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20 Agosto 2008

Parisi: dietro il qualunquismo sta la delusione di una politica realmente diversa. Veltroni riconosca la profondita’ della sconfitta

Autore: Massimiliano Lenzi
Fonte: Secolo XIX

I primi 500 giorni di Veltroni alla guida del Pd e i primi cento di Berlusconi al Governo, un bilancio in parallelo.
Anche se sembra un secolo, dallo scorso 14 ottobre i giorni di Veltroni sono poco di più di 300. Molti o pochi che siano la differenza è che il nostro totale ha purtroppo il segno della sconfitta, il totale di Berlusconi quello della vittoria. Se gli addendi col segno negativo della nostra somma sono in gran parte da addebitare ai nostri errori, buona parte di quelli positivi di Berlusconi non sono tuttavia merito suo: sia sul piano politico che su quello della azione di governo. Senza la nostra sfida il PdL non sarebbe mai nato. Senza il lavoro del governo Prodi il Governo Berlusconi IV sarebbe partito dal baratro nel quale lo avevano portato i governi Berlusconi della legislatura precedente. Quando si riscriverà la storia di questi anni, si dovrà riconoscere il gran lavoro nascosto dalle divergenze che molti della nostra stessa parte hanno fin troppo enfatizzato. Mentre per il governo attuale le somme dovranno essere tirate al netto delle efficaci operazioni di immagine di questi cento giorni e al netto della eredità del lavoro avviato da Prodi.

L’appeasement veltroniano verso il centrodestra, anche alla luce delle mosse del Governo di Berlusconi: un errore o cos’altro?
Un errore. Non si può fare propria l’agenda dell’avversario e allo stesso tempo attenuare il senso della nostra alternatività ad esso. Proprio quando si riconoscono come fondate le domande dell’avversario, va spiegato perchè non è lui che può dare le risposte. Perchè mai altrimenti un elettore che ha sempre votato centrodestra dovrebbe spostare il suo voto a favore del centrosinistra? E infatti lo scorso aprile non lo ha spostato. Partiti per conquistare voti alla nostra destra li abbiamo trovati a sinistra. E l’errore all’origine della nostra sconfitta politica alle elezioni, è continuato nel confronto col Governo. Il fatto è che la competizione in politica è possibile se è chiaro che le due parti sono tra loro alternative. Capisco la politica estera e le regole che vanno oltre i governi e oltre le legislature. Ma su tutto il resto per poter scegliere bisogna capire dove sta la differenza. Altrimenti ognuno resta dove sta, cioè a dire per la maggior parte degli italiani nel campo diverso da quello che stato da sempre il campo della sinistra.

Si avvicinano le Europee ed il Pd al nord (vedi caso Chiamparino) litiga e discute mentre al sud e’ in difficolta’: come uscire dalla crisi? E poi, esiste una questione settentrionale nel Pd?
Qualcuno si era illuso che il malessere fosse limitato al nord. Il moltiplicarsi dei casi locali ci dice invece che la crisi è nazionale. Pensi ad esempio allo scontro in corso in Sardegna tra il Presidente Soru e la maggioranza del partito democratico sardo. In molte situazioni il conflitto ha ad epicentro il vertice del governo locale e la maggioranza localmente dominante all’interno del partito. L’assenza di una pratica della legalità solidamente condivisa rende tuttavia difficile la soluzione dei conflitti che sono perciò destinati a ripetersi. L’intervento del vertice centrale invece di semplificare complica i conflitti locali a causa dell’indebolimento e del mancato riconoscimento della leadership nazionale. Si alimenta così un giro vizioso nel quale la divisione tra correnti, il contrasto tra periferia e vertice, e lo scontro tra partito e governi locali si rafforzano a vicenda. Come non riconoscere che il Pd ha bisogno di una occasione per ripartire?

Moretti e Scalfari parlano di scomparsa dell’opinione pubblica nel Paese per effetto del berlusconismo. Siamo davvero entrati nell’era dell’homo videns, dove la propaganda tv crea l’agire e cambia la percezione della moralita’ pubblica?
Quella che è alle nostre spalle più che la condivisione di un comune modello di riferimento per giudicare atteggiamenti e comportamenti è la preminenza del modello proposto dalla sinistra. Dobbiamo infatti riconoscere che ad essere in crisi è l’egemonia della sinistra. E’ vero che la tv commerciale generalista così come quelli che chiamiamo i “‘partiti pigliatutti”‘ per conquistare spettatori ed elettori sembrano orientati a prendere e chiedere perciò ad ognuno di restare esattamente così come è, dismettendo ogni intento pedagogico. Ma non mi fermerei alla superficie. Alla politica i cittadini chiedono semmai ancora più di prima. Proprio perchè siamo nel tempo della parola e della immagine, le parole e le immagini valgono ogni giorno di meno. E’ bene che i politici capiscano che i nostri concittadini ci chiedono soprattutto di dare l’esempio. I partiti, e tra essi quelli che si propongono di cambiare la realtà, hanno senso solo se riescono ad anticipare nella loro vita quotidiana l’idea di società della quale si fanno promotori. E’ bene che i politici capiscano che dietro il qualunquismo sta quasi sempre la delusione della domanda di una politica realmente diversa.

Si era parlato tanto di Veltrusconi ma l’abbraccio sembra aver portato acqua solo al Mulino del Cavaliere. Cosa deve fare il leader del Pd per risollevare il morale del centrosinistra dopo la sconfitta elettorale?
Riconoscere finalmente la profondità e le cause della sconfitta: di quella nazionale, di quella romana, di quella siciliana e di quelle nelle altre elezioni locali. Capire che senza la speranza del cambiamento la politica è destinata a perdere per strada i cittadini e apparire un affare di chi fa politica perchè non ha altro da fare. Ma questa speranza può fondarsi solo sull’impegno e sull’idea che la nostra proposta dia alle domande del Paese una risposta migliore e alternativa a quella del centrodestra: non sulla semplice attesa che, poichè siamo, o, meglio, pensiamo di essere in due, prima o poi la logica della alternanza riserverà di nuovo un turno anche a noi.

Anni fa, soprattutto a sinistra, scherzavano sul potere dc con la battuta non moriremo democristiani. Nel 2008 molti temono di morire berlusconiani: hanno ragione?
Io mi auguro che neppure Berlusconi muoia berlusconiano.Figuriamoci noi! Quello che mi preoccupa. più che Berlusconi è il berlusconismo. Spero preoccupi anche lui.