E’ impossibile non associarsi a quanti hanno voluto riconoscere il rilievo della nomina di Massimo D’Alema a Presidente della Feps, la rete delle Fondazioni politico-culturali legate ai partiti socialisti europei. La nomina rappresenta il riconoscimento della iniziativa promossa da D’Alema a capo della Fondazione Italianieuropei e, mentre lo propone come un riferimento in Europa, rafforza la sua autorevolezza di leader della sua famiglia politica in Italia. Anche a costo di disturbare i festeggiamenti e’ invece piu’ difficile associarsi alle voci di quanti, come Fassino e Letta, vedono nella elezione di D’Alema il segno della “costruzione di un nuovo e piu’ ampio campo di forze riformiste in Europa”, e “un contributo a quel percorso di innovazione culturale e politico nel quale tutto il Pd si riconosce”.
In particolare Fassino, che, a nome dei Ds e come Pd, ha piu’ di tutti lavorato per questo obiettivo, iscrive la nomina di D’Alema nello stesso processo innovativo che muove dalla costituzione del Gruppo dell’Alleanza dei socialisti e dei democratici” al Parlamento europeo. Il fatto che D’Alema provenga dal Pd, che non e’ un partito socialista, e neppure il fatto che la Feps preferisca definirsi “progressista”, non sono tuttavia a mio parere sufficienti a dimostrare il potenziale innovativo della nomina di oggi. Il nuovo responsabile della Fondazione rivendica peraltro, come altri in passato, la appartenenza alla famiglia socialista nella quale e’ stato Vicepresidente dell’Internazionale. D’altra la Fondazione riunisce tutti i partiti socialisti con l’obiettivo di promuovere una “agenda socialista”, e coordina le fondazioni della sinistra europea e tra i partiti associati, vede ancora inclusi i Ds. Ne’ la soddisfazione per l’innovazione in Europa cresce se si considera che gli eletti nelle liste del Pd appartengono allo stesso gruppo parlamentare, ma non allo stesso partito. Alcuni fanno infatti parte del Pde, un partito presieduto in Europa da quello stesso Rutelli che e’ in Italia leader di una formazione concorrente col Pd.
Altro che innovazione! Credo che la nomina di D’Alema sia l’occasione per riconoscere che siamo al punto di partenza: quando i socialisti stavano con i socialisti e gli altri con altri. O, piu’ modestamente, che, non e’ stato il Pd a cambiare gli altri, ma gli altri che stanno cambiando il Pd. E, in questo processo, la nomina di D’Alema a guida della elaborazione del pensiero socialista europeo rischia di essere una conferma.
Questo perche’, anche a proposito della collocazione internazionale, abbiamo preferito la strada obliqua e coperta delle tessiture organizzative e dei nominalismi invece di un appassionato dibattitto politico alla luce del sole.
Proprio oggi su Europa, nel giorno della nomina di D’Alema, Gianluca Susta, uno dei piu’ sperimentati deputati europei del Pd, mentre denuncia il metodo del “gutta cavat lapidem” col quale si va alimentando “il lento e progressivo avvicinamento del Pd alla famiglia socialista”, ha voluto ricordarlo: “altre erano le regole d’ingaggio”. Altre erano le regole di ingaggio.