Il programma del Pd presentato oggi da Veltroni riconosce con una nitidezza che non ha precedenti che “in un contesto in rapida evoluzione contraddistinto da elevata instabilità” con “accresciute minacce alla sicurezza internazionale” “l’Italia deve poter disporre di uno strumento militare che le consenta, in coerenza con il mandato fissato nell’art.11 della Costituzione, di assicurare una adeguata difesa del territorio, di svolgere da protagonista il ruolo che le compete nelle alleanze internazionali, di condividere le responsabilità nel governo delle delle crisi e della stabilità internazionale. La lotta al terrorismo resta una esigenza essenziale da affrontare tramite le missioni internazionali di cui siamo parte.” Questa consapevolezza non può essere disgiunta dalla “necessità di una iniziativa che fermi la corsa al riarmo convenzionale e nucleare”.
Pur nella sua essenzialità queste proposizioni da sole danno la prova del cammino fatto nella maturazione di una cultura e di una responsabilità di governo. Nè nel programma del 1996, nè in quello del 2001, e neppure in quello del 2006 è infatti riscontrabile il riconoscimento delle esigenze della difesa del Paese e dei doveri che derivano all’Italia dalla solidarietà internazionale in modo così chiaro. Questo perchè la proposta programmatica avanzata dal, Pd lungi dal costituire una somma delle posizioni dei partiti promotori, si propone come uno sviluppo che è allo stesso tempo una sintesi e un superamento delle tentazioni isolazioniste che avevano connotato nel recente passato gran parte delle culture di provenienza.
E’ proprio l’assenza di questo chiaro riconoscimento comune che nell’ultimo tratto di strada ha affaticato purtroppo la maggioranza di governo, impedendo di valorizzare il cammino fatto in questi due anni e di mettere totalmente riparo al disastro prodotto nel settore della Difesa dalla politica di tagli selvaggi imposta dal Ministro Tremonti durante i governi Berlusconi.
Spero che la nitidezza consentita dalla autonoma assunzione di responsabilità da parte del Partito Democratico possa alimentare in futuro quella cultura della Difesa che non è stata disponibile in passato, aldilà delle affermazioni propagandistiche occasionali, in alcune aree di centrodestra così come di centrosinistra. Spero che l’iniziativa del Pd contribuisca ad invertire la tendenza assicurando al Paese una cultura e un apolitica della difesa comune e trasversale. Fino a quando nel campo della difesa e della politica estera non disporremo, al di là di possibili divergenze di valutazione su singole contingenze, di saldi e stabili riferimenti comuni l’Italia non potrà che giocare nel Mondo il ruolo di gregario e per di più di un gregario sospettato ingiustamente di inaffidabilità.