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16 Settembre 2007

Parisi, serve un partito nuovo. Io voto Spanu.

Fonte: La Nuova Sardegna

1) Tre candidati in Sardegna alla segreteria del Pd. Per chi voterà?

Potrei dire mi astengo, ma dico Spanu. Anche se in questa competizione mi riconosco ogni
giorno di meno, visto che vengo considerato uno dei principali promotori non posso starmene
fuori. Oltretutto le primarie sarde sono rispetto a quelle delle altre regioni le uniche
vere.


2) Perchè allora preferisce Spanu?

Sento l’idea di partito che lui va proponendo come la più vicina alla mia tra quelle rappresentate.
E ritengo questo l’unico tema che dovrebbe contare all’interno di una competizione che
riguarda appunto la fondazione di un partito. E penso anche che in politica a contare debbano
essere soprattutto le idee, soprattutto nei momenti costituenti.
Spero che la presenza di una terza candidatura possa appunto aiutarci a  confrontarci sulle
idee invece che a scontrarci sulle persone a prescindere dalle idee.


3) Perché lei e gli altri sostenitori di Rosy Bindi non avete presentato un candidato in
Sardegna?

Sarei stato in contraddizione con me stesso. Se il Partito Democratico è un partito nuovo
e non la continuazione o la somma dei partiti precedenti le candidature debbono nascere
a partire dalla proposta di chi si candida.  Di questa idea il modo in cui è emersa la
candidatura di Spanu mi sembra la testimonianza più concreta. Non vedo infatti dietro di
essa, nè investiture di vertici nazionali a cominciare da me, nè decisioni di organi di
partito, nè accordi tra apparati, ma solo l’assunzione personale di una responsabilità
e di un rischio.


4) Come giudica le candidature di Soru e di Cabras?

Dei candidati non posso che dire bene. Non altrettanto delle loro candidature. Della candidatura
di Cabras non condivido l’origine. Di quella di Soru non condivido quello che sembra l’obiettivo.
Vedo infatti dietro Cabras, come peraltro dietro quella di Veltroni e dietro tutta la dinamica
costitutiva del Partito Democratico, decisioni di organi di partito, accordi e spartizione
di vertice, che annunciano quello che vorrebbe essere un partito nuovo come la semplice
continuazione o somma di quelli passati. Soru non è riuscito invece a spiegare in modo
convincente che idea di partito abbia in mente. Questo ha alimentato la convinzione che
al centro della sua proposta non stia la costruzione del Partito Democratico ma il rafforzamento
del potere e della continuità di governo.  


5) Contrario al doppio incarico per il presidente della Regione?

Di per sè non ci vedrei una contraddizione. La mia idea di democrazia non solo considera
compatibile la premiership con la leadership ma anzi punta ad una loro coincidenza, come
mi sembra pensi lo stesso Veltroni. Certo non posso dimenticare che tutto è partito dalla
contestazione che questo fosse possibile nel caso di Prodi, e che fosse dunque necessario
individuare da subito un segretario distinto dal premier.
 


6) Sul Pd sardo si sta forse giocando in anticipo la partita delle elezioni regionali del
2009?

E’ appunto l’idea che, anche per responsabilità di Soru, è finita per prevalere. Anche
in questo caso si tratta di una replica. Anche Veltroni fin dal suo primo discorso di Torino
si è proposto infatti come candidato premier per il dopo Prodi piuttosto che come uno che
da promotore del Pd ci spiega la sua idea del nuovo partito. Invece di proporsi come premier
in quanto leader, sia Soru che Veltroni sembrano aspirare a vedersi riconosciuti come leader
in quanto premier o candidati premier.


7) Rivalità nel Pd, rapporti conflittuali di Soru con i partiti minori dell’Unione e freddezza
con le parti sociali. C’è chi dice che di questo passo si rischia di perdere le elezioni
del 2009. Cosa ne pensa?

E’ un rischio reale. Quando non si riesce a mettere i passi nell’ordine giusto è possibile
inciampare.


8) Sul livello nazionale le polemiche sono all’ordine del giorno. La nascita del Pd, anziché
unire, sta accentuando le divisioni. Se lo aspettava?

E’ accaduto sotto gli occhi di tutti andando come capita spesso oltre le intenzioni di
tutti. E’ evidente che dobbiamo metterci rimedio, trasformando innanzitutto quella che
appare una prova di forza tra persone in un confronto tra progetti.


9) Nuovo partito o partito nuovo, ma con nomi vecchi. E il rinnovamento?

Il rinnovamento è la disponibilità a mettersi in discussione ad aprirsi a proposte e soluzioni
all’inizio non previste, quello che facciamo oggi, non quello che auspichiamo per domani.
Anche da questo è nata in me l’attenzione verso Spanu, che conosco solo grazie all’apprezzamento
di persone che stimo e ad alcune conversazioni telefoniche.


10) Non c’è il rischio di favorire l’antipolitica o comunque gli antipartito?

L’antipolitica non coincide necessariamente con gli antipartito. Se i partiti riescono
a tenere aperta ai cittadini la porta delle istituzioni sono uno strumento prezioso. Altrimenti
l’antipolitica possono essere proprio i partiti.  E’ anche per questo che abbiamo sognato
il Pd non come la continuazione o la somma dei partiti passati, ma come un partito nuovo.


11) Lei pensa, come Bertinotti, che il fenomeno Grillo colmi un vuoto? Ma non era quel
vuoto che doveva coprire il Pd visto, tra l’altro, che risulta che il 60 per cento di coloro
che hanno firmato con Grillo sono elettori del Pd?

Il fenomeno Grillo è una prova ulteriore e potente del vuoto esistente, una domanda alla
quale deve essere data una risposta. Se la sapremo dare gli elettori la riconosceranno.
I 60 per cento del Pd e anche gli altri. Prima di lasciarsi andare agli eccessi è bene
tuttavia che ognuno di noi si faccia un esame di coscienza. Pensi alla moltiplicazione
della nostre provincie. Quelli che le hanno proposte, quelli che non si sono opposti, e
quelli che pur potendo correggere l’errore col referendum non sono andati neppure a votare.

12) Infine il governo. I rapporti con la sinistra radicale si complicano sul welfare, il
lavoro e anche le missioni all’estero. Il governo è a rischio?

Se uno ha la pazienza di andare oltre le apparenze può vedere che l’unità è più forte di
quel che sembra. Penso che il programma sottoscritto dall’Unione debba e possa essere ancora
un riferimento per la tenuta del governo. Purchè lo si consideri tutto insieme e non si
pensi di realizzarlo tutto in una volta.

13) Fassino ha ipotizzato un rimpasto. Ci sarà? Sarà lanciato il segnale del taglio dei
ministeri?

Quello che ritengo inaccettabile è, come ha detto D’Alema, che sia passata l’idea che il
rimpasto serva per riconoscere i meriti di Fassino, e che il taglio dei ministri coincida
col taglio dei ministeri.


14) Un’ultima cosa. Per le primarie gli elettori devono versare 5 euro. Ora c’è la proposta
di ridurre a 1 euro. E’ d’accordo?

Dipende. Se la partecipazione alla elezione del Segretario del partito corrisponde ad una
iscrizione al partito del quale il Segretario è segretario, cinque euro sono anche pochi.
A meno che non si pensi che i partiti debbano essere pagati dallo Stato. Se invece la partecipazione
è alla elezione primaria di quello che sarà poi nella elezione secondaria il candidato
alla guida del governo, un euro come contributo alla spese delle stesse primarie può essere
sufficiente. Anche questa polemica è la prova del modo disordinato in cui si è svolto il
processo e delle idee contrastanti sul senso del 14 ottobre.