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17 Aprile 2008

Parisi: una sconfitta onorevole attaccare Veltroni è da sciacalli

Autore: Stefano Lenza
Fonte: L'Unione Sarda

La strategia di Veltroni non lo ha convinto fin dall’inizio e non ne ha mai fatto mistero. Il ministro della Difesa Arturo Parisi, però, non cavalca la delusione da sconfitta, la frustrazione di una buona parte del Pd. Anzi, riconosce al segretario uno straordinario impegno. Non per questo, comunque, rinuncia a un invito alla riflessione per capire dove e perché si è sbagliato e a suggerire una coerente messa a punto della strategia politica.

Il Pd voleva parlare a tutti gli italiani ma lo ha ascoltato solo una parte minoritaria.
«Una sconfitta onorevole, anzi onorevolissima, come lo sono le sconfitte di chi si batte per le proprie idee nell’interesse del Paese. Non una sconfitta elettorale. Se si guarda ai numeri del Pd il saldo è infatti positivo sul totale nazionale e ancor più in Sardegna, e, se me lo consente, azncor meglio nella mia Sassari. Nonostante le elezioni abbiano colto il partito democratico nella sua fase costituente il partito ha tenuto e approfondito il consenso».

Va peggio se si allarga il discorso al centro sinistra nel suo insieme a quella sua creatura che è stata l’Unione
«La disfatta del centrosinistra, perché di disfatta si tratta, non compensata da una crescita equivalente del Pd pone al partito una questione politica che ci chiama a riflettere sulla linea seguita».

Da politico e da politologo quali correzioni di rotta lei vede necessarie?
«Credo si debba riuscire a parlare a tutto il centrosinistra, e intercettare le richieste di un più vasto campo politico e sociale».

Si pone anche un problema di gruppo dirigente?
«Mettere oggi in discussione il ruolo di Veltroni che si è impegnato con tutto se stesso in questa campagna elettorale, sarebbe irresponsabile. Attaccarlo ora sarebbe sciacallaggio. Credo però che si sia avviato un passaggio di generazione che deve continuare. I volti che ci rappresentano devono contribuire a far percepire fino in fondo la novità del progetto politico, che il Pd è qualcosa di diverso dalla somma delle parti che gli hanno dato vita. Condivido quel che Walter ha detto in questi mesi: progetti lunghi e una classe dirigente sufficientemente giovane per poterli portare a compimento»

Non avete sfondato al centro.
«I dati al momento a nostra disposizione non ci consentono conclusioni affrettate. L’impressione è che la maggior parte dei voti vengano dalla precedente area dell’Ulivo. Questo ci costringe a riconoscere che gli elettori di centro non hanno compreso a sufficienza la novità del Pd. Mentre invece abbiamo intercettato in quantità insufficiente il consenso perso dalla Sinistra Arcobaleno».

Come spiega il crollo dello schieramento Rc, Pdci e Verdi?

«La sinistra paga la sua incapacità di capire che al centro della politica sta la soluzione dei problemi di tutti attraverso l’azione di governo, non la rappresentanza dei problemi della propria parte. Il mandato che i cittadini affidano alla politica non è quello di protestare a loro nome, ma di governare. Lo dico con dispiacere, così come l’ho ripetuto durante questi due anni di governo. Il tempo dei partiti di lotta e di governo è un tempo passato, così come quello dei ministri che il venerdì siedono in Consiglio e il sabato sfilano nelle piazze».

Prodi ha detto: due volte ho vinto, due volte mi hanno mandato via. Le responsabilità di allora e di oggi sono le stesse?
«In un caso e nell’altro la caduta è stata il risultato di contrasti interni alla coalizione, seppur in situazioni differenti. L’altro aspetto fondamentale era la quantità insufficiente della base parlamentare, che lasciava ampi margini d’azione a chi voleva destabilizzare il governo»

Sarà il ministro della difesa del governo ombra annunciato da Veltroni?
«No, altrimenti sarei in contraddizione con quanto ho appena detto a proposito della necessità di accelerare il ricambio del gruppo dirigente». La Sardegna era una delle cosiddette regioni in bilico. L’avete persa anche se con uno scarto minore rispetto al dato nazionale. «Nel confronto con gli avversari c’è stato questo aspetto positivo. Il risultato del Pd, però, è più o meno in linea con la media del resto d’Italia. Questo conferma che le elezioni sono state percepite nella loro natura nazionale. La proposta con la quale i sardi si sono confrontati è la stessa avanzata ai cittadini di tutte le regioni. L’iniziativa di Veltroni che ha toccato tutte le province del Paese, la forte personalizzazione del confronto tra i leader nazionali, e il ruolo dei media, a parità di partiti presenti, sono stati, come prevedibile, fattori di forte omogeneizzazione tra le diverse regioni».

Il risultato delle politiche avrà un effetto ritardato sul voto regionale
«Se le elezioni si fossero svolte congiuntamente o ad immediato ridosso l’influenza reciproca sarebbe stata inevitabile. Ma a distanza di un anno è più facile che ogni consultazione sia riconosciuta nella sua specificità. In questa campagna al rendiconto eravamo chiamati noi per dar conto dei risultati di questi venti mesi a favore del Paese e della Sardegna, che grazie alla cooperazione tra il governo nazionale e regionale sono stati di grande rilievo. L’anno prossimo il giudizio verterà sul lavoro della giunta Soru e ai sardi sarà possibile esprimere il loro apprezzamento non a partire da questo o da quell’episodio ma a conclusione del lavoro dell’intera legislatura. Son sicuro che i cittadini sapranno distinguere. E’ bene che il Presidente Berlusconi non si faccia troppe illusioni e non dimentichi i risultati delle amministrative del 2002 che, a neppure un anno dal suo insediamento, mandarono un messaggio ben diverso da quello nazionale del 2001».

Lo schieramento nell’Isola. Il Pd andrà da solo o confermerà l’ampia coalizione?
«Già ora, in ambito locale, il centrosinistra si è presentato unito. Penso che sia questa la strada da seguire anche perché lo impone il sistema elettorale»