La politica estera in questi giorni sta tenendo in
scacco l’informazione italiana. Sui quotidiani, nei siti internet e nei
telegiornali troviamo notizie che ci vengono da luoghi lontani ma che
stanno avendo forti ripercussioni sul clima politico nostrano: in India
il ministro Terzi sta cercando in tutti i modi di risolvere il caso dei due marò arrestati dalle autorità indiane per aver ucciso due pescatori locali scambiati per pirati, mentre Barack Obama deve scongiurare il rischio di un nuovo attacco terroristico contro l’America dopo la strage di civili compiuta in Afghanistan da un soldato in preda a una crisi di nervi. Per approfondire i due casi e
capire verso quali direzioni si sta muovendo il governo Monti per far
fronte all’emergenza, la redazione di Clandestinoweb ha intervistato
l’onorevole Arturo Parisi, ex Ministro della Difesa.
Cosa pensa della gestione che è stata fatta riguardo il caso dei marò trattenuti in India?
Anche
se rispetto l’ansia e le ragioni di chi chiede conto con impazienza,
sarebbe bene evitare, per quanto possibile, di parlare di cose che non
si conoscono. Ancor più quando le nostre parole possono influire
negativamente sul conseguimento degli obiettivi per i quali tutti
dobbiamo sentirci impegnati. E in questo momento il nostro primo
obiettivo è che venga riconosciuto il diritto del nostro Paese di potere
difendere vite e azioni garantite dalla nostra bandiera, quando nessun
altro nè può nè è tenuto a difenderle. Certo per solidarietà con i
fucilieri di marina che al suo servizio abbiamo posto, ma anche per
poter dar conto di quanto sotto la nostra bandiera è stato prodotto. Se oggi
il Ministro Terzi ci dice che il Ministero degli Esteri aveva “dato
parere negativo all’avvicinamento della Lexie al territorio indiano”
evidentemente qualcosa non ha funzionato. E questa disfunzione non può
che essere considerata gravissima. Ad essa, sempre secondo il Ministro
Terzi è infatti da addebitare il fatto che la polizia indiana abbia
potuto mettere in essere e nonostante la nostra “formale e continuata
opposizione” “la sua azione coercitiva diretta a trasferire i nostri marò a terra” col loro conseguente arresto.
Angelo
Panebianco del Corriere ha scritto che la debolezza del governo Monti
potrebbe essere dovuta al fatto che sia tecnico e che abbia avuto un
diverso mandato: cosa ne pensa a riguardo?
Se
il mandato del governo è, come è, circoscritto dalla necessità di
fronteggiare l’emergenza economico-finanziaria, il fatto che in esso
vicende come quelle nigeriane e indiane occupino una posizione marginale
mi sembra comprensibile. Purtroppo non è sicuro che un altro governo
sarebbe riuscito a fare molto meglio. Come ha detto giustamente
Panebianco negli episodi vengono a galla dei nodi che vanno oltre i
governi e attengono alla capacità del nostro Paese, sul piano della
cultura e dell’organizzazione, di affrontare le emergenze internazionali
soprattutto quando entra in gioco l’uso della forza.
In
virtù del suo passato ruolo come ministro della Difesa, cosa pensa
della strage avvenuta in Afghanistan per opera del soldato americano
esaurito?
Che l’esaurimento del soldato è allo stesso tempo l’effetto e la causa dell’esaurimento della missione.
E’ un chiaro segnale del fatto che la missione dovrebbe essere ritirata il più presto possibile?
C’è
stato un tempo nel quale la semplice locuzione “exit strategy” era per
definizione tabù. Ora è invece l’unica cosa sicura. Non così il “come” e
il “quando”. Non è poco. Sarebbe tuttavia tragico se si aprisse di
fronte a noi l’alternativa tra il ritiro e la fuga.
Quali ripercussioni potrebbe avere sulle manovre delle truppe italiane?
Non
credo che la solidarietà tra alleati ci consenta di ragionare su una
nostra exit-strategy separata. Detto che deve essere condivisa
all’interno della alleanza, vorrei essere sicuro che all’interno della
alleanza fossero condivise anche le decisioni. In piedi.
Il rischio è solo di ulteriori minacce IED o pensa che i talebani potrebbero agire direttamente contro le truppe ISAF?
Gli
IED non sono mortaretti. Sono il mezzo per farci il massimo male col
minimo costo nella situazione data. Se la situazione dovesse cambiare, e
le risorse a loro disposizione dovessero crescere cosi come i loro
obiettivi, cambierebbe anche il loro calcolo.