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28 Settembre 2007

Parisi: difesa, sento nel paese una crescente incoscienza

Autore: Fiorenza Sarzanini
Fonte: Corriere della Sera

Roma – Le definisce «conseguenze inevitabili». Quando le elenca scandisce bene le parole
perchè sia chiara la situazione: «Senza risorse, il governo sarà costretto a rivedere il
suo modello di Difesa». E dunque, andando al sodo, «si potrebbe trovare a dover riconsiderare
la sospensione della leva obbligatoria e a ridimensionare le missioni all’estero». Alla
vigilia del consiglio dei ministri che affronterà il nodo della Finanziaria, il ministro
Arturo Parisi vuole specificare che per lui «non sarà come andare al mercato, perchè io
non ho rivendicazioni di categoria da portare avanti, ma devo occuparmi della difesa del
Paese e di quella dei nostri militari».

E dunque: «Quando la legge sarà approvata verificheremo
se le risorse sono sufficienti a farci rispettare gli impegni presi, soprattutto a livello
internazionale. Non mi aspetto che siano i partiti a sostenere le nostre esigenze, mi aspetto
che a farlo siano il premier  e il titolare dell’Economia».
La sinistra radicale è già pronta alle barricate. «Stiamo per essere attaccati?», gli ha
chiesto polemicamente il leader dei Comunisti Italiani Oliviero Diliberto, quando lui ha
ricordato che «il compito della Difesa non è quello di difendere sè stessa ma di difendere
la Repubblica».

Ora Parisi ci ripensa e sorride con amarezza: «Sento un’incoscienza crescente
e per questo dico che dobbiamo metterci d’accordo su cosa vogliamo. Se arrivasse una controproposta,
già saremmo in una fase avanzata. Se ci fossero domande che impongono una riflessione sulla
modifica del modello di difesa, potremmo aprire una discussione. E invece è solo polemica.
Io voglio ricordare che noi siamo impegnati all’estero per una decisione del governo ratificata
dal Parlamento. L’Italia ha doveri a livello internazionale. Io ho doveri nei confronti
dei militari, ho l’obbligo di garantire loro che il Paese li sostiene unito».

Parisi sa bene che dall’opposizione potrebbero arrivare i voti necessari ad avere risorse
per il suo ministero o quantomeno ad impedire i tagli alle spese. Ma anche su questo punto
vuole essere esplicito: «In materie così delicate l’obiettivo deve essere quello del consenso
più ampio possibile. Quindi nessun imbarazzo, ma quelli del centrodestra non possono essere
voti sostitutivi. Io sono stato designato da una coalizione di centrosinistra. Debbo perciò
fare innanzitutto riferimento alla corresponsabilità di tutti i partiti che la compongono.
Se questa venisse a mancare non mi resterebbe che prendere atto».

E i parlamentari che
non rispettano gli schieramenti? «Il dissenso personale esiste in tutti gli Stati democratici.
Il problema è che noi siamo in una condizione particolare di cui tutti devono tenere conto
perchè al Senato questa situazione si trasforma da fisiologica a patologica. Ed è il rischio
che adesso dobbiamo evitare».

Quando si decise di inviare in Afghanistan «i famigerati Predator e gli elicotteri Mangusta»
la sinistra radicale arrivò a minacciare di negare il proprio sostegno. Parisi lo ricorda
bene e per questo adesso ci tiene a sottolineare che «sono stati proprio quei mezzi a consentirci
di liberare i due militari e il loro collaboratore afghano sequestrati la scorsa settimana».

Quando parla di impegni internazionali il ministro insiste sulla situazione interna: «La
possibilità di partecipare alle missioni all’estero presuppone che venga rispettato il
compito di Difesa nazionale. Ma anche questa funzione non può prescindere dagli accordi
di cooperazione con altri Stati. Fare da soli è più costoso, oltre che più rischioso».
La Francia lo ha fatto. Parisi sorride ancora: «Loro sono una potenza nucleare. Non mi
risulta che abbiano abdicato a questa scelta».