13 Febbraio 2012
PARISI, LA CRISI DEI PARTITI E’ LA CAUSA DELLA CRISI DELLA REPUBBLICA I GOVERNI IN DEMOCRAZIA LI DECIDONO I CITTADINI
Fonte: l'Unità
Perché è contrario alla bozza che oggi è al centro del confronto sulla riforma?
Innanzitutto perche’ non accetto che il partito al quale appartengo si muova in una direzione opposta a tutti i deliberati adottati che io riesca a ricordare, dal programma dell’Ulivo del 1995,fino all’ultimo testo acclamato prima dalla direzione e poi dai gruppi parlamentari nella estate scorsa. E lo dico, per tutti e 7 i documenti che abbiamo dedicato a questo tema, dalla scheda n.1 dell’Ulivo all’ultimo testo acclamato dalla direzione e dai gruppi parlamentari al quale negai il mio voto.
Lei
contesta il metodo. In particolare contesta al Pd di aver abbandonato
nella trattativa la sua proposta di doppio turno. Non crede che, per
arrivare ad un accordo tra tutti, sia necessario un compromesso che
tenga presente altre istanze?
Che le regole
siano “un patto da scrivere assieme”, come scrivemmo del 1995, e’ fuori
di dubbio. Ma a stare ai giornali qua non siamo difronte al cedimento
alle richieste altrui. Qua siamo noi a guidare la danza. Dovrei quindi
dire solo che non e’ questo il modo col quale procede un partito degno
di rispetto. Soprattutto su un tema che descrive la sua idea di
democrazia e decide della sua funzione.
Non
pensa che il maggioritario di coalizione, che non ha simili in nessun
Paese democratico, sia la vera ragione della catastrofe della Seconda
Repubblica? Se lo scopo è dare al capo del’esecutivo un mandato popolare
diretto perché non imboccare la strada maestra del presidenzialismo?
Le
tecnicalita’ sono importanti. Ma prima vengono gli obiettivi. Prima
dobbiamo decidere se e’ bene che il governo abbia una base di
legittimazione popolare diretta dichiarando agli elettori prima del voto
quale governo, con quale programma e quale alleanza guidera’ il Paese
nella legislatura. Oppure se e’ meglio che i partiti, si limitino a
chiedere una delega per decidere poi in liberta’ sui governi da fare e
disfare come accadeva prima di quella che lei definisce la “catastrofe
della seconda repubblica”. Parlare prima dell’assetto costituzionale,
sarebbe percio’ piu’ che giusto. Basta che ora che bisognerebbe
finalmente parlarne non si dica che e’ tardi. e bisogna quindi parlare
della legge elettorale, Altro che presidenzialismo. Dopo tutto il gran
parlare di riforme a partire dalla necessita’ di ridurre il numero dei
parlamentari vedra’ che anche quelle possibili saranno rinviate al
futuro. Cosi’ si dira’ che le pensioni le abbiamo tagliate in tre
giorni, ma per tagliare camere e parlamentari non ci basteranno
trentanni.
Lei preferirebbe la conferma del Porcellum ad una modifica in senso proporzionalistico?
Ci vorrebbe
pure che dopo la battaglia per riportare sull’agenda istituzionale la
necessita’ di cambiare la legge elettorale, finissi per passare per
difensore del Porcellum. Io sono per il sistema americano. Ma ho
condiviso nel tempo la scelta di proporre il modello semipresidenziale
francese col parlamento fondato sul doppio turno di collegio. Non e’
possibile? Si torni allora al Mattarellum, che fu considerato da tutti
il meno peggio. Ma il proporzionale proprio no!
Non
ritiene che il modello tedesco, sia in fondo il più coerente con lo
spirito della Costituzione e che le storture della Prima Republica
dipendano da ciò che a quello schema è mancato in Italia: un meccanismo
di stabilizzazione dei governi, ad esempio la sfiducia costruttiva?
Ma lei pensa
che a guidare il negoziato sia la preoccupazione per la governabilita’ e
la stabilita’ dei governi? E allora perche’ non siamo partiti da qua?
L’impressione e’ invece che al centro della trattativa stia il modo di
manipolare la rappresentanza, i calcoli perche’ i voti dei presenti
valgano piu’ di quelli degli assenti, per includere alcuni ed escludere
altri. Come se escludere dal Parlamento equivalesse alla esclusione
dalla societa’.
Il
dato saliente della seconda Republica è stata la personalizzazione
della politica e il relativo declino dei partiti. Non pensa che la
riforma dovrebbe dare più forza e autonomia ai partiti?
La verita’ e’
che la crisi dei Partiti non e’ l’effetto della seconda Repubblica, ma
la causa. Solo questo riconoscimento puo’ evitarci l’illusione che
questa o quella riforma possa farci tornare al passato. La verita’ e’
see la partitocrazia dei partiti fu un male, la partitocrazia senza
partiti e’ mol molto peggio. Ma per rifondare i partiti ci vuole ben
altro che una legge elettorale. E’ per questo che dobbiamo ripartire
dalle persone, non dalla personalizzazione del potere, ma dalla
responsabilizzazione personale.