Diffido
dell’idea di una coalizione fondata sulla distinzione concordata tra moderati e
radicali che al momento sembra tentare sia esponenti moderati che radicali
del centrosinistra. I partiti non sono come le sezioni di una scuola. In
politica le distinzioni finiscono per trasformarsi in divisioni e diventare,
all’interno della competizione, presto contrapposizioni, anche se concordate
all’inizio da buoni amici nell’illusione che possa funzionare come una
semplice divisione del lavoro.
Forse così le elezioni si vincono meglio ma
governare è un’altra cosa. Una volta che la sinistra radicale avesse fatto
veramente la sinistra radicale per prendere più voti, è difficile che i
moderati non subiscano poi in qualche modo il suo radicalismo. Per evitare
questo esito diventa inevitabile che i moderati di centrosinistra minaccino
di cambiare alleanza cercando nuove alleanze alla loro destra.
Certo il
fatto che, dopo essersi riconosciuti nel Centro, nel Ppi, nella Margherita, i
moderati si riconoscano ora nel Pd non è la stessa cosa, ma la dinamica
messa in moto dalla antica idea di una coalizione a due gambe tra i moderati
e la sinistra è sostanzialmente la stessa. Nel contesto del sistema attuale
questa divaricazione mette capo ad una dinamica centrista trasformando
l’ipotesi di alleanze a destra da una eventualità in una necessità e la
ricostituzione di un blocco di centro da una possibilità in una probabilità. Con
l’aiuto di un sistema elettorale alla tedesca il bipolarismo diverrebbe in
questa prospettiva presto un ricordo. Prima di parlare alla leggera è bene
che ognuno pensi al senso e alle conseguenze delle proprie parole.