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12 Luglio 2014

“PARISI, PADRE DELLA CONSULTAZIONE ULIVISTA: I GAZEBO SONO IRRINUNCIABILI. CHI VUOLE CORRERE ESCA ALLO SCOPERTO. NON SI PUO’ TORNARE AL “DECIDA IL PARTITO” ”
Intervista a Marco Marozzi, Corriere di Bologna p.1 e p.3

Basta con i balletti chi si vuole candidare alla primarie del dopo Errani scenda in campo apertamente subito.
A dirlo Arturo Parisi, il sociologo della politica che con Prodi fondò l’Ulivo, è stato deputato e Ministro, ha inventato le primarie e il Pd.
Ecco la sua lezione-bacchettata
Come trova il gran dibattito sulle primarie?
“Se si riferisce al “primarie sì – primarie no”, cedendo all’istinto mi verrebbe da dire sconfortante. Ma sbaglierei. Nonostante il gran parlare, direi anzi proprio il gran parlarne ci ricorda infatti che le primarie sono in Italia ancora ai primi passi. E ancor di più in Emilia e a Bologna. Anche se son decenni che ora l’uno, ora l’altro invita a fare o fa finta di fare “come in America”, sono infatti passati solo dieci anni da quando nell’Ulivo, esattamente nel luglio del 2004, strappammo con Prodi ai capipartito l’impegno a rimettere ai cittadini la scelta del candidato alla guida del governo. E poco meno è passato dalle prime primarie veramente aperte, che nel gennaio del 2005 riconobbero in Vendola il primo candidato scelto dai cittadini, in quel caso alla guida della Puglia. No. Non c’è motivo nè di sorprese, nè di sconforto. Anche se in gran parte solo a parole e per finta, già il riconoscimento che, non solo la scelta “tra” i candidati, ma anche la scelta “dei” candidati, tocca ai cittadini è una grande vittoria. Una rivoluzione ancora lontana dal consolidarsi, che potremo considerare stabilizzata solo quando anche il centrodestra riuscirà a incamminarsi nella stessa direzione.”

Primarie sempre?
“Sì, esattamente come le elezioni finali. Prima lo riconosciamo e meglio è. Immagini se ogni cinque anni anche per le elezioni ordinarie, ricominciassimo con l’ “elezioni sì – elezioni no”. Immagini se ci toccasse di leggere: “ma perchè bisticciarci sul sindaco se ci possiamo mettere d’accordo senza tutta questa burocrazia, senza le spese enormi di una elezione. E poi? In pochi mesi? In piena crisi economica!” Sembra paradossale. Ma non sente gli argomenti che girano nel dibattito sulle riforme! E glie lo dice uno che crede nella necessità di superare, (io direi meglio addirittura abrogare) il Senato, o trasformare le Province. Ma dove finiamo se contemporaneamente non diamo alle cariche residue, ai Sindaci, ai Governatori, e al Premier, nuove e più forti radici democratiche tra i cittadini?”
Non c’è il rischio che si finisca con lo scannarsi, con i guai di Modena e la sconfitta di Riccione?
“Il rischio? Diciamo pure la probabilità. Dire democrazia, è dire partecipazione di tutti alle scelte. Dire scelta è dire competizione, gara, contrasto, polemica. E allora? Dovremmo cedere a chi dice “chiudetevi in una stanza, scannatevi pure, ma senza farvi sentire, e, una volta deciso, diteci chi dobbiamo votare”. Dovremmo tornare al “decida il “P”artito. Io penso che dobbiamo invece spiegare che è appunto per evitare il fastidio dello scannarci a parole, che si finisce per scannarci sul serio. No. Non abbiamo alternative. È bene che chi pensa di avere delle proposte da avanzare per il governo della cosa pubblica possa farlo senza permessi o censure. E alla fine tutti si prendano le loro responsabilità scegliendo tra le proposte in campo.”
E se il vincente alle primarie non sapesse poi controllare il partito?
“E non ci si potrebbe porre la stessa domanda sulla capacità del vincitore di governare la Regione? Ma lei è proprio sicuro che il metodo democratico garantisca sempre la scelta migliore? Io no. Mi accontento tuttavia che limiti i danni, e soprattutto che, come nessun altro, ci consenta di correggere poi l’errore.”
Però ora siamo ai balletti: non è meglio un candidato forte scelto dal partito, senza primarie?
“Di nomi ne ho sentito anche troppi, tutti di qualità, ma candidati in verità ancora nessuno. Mi auguro che una volta che la situazione si sarà chiarita, e sarà superata l’emozione e il doveroso rispetto per la scelta di Errani, già nei prossimi giorni qualche mano comincerà ad alzarsi. È vero, il tempo avanti a noi non è molto. Ma son sicuro che grazie all’enorme patrimonio di esperienze di governo disponibili nella nostra regione, già ora sono molti quelli che sentono di avere proposte per il futuro della Emilia-Romagna. Guai se qualcuno dovesse sentirsi scoraggiato dal sottoporle al giudizio di tutti. Questo è il compito del Partito. Non quello di scegliere nel segreto il candidato predestinato alla vittoria, trasformando le primarie in una apertura anticipata della campagna elettorale finale. Ma, prima, quello di incoraggiare il maggior numero di persone a decidersi ad alzare autonomamente la mano per allargare il numero di alternative da sottoporre ai cittadini. E, poi, incoraggiare il maggior numero di cittadini a partecipare alla scelta con la disponibilità a riconoscere nella scelta della maggioranza la decisione di tutti.”