Il primo a parlare di primarie in Italia, come è noto fu lui. Lo guardavano come un pazzo. Arturo Parisi partì per l’America nel 1990 e tornò nel 1992: “Seguii la sfida che portò alla designazione di Clinton, e mi convinsi che era possibile anche da noi”. L’ex ministro della Difesa è rimasto l’ultimo grande eretico
nel Pd. Non muove truppe cammellate, ma continua a combattere contro le
maggioranze dei leader a colpi di sentenze che talvolta si rivelano
profetiche. Ieri, alla notizia che Emiliano si è piegato alla richiesta delle primarie lui (che certo, non è affine a Vendola) ha esultato: “E’ una vittoria della democrazia dei cittadini”.
Onorevole Parisi, gioisce?
Certo. La vicenda pugliese è lì a dimostrarlo: le primarie sono il modo migliore per scegliere i leader.E poi….
Sorride?
Qualcuno se lo scorda, vorrei ricordare che sono nello statuto del nostro partito.
Paradossalmente lo ricordava Vendola, che è di Sinistra e Libertà.
Ha
ragione. Non si può negare che fin dal 2005 lui è un coerente
sostenitore delle primarie. Anzi, quelle rese possibili da lui e da
Boccia sono state le prime vere primarie della nostra storia.
Emiliano ha detto: le accetto, ma se si vota la legge ad personam che mi consente di correre da sindaco.
(scuote la testa) Questa storia della legge ad personam l’ho già sentita da qualcuno….
Si riferisce a Berlusconi?
Non credo che le leggi ad personam non vadano bene a Roma ma in Puglia sì.
Per i suoi avversari le primarie, soprattutto se all’ultimo momento, creano lacerazioni.
Perchè, le nomine d’autorità no? E in ogni caso questa argomentazione la può usare chiunque, ma non chi ha fatto tutto per rinviarle con l’obiettivo di renderle impossibili.
Lei seguì da garante le primarie pugliesi del 2005. Ribaltarono il pronostico della vigilia. E lanciarono Vendola verso la vittoria vera.Che ricordo ha?
Uno: le file in mezzo alla neve per votare. Gli elettori le vivono come un istituto ordinario, i politici no. Strano no?
Altra obiezione dalemiana: così si rischia di perdere l’Udc che si sente esclusa.
Infatti
le primarie dovrebbero essere di coalizione. E’ per questo che bisogna
fare prima la coalizione, e farla attorno ad un programma. Molti
aspettano il candidato per decidere se associarsi o meno. Già. A tutto si pensa, ormai, tranne che al programma. Da qualsiasi parte mi volga, mi viene da piangere.
Contesta la linea Bersani?
Quale linea?
Non sia sarcastico.
Dico
sul serio. Latorre avverte: “Bisogna seguire la linea del segretario!”
Se ci dicesse anche di quale linea parla potremmo rispondergli. Basta
che non ci risponda che e’ stata decisa dal Congresso.
Irride Bersani o Latorre?
E’ dall’inizio del congresso dico: tutti sanno che D’Alema sostiene Bersani. Ma nessuno sa cosa pensi Bersani della linea di D’Alema.
Che a lei non piaccia non è un mistero.
Un
partito puó dire di avere una linea politica se ha una proposta utile
per i cittadini. Non puo’ banalmente limitarsi a chiedere di vincere.
Deve innanzitutto dire cosa intende fare della vittoria.
La realpolitik dice: se non si vince non si va da nessuna parte.
Senza un progetto questo equivale alla ricerca del potere per il potere. Sara’ pure vero che il potere logora chi non ce l’ha. Ma logora ancor di piu’ chi non sa cosa farne.
Profetizza sventure?
Mi
limito a ricordare al Pd che quello che conta e’ il progetto. Un
progetto nuovo di un partito nuovo capace di rispondere alla profonda
crisi del Paese. Un progetto che abbiamo difficolta’ a comunicare in
quasi tutte le regioni del Paese..
E le regioni rosse?
Lì c’è un nobile progetto di conservazione. Ma per battere la destra la conservazione non basta?
Altra obiezione dei suoi avversari: se si scelgono i dirigenti con le primarie, i partiti a che servono?
Sì,
la conosco. E’ il sottointeso di quello che va accadendo nei fatti: un
altro modo per ricordarci che la ricreazione è finita, e’ tornato il
momento che in politica tornino a decidere i professionisti della
politica.
E’ una tesi illegittima?
Se avessero il coraggio di sostenerla a viso aperto, no. Sarebbe sbagliata, ma legittima.
Lei dice che non hanno il coraggio di farlo?
Ho letto una intervista di D’Alema in cui ha avuto il coraggio di proporre il ritorno al proporzionale, per
restituire al partito il profilo che merita “una forza politica che
nasce dalla storia dell’Ulivo”. Come se fosse possibile dimenticare che
il maggioritario e’ il presupposto e allo stesso tempo l’orizzonte
della storia degli ultimi ventanni. Sarebbe meglio dire che quello che
abbiamo finora sostenuto son tutte boiate, rivendicare quel primato
della politica come primato dei politici che D’Alema teorizzò a
Gargonza. Sostenere il proporzionale in nome dell’Ulivo mi sembra
veramente troppo.
Cosa non le piace del Pd?
Vedo il ripetersi del percorso di Veltroni. Prima si elegge il leader senza discutere adeguatamente la linea. Poi si decide che la linea scelta e’ quella proclamata dal leader o qualche altro a suo nome. In nome di quella linea si apre poi il dialogo con Berlusconi. E poi si resta fregati.
E la giunta siciliana?
Meraviglioso
il Lombardo ter! Avevamo detto che avremmo scelto i candidati con le
primarie, e i Presidenti col voto e solo col voto dei cittadini. Non si
capisce se abbiamo vinto noi con i loro voti, o se sono loro a sopravvivere con i nostri.
E per lei non va bene neanche quando lo fa il Pd?
Quello che mi chiedo e’ dove possa portarci questa furbizia.
Dove?
A una lapide su cui c’è scritto “trasformismo”: il male italiano più antico. Il prodotto della nostra incapacità di fare scelte che tengano nel tempo. Il contrario del progetto per il quale siamo nati: la democrazia dei cittadini.