretario, visto che ‘Bersani aveva appena
indicato come modello per il governo del Paese un sistema
flessibile che consenta e costringa il premier a dimettersi
anche nel corso della legislatura senza tornare al voto degli
elettori, dicevo che, se all’interno del partito, invece
dell’attuale sistema presidenzialistico con elezione diretta
vigesse il sistema elastico che lui propone per il Paese,
sarebbe dovuto essere lui ad offrire le dimissioni per
verificare la fiducia e ‘difendersi’ dall’accusa di aver inferto
un grave danno al partito proponendo una linea che si e’
dimostrata radicalmente sbagliata’. Un discorso come si vede in
questo caso diretto a sollevare e contestare la contraddizione
esistente tra il sistema che vige nel Partito e quello che il
Partito propone per il Paese’.