L’ennesimo
ultimatum della Segreteria che stamane attraverso Bettini aveva ancora
una volta minacciato un Congresso che finalmente risolvesse a tempi
brevi democraticamente il confronto “tanto aspro quanto poco chiaro”
che impegna il partito da sempre, indicava senza incertezze come
sarebbe andata a finire”. E’ quanto dichiara Arturo Parisi, leader di
Democratici per la Democrazia nel Pd.
“E’ dall’indomani della
sconfitta politica di primavera che la segreteria chiede infatti un
Congresso che mostri definitivamente come il cosiddetto spirito del
Lingotto continui a guidare il Partito. E’ da allora che la proposta
viene rigettata col sollievo di chi aveva dato ad intendere di proporla
come una minaccia. La verità è che in un Partito che si chiama
democratico la democrazia si dovrebbe praticare, non minacciare.
Quello che non si capisce è come qualcuno possa illudersi che nel
frattempo un partito dilaniato come è attualemente il Pd possa
promuovere un tesseramento che non sia vissuto come una conta per una
resa dei conti. Quello che non si capisce è come nel frattempo il
Segretario possa annunciare la sua partecipazione al Consiglio del
Partito Socialista Europeo che adotterà il Manifesto per elettorale per
le prossime europee, senza che nessun organo democraticamente eletto
abbia democraticamente deliberato al riguardo. O, visto che si continua
a rifiutare la convocazione dell’Assemblea Costituente, l’unico organo
democraticamente eletto di cui dispone il partito, qualcuno pensa che
sulla nostra collocazione in Europa sia meglio decidere in autunno dopo
le Europee? E qualche altro ritiene che, nel frattempo, ognuno continui
a comportarsi in autonomia, come se il Pd non esistesse ancora: chi
partecipando alle riunioni del Pse, chi aderendo alle riunioni dei
Liberali e chi iscrivendosi nelle delegazioni internazionali socialiste.
Ecco a che cosa pensava Tonini quando denunciava l’assenza di una disciplina democratica.