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24 Luglio 2011

PD: PARISI, NESSUN PATTO LA TORRE PDL MA MOLTE DOMANDE SENZA RISPOSTE

Fonte: Il Fatto quotidiano

Caro Direttore,

 
ricostruendo le reazioni al
caso Tedesco il Fatto mi attribuisce nella edizione del 22 luglio
l’accusa di un “Patto di Latorre col Pdl”. “Mi auguro – avrei detto
secondo l’ottimo Telese – che Latorre possa dare una spiegazione che
dimostri che non c’e’ stato alcun patto.”
 
Solo una precisazione. Telese
ha, non dico il diritto, ma il dovere di mettere la sua intelligenza e
la sua malizia al servizio dei lettori cercando dietro le parole
intenzioni e collegamenti. Ma non puo’ cambiare le parole, e attribuirmi
tra virgolette nel testo e nel titolo parole che non ho mai detto.
 
Le assicuro che se avessi
avuto anche solo un dubbio di un qualche fondamento circa l’esistenza di
un patto lo avrei denunciato senza giri di parole. Se non l’ho detto e’
quindi solo perche’ non lo penso. E non lo penso perche’ non saprei
ipotizzare in che cosa potrebbe consistere questo patto. Cosi’ come in
generale non capisco cosa sia mai successo nella drammatica giornata
che, grazie alla inziativa di Latorre per l’esame contemporaneo dei due
casi, invece che a Papa e’ finita intestata a Papa-Tedesco. Non l’ho
capito io, ma, come appare sempre piu’ chiaro attraverso le
dichiarazioni pubbliche che vanno moltiplicandosi, a non capirlo sono
stati, assieme a me dirigenti di primissimo piano. Leggo che
Franceschini, che e’ pure il Capo del gruppo Pd della Camera avrebbe
accusato il gruppo del Senato, e cioe’ il medesimo Latorre, di “aver
gestito male la vicenda”. Leggo che Enrico Letta, che del Pd e’ pur
sempre il numero due, si dichiara “sconcertato” aggiungendo “e’ stato un
errore fare il voto in contemporanea..ci ha esposto a una figuraccia
colossale.”
 
E’ esattamente quello che,
come ricorda Telese, ho detto per primo, rinviando ad un sollecito
chiarimento da parte dello stesso Latorre. “Son sicuro – ho detto – che
Latorre chiarira’ ” su questo e su tutta la dinamica compreso il “guasto
tecnico” che ha costretto lui e la Senatrice Mongiello, anch’essa
pugliese, a dichiarare la loro scelta a favore dell’arresto di Tedesco
“solo dopo che il risultato del voto era stato gia’ proclamato”. “Questo
in considerazione della comprensibile attenzione riservata al suo
comportamento, per l’autorevolezza del ruolo che Latorre ha nel gruppo
dirigente del Pd, la sua provenienza regionale, e la sua determinante
richiesta avanzata a nome del partito di accomunare nella
contemporaneita’ dei voti” Se, invece di fare spallucce, rifiutandosi di
rispondere alle “sterili polemiche” Latorre si fosse fatto carico delle
domande che continuano a circolare senza risposta, forse la cosa si
sarebbe potuta chiudere subito: “sul voto” “sull’esito del voto” e sul
“suo voto”. Si sarebbe evitato almeno l’accusa “di una certa opacita’
nel voto dell’aula del Senato” di Walter Veltroni, che come Franceschini
e Letta non e’ certo uno degli ultimi arrivati. E, quanto alla
eventuale possibilita’ che “il guasto tecnico” sia riconducibile a
schede difettose il sarcasmo di Sarubbi le schede “gliele aggiusto io”.
 
Questo, e solo questo, e’
quello che ho detto io. Le mancate spiegazioni e la reazioni stizzita di
Latorre, oltre all’eco avuta dalla appassionata richiesta di dimissioni
di Tedesco da parte di Rosy Bindi, confermano tuttavia che il “caso
Tedesco” non e’ riducibile al “voto su Tedesco”, ma alla dinamica che e’
all’origine del suo ingresso in Parlamento e alla sua determinanzione a
non uscirne. Tutte domande che attendono risposta, dalla
indimenticabile estate di due anni fa ampiamente dedicata alla Puglia,
oltre che, come sempre a Palazzo Grazioli e alla Costa Smeralda. Tutte
domande sulle quali, in quanto appartenente allo stesso partito di
Latorre, mi viene chiesta personalmente risposta, con insistenza e
rabbia crescente.
 
Ecco perche’ non posso
condividere il distacco col quale oggi il mio amico Silvio
Sircana commenta sul Corriere della Sera la vicenda. “Son polemiche che
non mi appassionano”. C’e’ infatti gente che si appassiona. Io sono uno
di quelli.
 
Arturo Parisi