Anche se nella mia idea di democrazia le
elezioni sarebbero state l’esito doveroso e urgente, questa volta non
sarebbe stato possibile. Purtroppo. Innanzitutto non sono in campo
alternative chiare sulle quali chiamare i cittadini a scegliere, per
fare di questa scelta la base per riprendere il cammino. Questo e’ uno
di quei momenti nei quali ci sarebbe bisogno di elezioni simili ad un
referendum. Esattamente come accadde per le elezioni del 1948 quando la
scelta fu tra un modello democratico liberale e uno socialista, e tra
l’alleanza con l’America e quella con la Russia. Ma dov’e’ oggi il
progetto europeo per il quale chiedere di pagare lacrime e sangue? E
dov’e’ il no secco e si’ a un progetto alternativo? Per chi votare per
dire si’ al primo, o al secondo? La Bce non e’ certo l’Europa, l’Europa
democratica dei cittadini della quale abbiamo urgente bisogno.
La sua necessita’ e’ la prova dello smacco della
politica, la conseguenza del fatto che nel momento nel quale una
coalizione si arrende, non e’ ancora in campo un’altra pronta a
sostituirla al governo grazie ad un chiaro mandato chiesto agli elettori
sulla base di un progetto sottoposto al loro voto. Mentre le forze
politiche sono impegnate a sostenerlo e’ urgente che la proposta che non
e’ ancora scesa in campo si attrezzi finalmente a scendere contro
quella fallita in una chiara competizione. Guai invece se al riparo di
Monti altri lavorassero per tornare al passato, al tempo nel quale
invece di proporre ai cittadini una chiara scelta di governo, si
chiedeva una delega a governare e sgovernare a loro nome ma alle loro
spalle.