2222
15 Gennaio 2010

Parisi: Bersani è guidato dall’ambiguità e dalla doppiezza

Autore: Itti Drioli
Fonte: Il Resto del Carlino

Era da un po’ che Arturo Parisi non si faceva sentire nel Pd. E quando ha deciso di farlo, l’altro ieri, è stato con una dichiarazione di fuoco, in seguito all’abbandono di Carra, passato all’Udc. “Se Carra lascia il partito per realizzare il disegno di D’Alema e Bersani, altri potrebbero lasciarlo per realizzare il disegno del Pd”, minaccia il professore.
 
Pensa di andarsene davvero?
“Assolutamente no. Ho sempre detto che non si alleggeriranno troppo facilmente di me. Ho investito tutto il mio impegno politico in questo progetto e conterò fino a un miliardo prima di arrendermi”.
 
E allora perché quella dichiarazione esasperata?
“Perché, da Bertinotti in poi, vedo troppe separazioni consensuali, stipulate con troppa leggerezza. Non è stata l’uscita di Carra a scandalizzarmi, quanto la sua motivazione: “Vado nell’Udc per realizzare il disegno di D’Alema e di Bersani”. E’ un disegno lontanissimo da quello su cui è nato il Pd, e non è stata contestata.”.

Cosa si aspettava?
“Mi attendevo che il segretario la respingesse con sdegno e comunque con passione, ha preferito invece un freddo rispetto. E’ inquietante. Del resto, è da un anno che si annuncia questa fine. Già nell’aprile scorso Enrico Letta prospettava il ritorno  al centro-sinistra col trattino”.

Dunque lei si oppone all’alleanza con l’Udc?
“Se si trattasse di un’alleanza strategica che muove dalla profonda crisi del Paese sarei apertissimo ad ogni confronto, compreso Casini. Ma qui siamo di fronte a un progetto fondato solo su convenienze occasionali, che scardina l’identità del partito e fa un danno enorme al Paese”
 
Perché?
“Perché distrugge il bipolarismo e riapre la prospettiva di quella democrazia consociativa  che è stata la causa del disastro della Prima Repubblica. Vogliono riaffidare il governo ai capi-partito e alla trama continua delle loro alleanze, tessuta e disfatta alle spalle degli elettori”.

Ma questo richiede un cambiamento del sistema elettorale. Non mi pare aria.
“Il sistema elettorale è già stato cambiato nel 2005, proprio su istanza di Casini. Ci resta solo il ritorno al proporzionale piú o meno camuffato”.
 
Che D’Alema non ha mai nascosto di preferire.
“Già. Di tutto posso accusarlo meno che di incoerenza. Ma Bersani? Il segretario é lui, ma su questo tace. Condivide D’Alema? Gliel’ho chiesto prima che fosse eletto: silenzio. E continua a tacere mentre intanto D’Alema  passa dalle parole ai fatti”.
 
Quali fatti?
“L’abbandono delle primarie, come si è visto con le candidature per le regionali. Un abbandono nascosto, affidato alla pratica dei fatti compiuti, mentre a parole si continua a proclamare che le primarie sono un valore fondativo del  Pd”.
 
Ma nella minoranza nessuno ha fatto sentire in tempo la sua voce.
“Se é per quello perfino la bersaniana Rosy Bindi ha detto ultimamente parole chiarissime,  anche se senza farle seguire da gesti conseguenti. Alla fine tutta la responsabilità  cadrà sul povero D’Alema che dice e fa. Comunque, se nel congresso osse stato  reso esplicito che questa era la linea, non credo che Bindi avrebbe potuto appoggiarla. Invece Bersani l’ha nascosta.”
 
Dunque la segreteria Bersani nasce all’insegna dell’ambiguità?
“Ambiguità e  doppiezza”.
   
E  ora?
“Bisogna aprire quel confronto che non c’è mai stato. Se si vuole farlo davvero, le sedi ci sono”.
 
Anche Veltroni è scontento. E’ possibile che vi riconciliate per contrastare Bersani e D’Alema?
“Chi vuole parlarmi sa dove trovarmi.  La mia posizione è da sempre la stessa”.