Al di lá delle apparenze, la questione a noi difronte é nitidamente politica. Costringerla nei tempi che ci siamo dati non é una impresa semplice. Consentitemi quasi per titoli di limitarmi ad indirizzare la vostra riflessione.
Nel passaggio drammatico che abbiamo difronte, segnato com’é dalla paura e dalla rabbia, c’é bisogno piú che mai di una opposizione forte e autorevole. Senza di questa é a rischio la democrazia e la stessa convivenza. Ne ha bisogno il nostro Paese. Ne ha bisogno lo stesso governo.
Io credo che questa Assemblea, l’organo che lo aveva proclamato eletto alla Segreteria, aveva il diritto di ascoltare direttamente dalla sua voce l’illustrazione dei motivi che sono all’origine delle sue dimissioni, per poterle discutere e a partire dalla sua spiegazione pensare il futuro.
Si é preferito accettarle in un organo ristretto, e in modo riservato, affidando ad una conferenza stampa, la loro illustrazione pubblica senza alcuna possibilitá di interrogazione. Un comportamento che umanamente, vi assicuro, capisco e del quale non sento di potermi ergere a giudice. Un comportamento espressione di una solitudine
della quale io stesso sento di dover chiedere scusa, e allo stesso tempo causa di altre solitudini. E, tuttavia, un comportamento che pubblicamente non possiamo in alcun modo accettare e proporre a modello ai nostri militanti e ai nostri dirigenti.
In un organo ristretto si era ritenuto di mettere a questa rottura riparo nel segno di una continuitá lasciando ancora una volta a questa assemblea, solo il compito di ratifica di un fatto giá anticipato come compiuto.
Si giustifica il fatto con la provvisorietá della soluzione, dimenticando che le soluzioni a scadenza sono di per sé scadenti. No. Fatemelo dire con assoluta lealtá. Non é questo il modo di costruire un partito. Non é un partito di questo tipo che ci serve. Non é in questo modo che possiamo assicurare al partito quella guida forte e legittimata, che gli consenta di svolgere la sua funzione in modo forte e autorevole.
Non é a un partito di questo genere che il Paese puó affidare quella funzione di opposizione che fa forte il governo e la democrazia, in un passaggio quale quello che viviamo difronte a scelte cruciali, alla vigilia di prove elettorali decisive.
E’ per questo motivo che riteniamo che il nuovo Segretario debba godere della stessa forza e legittimazione che era stata affidata al Segretario dimissionario. Cosi come quello era nato grazie al voto diretto dei nostri elettori, é tra i nostri elettori che anche il nuovo segretario deve cercare la sua legittimazione e la sua forza.
Ve lo diciamo noi che in questi mesi in difesa di questa Assemblea ci siamo battuti circondati dalla ostilitá, della indifferenza, e dalla irrisione.
E meno che mai una Assemblea come questa é capace di investire in una crisi come quella presente un Segretario che nel modello di partito che ci siamo dati costituisce l’architrave di tutto l’edificio.
Non possiamo passare due anni a ripetere “primarie, primarie” e “Obama Obama”, richiamare come un refrain a fondamento di legittimitá i milioni di cittadini del 14 ottobre, spingere la nostra periferia nella difficile sperimentazione di nuove forme di selezione delle cariche locali, e poi, al momento della prova, per la carica di gran lunga piú rilevante, rimandare il partito ad ottobre.
Io so che molti preferiscono addurre a motivo di questa scelta la necessitá di assicurare al partito una guida provvisoria immediata, e la impossibilitá di svolgere le primarie in tempo.
Non é vero. Il tempo c’é, e le soluzioni si possono trovare.
E’ vero invece che molti sono quelli che pensano che il modello di partito che ci guida sia un modello da rivedere, che l’idea di un partito costruito attorno al rapporto tra il leader e i cittadini debba essere rivisto.
Pur riconoscendo l’esistenza di problemi da riconsiderare, io credo che il problema é come al solito il tradimento e la mancata attuazione del modello piuttosto che il modello. Riconosco tuttavia legittime tutte le obiezioni.
Ma queste debbono avere il coraggio di venire allo scoperto, come compiute questioni politiche, non essere spinte a nascondersi dietro giustificazioni organizzative
Tuttavia anche un cambiamento di questo genere non potrebbe essere deciso alle spalle dei cittadini. Se i cittadini lo hanno validato, avanti ai cittadini deve essere corretto, anch’esso attraverso un voto diretto sulla base di un mandato raccolto all’interno di un confronto politico nel quale i diversi candidati avanzino la loro proposta in competizione tra loro.
Non possiamo, dopo neppure due anni, cambiare come se nulla fosse la nostra direzione di marcia.
Tornare ai cittadini, ripartire dal confronto tra proposte politiche, é per
me l’unico modo di ricominciare.
Ricominciare dalla politica, non solo dai personalismi.
Ricominciare dalla democrazia.