26 Giugno 2009
Parisi, il Pd rischia di essere una armata brancaleone senza meta alcuna
Autore: Teresa Bartoli
Fonte: Il Mattino
Visto che ci sono in campo due candidati, la prima domanda è: chi appoggerà?
Finora disponiamo dei nomi dei candidati e anche
dei loro piú o meno grandi elettori. Solo quando conosceremo le loro
proposte potró farle sapere a chi vanno le mie preferenze.
Per come è partita la corsa congressuale, non si rischia la riedizione, per interposta persona, dell’eterno duello Veltroni-D’Alema?
Che lo scontro sia quello antico tra Veltroni e
D’Alema conta poco. Che ci si riferisca alle vicende e alle divisioni
degli ultimi quattro mesi, a quelle degli ultimi due anni, o a duelli
di diciassette anni fa, la testa é comunque troppo rivolta al passato,
e, quel che é peggio, non ai confronti tra le idee ma alle rivalitá tra
persone. Legga le cronache della riunione di ieri, che avrebbe dovuto
aprire il percorso congressuale. D’Alema e Bersani ancora una volta
silenziosi. Altri invece come Marini premettere le loro preferenze
personali salvo lasciarsi andare a critiche colorite sulla presumibile
linea politica dei loro candidati.
Non teme che lo scontro exmargherita-exds possa preludere, dopo il congresso, ad una clamorosa rottura, al ritorno a due forze distinte?
Almeno questa é una prospettiva improbabile, non
fossaltro perché la Margherita non ha fatto in tempo a nascere e i Ds a
crescere. No. Le case di provenienza sono ormai distrutte. Le navi che
ci hanno portato sulla nuova sponda sono alle nostre spalle ormai
bruciate. A tenere insieme i molti gruppi che convivono nel partito non
sono molto di piú che frequentazioni ed abitudini. Troppo per
consentire una nuova unitá, ma troppo poco per ricostruire le vecchie
divisioni.
Pensa anche lei che si debba individuare un candidato terzo, che rompa quello schema?
Ogni candidato che imponesse realmente con le sue
proposte il confronto tra idee non potrebbe che essere benvenuto.
Altrimenti contribuirebbe solo a impedire che nelle primarie sia
raggiunta la maggioranza assoluta e la scelta finale sia quindi
sottratta ai cittadini e torni, secondo lo statuto, sotto il controllo
dei meccanismi tradizionali.
Come accadde con Veltroni, c’è un pezzo di partito
che preme su Chiamparino perché si candidi. Oggi è l’amministratore più
stimato e con alto indice di gradimento: al di là della persona, la
ricerca del nome salvifico non è la prova della debolezza del progetto
Pd?
Per misurare la nostra debolezza e la permanente
ricerca del salvatore, prima di sforzare troppo la memoria riandando
alla investitura unanimistica di Veltroni di due anni fa, mi basterebbe
rinfrescarmi la memoria di quattro mesi fa, e chiedere a quelli che
oggi preferiscono Bersani perché, invece di votare in silenzio
Franceschini non chiesero allora allo stesso Bersani di assumere la
segreteria del Partito alla quale si era peraltro giá candidato. E’ una
domanda.
E’ possibile pensare ad un salto generazionale, a chiamare in prima fila una generazIone Pd, non legata ai partiti d’origine?
Guardi che il grosso di quelli che lei immagina come
dei giovincelli nati oggi, da Renzi alla Serracchiani, sono stati come
minimo segretari provinciali dei cosiddetti partiti d’origine e hanno
alle loro spalle un numero di anni di attivitá politica in genere
superiore a uno come me che ha superato da un bel pó i sessantanni. No!
Con la sola anagrafe facciamo poca strada. Nessuno puó negare che
abbiamo bisogno di nuove energie fisiche. Ma quello di cui abbiamo piú
di tutto bisogno é di dirigenti nuovi, scelti in modo nuovo perché
portatori di idee nuove.
Spirito del Lingotto (i dalemiani dicono
fu l’inizio della fine del governo Prodi, lei dice che l’unico lingotto
che ricorda è un lingotto in testa), ritorno all’Unione (Veltroni dice
no
all’armata Brancaleone): quale strada imboccare per pensare di tornare a vincere?
Una strada che abbia una meta o almeno una direzione
sicura, con un gruppo dirigente che non condivida solo il desiderio di
muoversi da Roma, col rischio di dividersi poco dopo tra chi vuole
andare verso Sud e chi verso Nord. No. Questa volta, a differenza delle
primarie per Veltroni, la meta dobbiamo sceglierla prima di muoverci.
Il congresso serve appunto a questo, a liberare noi – altro che
l’Unione! – dalla condizione nella quale siamo finiti, quella appunto
di una Armata Brancaleone. Altrimenti come una Armata Brancaleone
continueremo a vagare “cosí…sanza meta” col rischio che, gli elettori
anch’essi sbandati ai quali vorremo associarci per darci coraggio ci
rispondano come nel film di Monicelli: “No, no.. ite anco voi sanza
meta, ma de un’altra parte…”.