BOLOGNA – Non è vero che i sogni muoiono all’alba. Almeno non tutti. Quello di Arturo Parisi, per esempio, all’alba di stamani prende corpo. Per essere precisi alle sette. E’ un sogno che si chiama Partito democratico.
«E’ il giorno che abbiamo atteso per tanti anni. Sono diciotto anni che cerchiamo il partito che non c’è. Fu la formula che usammo per identificare la domanda che sentivamo chiederci per aprire una nuova stagione».
Ministro, negli ultimi giorni lei non ha nascosto un po’ di delusione.
«Vede, in parte è naturale. Quando la realtà si avvicina, la distanza dai sogni è come dire destinata ad essere misurata. In questo caso la delusione è l’alternativa è tra il partito che c’è e quello che non c’è».
Sembrano due idee diverse della politica.
«Sono due linee contrapposte, ambedue legittime: chi vuole il nuovo partito in continuità con i partiti esistenti, in nome del realismo, e viceversa quella di chi come noi ha cercato il futuro a partire dal futuro, ben sapendo che le persone hanno una loro storia».
In Emilia Romagna il peso degli apparati pare essersi fatto sentire molto.
«L’Emilia Romagna nel bene e nel male ha alle spalle un grande passato dal punto di vista dell’insediamento dei partiti. E quindi, certo, la strada è più faticosa. Ma è anche il luogo in cui è nato l’Ulivo, ed è nato qui perchè dentro questo quadro di strutture organizzate già da molto si era iniziato a lavorare per il futuro».
In molti simpatizzanti emiliani del Pd c’è il timore che i Ds finiscano per avere un’egemonia eccessiva. CondiviIde questi timore?
«Il problema non sono le persone. Sarebbe inimmaginabile che in Emilia Romagna la maggior parte dei quadri non venisse dalla tradizione del Pci-Pds-Ds. Il problema è che non sia il partito in quanto tale a dare il segno del futuro. Ed è anche per questo che avevo sperato che il confronto potesse avvenire tra esponenti di questa storia come segno della novità della stagione. Ecco perché avevo auspicato un confronto tra Veltroni e Bersani: il confronto tra più diessini ci avrebbe difesi dalla presenza nella competizione di un candidato proposto come il candidato ufficiale dei Ds. E’ la presenza nella competizione del partito “in quanto tale” a mantenere in noi viva l’ansia non per una presenza massiccia di diessini ma per una egemonia del partito ds».
Stamani (ieri, ndr) il Carlino ha riportato la notizia di quei militanti diessini del ravennate che proprio oggi hanno inaugurato una sezione Ds. Che cosa le suggerisce tutto questo?
«E’ un sentimento che rispetto e comprendo. E’ l’espressione della verità. Ma proprio perchè questa è una inevitabile naturale tendenza, che tocca ai dirigenti non dico contrastarla ma almeno non assecondarla con comportamenti e messaggi contradditori con l’idea del Pd come partito nuovo. Nè a contrastare questo stato di cose è sufficiente una alleanza tra apparati come è appunto quella tra l’apparato diessino e quello popolare rappresentata dal ticket Veltroni- Franceschini».
Quale spazio le idee che fanno riferimento all’Ulivo potranno realisticamente avere nel futuro Pd dell’Emilia Romagna?
«E’ appunto in nome delle idee dell’Ulivo che ci riconosciamo domani in Antonio La Forgia e chiediamo agli ulivisti di riconoscersi nella sua candidatura a primo Segretario regionale del Pd. La Forgia incarna nella sua storia allo stesso tempo la discontinuità e continuità della storia dei democratici. E’ stato segretario regionale del Pds e presidente della regione designato da quel partito, tuttavia entra in nel Pd in nome della sua libertà. Diciamo che La Forgia è stato nella nostra regione il primo è più autorevole dei Democratici, il primo ad aver cercato il futuro superando il suo passato senza rinnegarlo ma dandogli appuntamento in una casa nuova e più grande.».
Il caso Bologna. Crede che la crisi che il capoluogo possa infuire in qualche modo nelle primarie?
«Direi che la vicenda che fa capo alla giunta comunale resta segnata da quelle che sono le caratteristiche della giunta e della sua storia. I bolognesi sapranno distinguere i due piani e il futuro dal presente, essendo chiaro che la questione del Pd è una questione nazionale».
Ma tra tanti militanti o simpatizzanti bolognesi si respira spesso un clima di sfiducia..
«Ecco, magari portrebbe influire sul clima di festa, dato che il ricordo va alle primarie di due anni fa e quindi alla festa che ne seguì. Mi è difficile immaginare oggi la stessa festosità. In questo faccio appello alla ragione dei cittadini piuttosto che al sogno, perchè senza sogni non si riesce a partire e nemmeno a camminare ma con i soli sogni ci si può perdere per strada.».