Dalle primarie sui nomi a quelle sui contenuti. Sta in questo passaggio la svolta che Virginio Merola e il segretario del Pd Francesco Critelli vogliono imporre al partito dopo il risultato non esaltante del primo turno. Ma l’idea non impressiona il professore ed ex ministro della Difesa Arturo Parisi, che con Romano Prodi nel 2004 introdusse le primarie in Italia.
Merola ha detto: «I nostri iscritti devono votare sempre sulle grandi scelte, prima che si prendano le decisioni importanti», sia per le scelte amministrative che sulla vita del partito. Cosa ne pensa?
“Se mi chiede della intenzione che mi sembra guidare la proposta, parlando da lontano, mi è difficile negarne l’utilità. Ogni iniziativa pensata per avvicinare amministratori e amministrati, elettori ed eletti è benvenuta. Che gli strumenti raggiungano poi i fini e le parole corrispondano ai fatti è un’altra cosa”.
Sembra che dubiti che così si possa ridurre la distanza dal proprio elettorato che in parte è rimasto a casa alle comunali?
“Mi accontenterei che la distanza non aumentasse, tornando magari al record assoluto delle ultime regionali. Da questo punto di vista non c’è cosa peggiore che fare promesse che non possono essere mantenute e prima ancora capite. Nel caso eviterei innanzitutto di parlare di primarie. Un nome eccessivo per quella che più che una decisione immediatamente efficace, come è appunto rimettersi direttamente agli elettori per la scelta di un dirigente o di un candidato, rischia di norma per trasformarsi nei fatti più o meno in una consultazione. Nel caso preferirei parlare di referendum, propositivi, consultivi o abrogativi che essi siano”.
È giusto che l’elettore pd sia decisivo sui temi ammini- strativi? Il sindaco non rappresenta le istanze di tutti?
“Mi sorprenderebbe molto se qualcuno avesse pensato di affidare ad una parte dei cittadini decisioni che riguardano tutti. Che il Pd senta la sua base di iscritti mi sembra legittimo e utile. Ma se l’iniziativa viene dal Sindaco non c’è dubbio che i suoi referenti non possano che essere tutti i bolognesi. Gli sconosciuti che lo hanno già votato e quelli che potrebbero ancora farlo. Non solo la minoranza il cui nome è iscritto nelle liste degli aderenti al partito”.
Dopo la vittoria di Appendino e Raggi sembra una mossa che insegue il successo del M5S. Si possono davvero strappare voti così ai grillini?
“La libera competizione elettorale è utile anche per questo. Per evitare gli errori fatti dagli altri e dagli altri imparare ad affinare le proprie proposte e i propri metodi. Non credo peraltro che tra i motivi della vittoria grillina il primo stia nelle caratteristiche della loro democrazia interna”.
Il Pd conta molto su queste risposte. Ma quanto sarà im- portante il modo in cui il partito formulerà le domande ai propri iscritti?
“Diciamo che le domande vengono prima delle risposte. E abbiamo detto tutto. Tutto dipende dalla intenzione che guida chi le formula. Come nella vita quotidiana. Se la risposta è già scontata in partenza, se non ti interessa ascoltare, se il seguito è già scritto, prima o poi si vede. E prima o poi si paga”.