Il primo obiettivo di Parisi sono dunque i «coraggiosi» di Rutelli: «Di coraggioso, diciamo coraggioso, al momento ci vedo soprattutto il coraggio, diciamo coraggio, di chiedere il ritorno al passato mentre si dà ad intendere di parlare di programmi al futuro », è l’affondo di Parisi. Che spiega: «E’ giusto e direi sacrosanto chiedere a tutti i partiti della coalizione e, quindi, anche alla cosiddetta sinistra radicale, di sottrarsi alla prigione delle identità alimentata da questa maledetta legge elettorale. Ma come si può immaginare di spingere in avanti il bipolarismo, o far crescere ancorché attraverso un confronto rigoroso ed esigente, l’unità dell’Unione evocando e minacciando in modo obliquo il superamento del bipolarismo e dell’Unione, e annunciando il ritorno a logiche proporzionaliste o l’adozione di un sistema tedesco in salsa italiana?».
Se il colpo arriva così anche al leader dei Ds, il motivo è chiaro: «Di tutto abbiamo bisogno all’infuori del ritorno alla stagione delle belle statuine, nella quale, all’insegna del “qui lo dico qui lo nego”, si fa ogni giorno un passo verso un nuovo assetto centrista facendo finta di stare fermi». Dunque, conclude Parisi, basta con le ambiguità: «I coraggiosi abbiano il coraggio di parlare chiaro.Aloro assicuriamo altrettanta chiarezza. Lo dobbiamo ai cittadini e a noi stessi» Se Parisi sospetta ormai degli stessi alleati del Pd, dalla sinistra radicale si lanciano vere e proprie accuse: «Prodi deve andare avanti — dice il ministro del Prc Ferrero a proposito del piano pensioni—e non deve farsi fermare da resistenze di tipo politico, che sono contro di noi e sono per marginalizzare il sindacato e alla fine far saltare il governo».
Secco anche il capogruppo del Pdci Sgobio: «Chi rema contro il programma di governo non è la sinistra cosiddetta radicale ma settori di centro della coalizione, che, evidentemente, pensano ad altri tipi di governo…». E il leader dei Verdi Pecoraro Scanio lancia un ultimatum ai «centristi»: «Le divisioni e le tensioni interne alla coalizione, alimentate da nostalgie neocentriste, se non da veri e propri guastatori, non fanno altro che favorire il populismo di Berlusconi, mettendo a rischio non solo la tenuta dell’Unione ma la qualità della nostra democrazia». I diretti interessati, ovviamente, respingono con sdegno l’accusa di aver messo in piedi un gioco pericolosissimo per il governo: «Abbiamo sempre lavorato con assoluta lealtà e impegno per sostenere questo governo. E quindi rimandiamo al mittente tutte queste accuse», dice Renzo Lusetti, fedelissimo di Rutelli. Che comunque non fa marcia indietro: il manifesto dei coraggiosi «ricorda giustamente che gli elettori del centrosinistra non sono solo quelli di Pecoraro Scanio o di Rifondazione ma, e soprattutto, quelli dei partiti riformisti ».
Per questo la richiesta agli alleati di «mantenere gli impegni» resta, altrimenti «prendiamo atto che bisogna ridisegnare la coalizione». Insomma, c’è davvero dietro l’angolo l’ipotesi di un governo diverso dall’attuale, magari con l’Udc? Non ci crede Clemente Mastella: «Non lo vedo realistico. Nell’Udc coltivano l’idea di un governo di responsabilità nazionale». Ed è sicuro, il leader dell’Udeur, che il voto non sia affatto alle porte: «Se dovesse cadere questo governo ci sarebbero tanti elementi per i quali non si andrebbe a votare nel 2008. Sì, forse non saremmo in grande simpatia, ma non c’è l’interesse a far tornare quel che c’era prima».