Ha ragione Massimo D’Alema. Dobbiamo utilizzare questi giorni per un confronto civile sui problemi del Paese. Il rischio e’ infatti che a 30 giorni di conta seguano 25 giorni di rissa. Ma l’unico modo per evitarlo e’ aiutare gli elettori a capire quale siano le diverse soluzioni dei problemi del Paese connesse con le diverse candidature in campo. In caso contrario e’ inevitavile che si finisca per cantare la maggiore credibilita’ del proprio candidato come lo stesso D’Alema fa per Bersani, o per “agitare” gli uni contro gli altri “le diverse storie di provenienza”. Meglio percio’ sarebbe stato se D’Alema invece di limitarsi a contestare e contrastare Franceschini, come legittimamente ha fatto, ci avesse detto se la posizione che a lui viene da sempre attributa e’ quella che propone oggi al Pd, la stessa per la quale vota e invita a votare Bersani. E Bersani meglio farebbe se ci dicesse se la sua linea e’ quella che viene attribuita a D’Alema. Nessuno aveva dubbi sul fatto che D’Alema sostenesse Bersani.
Quello che oggi interessa capire e’ se Bersani sostiene la linea politica di D’Alema. Altrimenti ha voglia D’Alema a lamentarsi di una campagna fondata sulla recriminazione, e dei progetti “contro” invece che “per”. Senza questo chiarimento troppi continueranno infatti a sostenere Bersani solo perche’ contrari a Franceschini e Veltroni, o Franceschini solo perche’ contrari a Bersani e D’Alema, o infine Marino solo perche’ contrari a tutti gli altri. Se la sera del 14 ottobre di due anni fa sapevamo chi aveva vinto, ma non quale partito fosse nato, la sera del prossimo 25 ottobre rischiamo di sapere solo chi ha perso.