“Mentre
il mondo politico attende, più con curiosità che con ansia, le
determinazioni che il Presidente Villari vorrà comunicarci, una sola
cosa è chiara. Comunque vada a finire, nell’infinito e sordo scontro
che oppone il Segretario del Partito ai suoi oppositori interni, ad
uscire sconfitto è ancora una volta il Partito”. Lo dichiara il
professore Arturo Parisi, parlamentae ulivista del Pd e coordinatore di
Democratici per la Democrazia.
“Nonostante lo spettacolo di questi
mesi e gli episodi di malcostume che, a differenza di altri, abbiamo
ripetutamente denunciato apertamente io non sarei mai arrivato a
sostenere che “il nostro partito sembra una casa di appuntamenti”. Se
questa somiglianza vedo oggi tuttavia evocata non da un commentatore
esterno ma nientedimeno che dal senatore Tonini, uno dei massimi
dirigenti della attuale segreteria, non è tuttavia per caso.
Ha
ragione il senatore Tonini a ricordare che “in un partito democratico
ci deve essere una disciplina democratica”. Sarebbe però meglio se
Tonini, a chi accusa i veltroniani di stalinismo, prima di rispondere
che il Pd “sembra semmai più una casa di appuntamenti”, si chiedesse
perchè “nel” Partito Democratico non c’è disciplina democratica. Come
fa infatti il senatore Tonini a dimenticare che di questo stato di cose
è innanzitutto responsabile appunto chi di quella casa è attualmente il
“tenutario”? Se tutti hanno il diritto di scandalizzarsi di questo
stato di cose, l’ultimo a potersi meravigliare è tuttavia Veltroni.
Come potrebbe essere considerata democratica una leadership eletta alle
primarie sulla base di una regola che, solo per consentire una
acclamazione unanimistica, l’ha esonerata dall’obbligo politico di
dichiarare previamente la linea che ci ha poi portato al disastro? Come
potrebbe essere democratico un partito guidato da un leader che avendo
cercato direttamente tra i cittadini la propria legittimazione, ha,
come Mc Cain, vinto le primarie ma purtroppo perso le “secondarie”?
Come potrebbe essere democratica una guida che, dopo l’esautoramento
dell’Assemblea Costituente, l’unico organo eletto democraticamente,è
ora circondata solo da organi nominati, come la stessa Commissione di
Garanzia ha riconosciuto a proposito della Direzione del partito?
Perchè meravigliarsi allora se la Segreteria si trova ancora una volta
costretta a cercare la base della disciplina di Partito non in delibere
democratiche di organi democratici interni ma nel sostegno esterno del
Presidente Berlusconi e nei buoni uffici del sottosegretario Letta?
E’ per questo che, comunque oggi vada a finire, il Partito esce oggi sconfitto.
Sia se con l’assenso di Berlusconi Villari resti, sia se col sostegno di Berlusconi sia esso invece costretto a lasciare.