13 Settembre 2004
Parisi: la Margherita non sia ambigua con Prodi
Autore: Goffredo De Marchis
Fonte: la Repubblica
ROMA – “La preoccupazione degli ulivisti della Margherita è muovere dal partito e arrivare alla coalizione per risolvere i problemi del Paese, mentre altri preferiscono partire e arrivare alla Margherita”. Il presidente federale di Dl Arturo Parisi sintetizza così una settimana di scontri alla festa di Polignano a Mare che sembrano aver scavato un solco avvero profondo tra Romano Prodi e il “suo” partito. Oggi si riunisce l’ufficio di presidenza della Margherita con il presidente della commissione europea. Per chiudere il caso? Le premesse non sono buone. “Chiarimento? La riunione di oggi non può che essere un punto d’inizio. Con la speranza che in privato non si finisca per dirsi meno di quello che ci siamo detti in pubblico. Di tutto abbiamo bisogno tranne che dell’ambiguità.”. Lui non si tirerà indietro. Dell’invito rivolto a Prodi di candidarsi alle suppletive dice: ” Una provocazione. Un altro cedimento alla tentazione di ridurre tutto a una polemica personale”.
Come dovrebbe concludersi la riunione di oggi perché si possa parlare di un confronto vero, costruttivo?
“Le parole di Rutelli alla festa della Margherita sono il punto di partenza. Tante cose tornano, tante altre no. Da una parte, ha ribadito il riferimento all’Ulivo come elemento qualificante del partito e ha riconosciuto la candidatura di Prodi come motore della coalizione. Dall’altra, Rutelli ha lasciato a verbale una distanza da quello che lui stesso invita a riconoscere come capo dell’Ulivo. Come conciliare il riconoscimento della sua leadership con le accuse di essere un fattore di divisione, di lavorare per uno squilibrio della coalizione a sinistra, di non rispettare la Margherita?”.
La Margherita non vuole Prodi?
“Non certo il partito. Ma come dimenticare che il coordinatore dell’Esecutivo ha espresso senza giri di frasi la sua freddezza, se non addirittura la sua ostilità alla candidatura di Prodi? Come sottovalutare che De Mita e Dini chiedono partito di centro? Tre voci potrebbero essere considerate isolate se dimenticassimo che nell’ufficio di presidenza siamo
nove. È per questo che nei confronti degli elettori che nel 2001 ci diedero il voto immaginandoci come il partito dell’Ulivo abbiamo l’obbligo di dirci la verità”.
C’era da aspettarsi che Rutelli rispondesse alle frecciate di Prodi.
“Perchè no? Purtoppo invece di confrontarsi con la sostanza politica del ragionamento si è preferito nascondersi dietro una battuta. Dietro quel “Rutelli è nu bello guaglione”. Una
battuta guidata da un’intenzione affettuosa, al massimo un’intemperanza giovanile. Io stesso per sdrammatizzare la situazione mi ero portato in piazza per il discorso di chiusura di Rutelli con una maglietta preparata da una amica di famiglia”.
E la sostanza qual è?
“Prodi ha posto un problema alla Margherita. La coalizione ha certo bisogno di essere allargata al massimo e composta da forze tutte riconosciute e rispettate. Ma tra esse c’è bisogno in particolare dell’apporto di chi, per una sua vocazione specifica, persegua l’obbiettivo dell’unità e di un progetto di lunga durata. Se la Margherita invece preferisse rappresentare i valori e gli interessi di una parte della società italiana, se volesse essere un partito di centro, avrà certo il rispetto che le compete e che chiede ma come meravigliarsi se Prodi ha difficoltà a riconoscere in essa il partito alla cui fondazione ha preso parte, la forza forza politica di cui ha bisogno come punto di forza e di rassicurazione? Per il centro, ammesso che questa categoria sia ancora attuale c’è già l’Udeur. Qui sta il passaggio politico del discorso di Prodi a Polignano, col quale ci si è rifiutati di fare i conti”.
Che dire dell’accusa di un asse privilegiato tra Prodi e i Ds? Per Rutelli la Quercia deve ancora liberarsi dell’eredità del Pci.
“Il fatto è che sono proprio le tentazioni attuali della Margherita a legittimare e alimentare la tentazione egemonica dei DS. Se si lasciano soli i Ds a svolgere il ruolo di partito della coalizione, come stupirsi che si rafforzino tra essi tendenze che parevano superate? Questa è una di quelle profezie che si autoavverano. Uno denuncia, mette tutte le premesse perché la cosa succeda, poi si sorprende quando succede?”.
Rutelli chiede a Prodi di candidarsi alle suppletive invece di fare convegni.
“Una provocazione! Prodi ha detto che vuole rimanere a Bruxelles fino alla fine del suo mandato, cioè il 31 ottobre. Le suppletive sono il 24, il 29 a Roma si firma la Costituzione europea… ma andiamo! Tanto valeva valeva dare le dimissioni a maggio per candidarsi alle europee. Un ulteriore prova della tentazione di scansare i problemi politici riconducendoli a polemiche personali”.
Cosa chiede a Rutelli in vista dell’incontro di oggi?
“Primo: che riconosca l’esistenza di un signor problema politico, non di semplicI beghe, come pretenderebbe il direttore del giornale del partito “Europa”. Secondo: che si esca dal cortocircuito tra dimensione personale e dimensione politica. Rutelli confonde il partito con la sua persona e lo dimostrano i toni usati a Polignano sabato. Terzo: una verifica della natura del dissenso, uscendo finalmente dalle ambiguità e dalle incomprensioni”.