Col nuovo Pd e col governo siamo davvero all’anno zero?
«Anno zero? Basterebbe da sola la presenza di Berlusconi come controparte di un nuovo patto costituente per dimostrare che purtroppo siamo ancora dentro la stessa vicenda. Del ventennio, oggi intestato all’Ulivo, e ieri al Cavaliere, può essere detto tutto all’infuori che sia alle nostre spalle. La battaglia che Renzi si trova a combattere è in gran parte la nostra. Spero possa avvantaggiarsi delle nostre vittorie e riscattare le nostre sconfitte».
Nel ventennio «perduto» si è affermato il bipolarismo, è nato un partito a forte vocazione maggioritaria come il Pd, l’Ulivo ha fatto scuola in mezzo mondo con le Primarie all’italiana: senza tutto questo, sarebbe mai diventato leader Matteo Renzi?
«Non credo. Ho sentito che Renzi “ricorda bene le tesi dell’Ulivo,le ha lette e le conosce bene”. Non è per me una sorpresa, ma una conferma che mi fa sentire mia la sua battaglia. Purtroppo ha aggiunto “quel che non ricordo è come sia stato possibile perdere venti anni per realizzarle”. È tuttavia comprensibile. Per quanto precoce e veloce, quando tutto iniziò Renzi aveva più o meno quindici anni. Io invece questi anni li ricordo tutti. I pochissimi dell’Ulivo e quelli che degli altri. Non solo le tesi. Ma la battaglia infinita degli ulivisti per trasferire nella realtà lo spirito dei referendum dell’inizio degli anni ’90. Per costruire i due soggetti che le interpretassero e portare a compimento le regole di una democrazia bipolare. Le regole di tutti, e le regole del nostro campo».
(*)Ce la farà Renzi a recuperare il tempo comunque perduto?
(*)«Ce la dobbiamo fare. Ma il compimento di quella che chiamavamo all’inizio la transizione deve approdare ad una vera democrazia governante, capace di decidere e di rappresentare i cittadini».
(*)Sarà una buona riforma elettorale quella che consentisse subito di capire chi sarà capo del governo ma per la quale il 60 per cento degli eletti saranno scelti da cinque, sei signori?
(*)«Diciamo che sul versante della governabilità il superamento del bicameralismo e il doppio turno costituiscono di certo importanti passi avanti. Non così sul piano della rappresentatività. La prospettiva che sembra profilarsi per quel che riguarda l’elezione dei parlamentari mi sembra onestamente inaccettabile».
Mettere in mora l’Ulivo “inconcludente” è un espediente per accumulare preventivamente concetti che rendano “ineleggibili” al Quirinale i protagonisti di quel ventennio, a cominciare da un personaggio come Prodi, che in quella promotore e sconfitto di quella stagione?
«Mi sentirei di escluderlo. E lo ha escluso lo stesso Renzi ricordando le responsabilità della sconfitta del 1998 e la mancata realizzazione del progetto dell’Ulivo. Se Prodi è stato protagonista del ventennio non è certo per la parte del progetto che, nonostante lui, è rimasta incompiuta ma per quella che grazie a lui è stata portata a compimento. Mi sembra che nella replica Renzi abbia distinto chiaramente tra l’Ulivo della mitologia e quella che purtroppo fu la realtà».