7 Settembre 2005
Parisi: Prodi vince le Primarie se ha più voti di altri
Fonte: sito de La Margherita
“L’unico punto di riferimento è il primato raggiunto da chi ha vinto. E si vince non con il 50+1 dei voti ma quando si prendono più voti degli altri”. Così Arturo Parisi, presidente dell’assemblea federale della Margherita, risponde, intervistato da Fabio Martini della Stampa alla Festa dei DL, alla domanda su quale sia la soglia soddisfacente per una vittoria di Romano Prodi alle primarie del centrosinistra. Il dirigente della Margherita spiega che è un errore pensare all’aritmetica che immagina di trasportare nelle primarie la percentuale dei voti dei singoli partiti dell’Unione.
Parisi definisce poi la soglia di partecipanti al voto che consentirà di guardare con soddisfazione all’esperimento delle primarie: “Il punto di riferimento minimale è dato dagli iscritti ai partiti dell’Unione che partecipano ai congressi delle loro forze politiche e questo numero in Italia non supera i 340 mila. Un secondo parametro è quello che ci dice che negli Stati Uniti alle primarie di un partito vota il 5 o il 6% degli elettori di quel partito. Per l’Unione questo numero è pari a circa 600 mila elettori. Sono sicuro che queste due soglie saranno entrambe superate”.
E la Margherita, come andrà alle elezioni del 2006? “Questa è una domanda che va fatta con più pertinenza a chi ha sostenuto la tesi che la Margherita dovesse correre da sola al proporzionale e comunque le due cifre sono un punto di riferimento qualificante: non sotto il 10%. Credo che la Margherita è il punto di riferimento di una quantità di consensi compatibile col risultato del 2001”. E cita sondaggi attuali che parlano dell’11 o 12%.
Ritornando sulla scelta del maggio scorso dell’assemblea DL di andare con il proprio simbolo al proporzionale, Parisi ammette di considerarla “una sconfitta anche personale, ma segna un passaggio. Tutto è nato dal fatto che la scelta presa a Bologna nel 2003 non era stata fatta con convinzione da tutti. Ma la proposta della lista della Fed ulivista non può essere messa da parte, allo stato attuale c’è solo un cartello di partiti.
E noi abbiamo scelto di restare nella Margherita perché crediamo che si possa camminare ancora in quella direzione. Anzi, DL è la condizione per la riuscita e il successo dell’Ulivo, perché è allo stesso tempo sua figlia e sua madre”. E se l’Unione si sfaldasse dopo due anni, la Margherita potrebbe lavorare per la scomposizione del bipolarismo? “Lo escludo per quanto riguarda le intenzioni delle persone. La Margherita è nata dal bipolarismo – ha sottolineato – e quindi non può essere compatibile con un esito diverso dal bipolarismo e dall’Unione”.
A sorpresa, Parisi si chiede “perché non considerare l’ex presidente del Consiglio Ciriaco De Mita come possibile successore di Carlo Azeglio Ciampi al Quirinale?”. Richiesto di un parere sui candidati papabili alla successione al capo dello Stato, il presidente dell’assemblea federale della Margherita risponde: “Abbiamo un numero sufficiente di alternative per poterci ragionare assieme. Le persone evocate come potenziali candidati sono quasi tutte all’altezza della prova. Ovviamente mi sento di escludere Berlusconi. Quelli del centrosinistra che sono nel novero sono tutte personalità di grande qualità. Una bella gara”.
Il giornalista che intervista Parisi sul palco insiste e gli chiede di scegliere un nome tra Giuliano Amato, Massimo D’Alema, Pier Ferdinando Casini e Giorgio Napolitano. “Io ho detto personalità del nostro campo – spiega ancora il dirigente DL – Perché non ha considerato De Mita? Dobbiamo scegliere assieme e io non voglio privarmi di nessuna delle possibilità. De Mita è candidabile e c’è la possibilità di proporlo alle altre forze in modo credibile”.
Infine, sull’intervista rilasciata un mese fa che ha creato qualche dissidio con i Ds: “Forse cambierei qualche parola, per il resto la rilascerei uguale. Io evocavo semplicemente un rischio, non una questione morale esistente: il rischio che se non rispettassimo le regole, daremmo fiato a un populismo o a un cinismo di massa. Noi dobbiamo essere alternativa, non alternanza, al centrodestra”.