ROMA. “Le preferenze sono figlie e madri di una competizione opaca, nella quale i concorrenti fanno appello e leva su legami particolaristici”, Arturo Parisi, fondatore dell’Ulivo e ideologo del maggioritario, si schiera contro la richiesta della minoranza interna al Pd e dei centristi di inserire le preferenze nell’Italicum. Un’opinione che l’ex Ministro della Difesa – protagonista di una raccolta delle firme per un referendum contro il Porcellum – esprime dopo aver trascorso almeno vent’anni a studiare i diversi sistemi elettorali.
Professore, cosa pensa l’impianto dell’Italicum?
“Se non fosse per il terrore, sì, il terrore, di andare a votare con la nuova legge elettorale cucinata dalla Corte il discorso sarebbe certo diverso. A salvarla è tuttavia il suo forte impianto bipolare che ci mette al riparo dalla sciagura di nuove larghe intese, ma soprattuto il suo essere inserita in un pacchetto di riforme con al centro il superamento dell’attuale bicameralismo. Senza questo basterebbe ai miei occhi il mantenimento delle liste bloccate a bocciarla senza appello. Per questo il mio voto è positivo solo se il pacchetto è completo, e corretto per le liste bloccate, o almeno accompagnato dalla previsione di primarie, aperte, vere, e per tutti, e, aggiungo, possibilmente di carattere pubblico.”
Ma in passato lei era contro le preferenze.
“E ancora lo sono, perchè ritengo che le preferenze siano figlie e madri di una competizione opaca, nella quale i concorrenti fanno appello e leva su legami particolaristici, e non invece come in quella per il voto di lista, tenuti a spiegare pubblicamente le loro ragioni politiche. Ma più che contro le preferenze sono stato e sono per il collegio uninominale secco, l’unico che riuscirebbe ad associare le preoccupazioni per la governabilità a quelle per la rappresentanza. Quello che conquistammo in parte nel ’93 e purtroppo cominciammo a perdere con la sconfitta del referendum del ’99.”
Come giudica la soglia del 35% per ottenere il premio di maggioranza al 35%. E’ troppo bassa?
“Se l’obiettivo è consentire di individuare un vincitore, credo che associato alle altre soglie e soprattutto alla previsione di un eventuale ballottaggio funzioni. Ma potrebbe essere anche accresciuta.”
I nuovi collegi possono essere disegnati dal parlamento, come chiede FI, o dovrebbe essere il Viminale a farlo?
“Di norma sono cose che vengono affidate ad una sede tecnica sotto la responsabilità dell’esecutivo fermo restando un controllo parlamentare. Il problema è soprattuto di tempo.”
Lei ha detto che Renzi fa bene a trattare con Berlusconi perché legittimato da milioni di voti. E’ un approccio simile a quello con il quale lo stesso Cavaliere cerca di scansare le sentenze. Non le sembra un discorso pericoloso se fatto dal Pd?
“Pericoloso? Diciamo pure inaccettabile quando un argomento politico pretende di essere usato in una sede giudiziaria. Ma non è questo il caso. Così come è sbagliato evocare i milioni di voti per sfuggire a un giudizio o alle sue conseguenze, sarebbe sbagliato dimenticarli quando la questione è come in questo caso nitidamente politica. Come è capitato non solo a chi con Berlusconi ha deciso di andarci assieme al governo, ma come ora e in questi vent’anni tutti abbiamo fatto ogni volta che con i voti da lui raccolti e rappresentati in Parlamento abbiamo approvato leggi ed eletto persone.”