Di fronte alle prese di posizione di Bertinotti non posso non rinviare a quello che per quel che riguarda il rispetto dei ruoli istituzionali dicevamo di Casini. Quanto al merito Bertinotti si limita a ripetere e ad esasperare tesi che purtroppo sono state formulate innanzitutto all’interno del Pd. Non è stato detto che il Pd è nato per fuoriuscire dalla illusione unitaria che ha caratterizzato il disegno dell’Ulivo, e dalla presa d’atto del suo fallimento. Non si è lavorato senza tregua prima sulla distinzione tra moderati e radicali, poi sulla divisione e infine sulla contrapposizione tra una parte che sarebbe guidata dalla cultura di governo ed una che avrebbe il diritto di tenersene fuori. Non si è tambureggiato sul concetto di un bipolarismo malato, finto, coatto, che è malato, finto, coatto soprattutto sul lato del centrosinistra, dove le divisioni sono di natura politico e culturale, mentre nel centro destra riguardano solo gli assetti di potere? Non si è detto che l’unica soluzione è quella di un bel divorzio che ridia ad ognuno la sua libertà, per costruire il polo vero, sano e libero che più gli aggrada? E, in coerenza con questo, il primo passo del percorso verso una nuova legge elettorale non è stato forse quello di concordare proprio con Bertinotti procedure e regole per una divisione concordata e spartizione proporzionale del patrimonio della fallita Unione? E allora riconosciamo certo che le parole ce le ha messe Bertinotti da par suo, ma i concetti son stati formulati in casa d’altri. E quindi ricominciamo da capo e chiediamoci innanzitutto da dove nasce il miracolo di questi 19 mesi nei quali abbiamo governato assieme e bene nonostante i limiti quantitativi parlamentari. Chiediamoci se non sia meglio per tutti rimettere il Pd come si diceva ai tempi dell’Ulivo al servizio della unità presente e futura della coalizione, invece di pensarlo come parte contrapposta agli altri alla ricerca di alleanze di nuovo conio. Abbandoniamo l’infausta idea del ritorno al proporzionale e alle coalizioni variabili delegate agli accordi di partito e ritroviamo la strada della democrazia che fa le sue scelte assieme e avanti ai cittadini. Correggiamo l’attuale legge andando avanti e non tornando indietro.