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17 Febbraio 2009

Parisi a La Russa: le divergenze in seno la coalizione non mi hanno mai impedito di dire sempre la verità. Guai se non fosse stato così

Autore: Arturo Parisi

Polemizzare col mio successore alla Difesa é certo
tra le cose che piú mi dispiace. Come ho ripetuto piú volte, i nostri
soldati hanno infatti il diritto di sentire alle loro spalle un Paese
unito. Pur da posizioni diverse noi abbiamo il dovere di costruire
questa unitá. Questo é il criterio che mi ha guidato quando ero
Ministro. Questo é il criterio che, come ho promesso ai nostri
contingenti nel prendere da essi commiato, mi guida dai banchi della
opposizione. Sentendo il Ministro La Russa accusare in una trasmissione
televisiva ( In mezz’ora di Lucia Annunziata) il governo Prodi, e
quindi innanzitutto me, di aver nascosto la veritá sull’Afghanistan,
cioé a dire la pericolositá della situazione per i nostri militari, non
mi é consentito tuttavia tacere. Se il Ministro La Russa vuol dire che
ho misurato le parole non ho difficoltá a riconoscermi in questa
proposizione. A misurare le parole non mi ha indotto tuttavia, come ha
affermato il Ministro La Russa, la preoccupazione di non alimentare le
visibili divergenze che segnavano al riguardo la nostra maggioranza.

A
misurare le parole, posso assicurare il Ministro, mi ha indotto la
convinzione che la Difesa, piú di ogni altro settore, ci chiami alla
esattezza e alla discrezione, e quindi a preferire i fatti alle parole,
e i sostantivi agli aggettivi, avendo in mente i cittadini, i militari
che ci seguono da lontano, le famiglie che ci ascoltano da vicino,
oltre agli alleati che vogliono capire se le parole che noi pronunciamo
saranno seguite da fatti, e se il fatti che noi annunciamo hanno alle
loro spalle una consapevolezza adeguata e una volontá ferma. Se é
difficile trovare perció nei miei rendiconti parlamentari e nelle
posizioni pubbliche l’aggettivo grave o il superlativo gravissimo, é
perché penso che prima di allarmare cittadini, prima di alimentare
l’ansia e la preoccupazione di militari, famiglie, e alleati bisogna
aver deciso cosa fare per fronteggiare la gravitá della situazione.
Questo non deve impedire e non mi ha impedito non solo di dare
puntualmente conto in Parlamento della veritá dei fatti e dello
svolgimento della missione Isaf nella quale il nostro Paese é
impegnato, ma, dopo aver verificato di persona sul campo, i rischi
presenti, con il consenso generale del Parlamento mi ha spinto a
rafforzare i mezzi a disposizione del contingente per fronteggiare il
rischio. Tanta era la consapevolezza del rischio e della necessitá di
condividerla col Parlamento che ho ritenuto di definire nel limite di
72 ore il tempo massimo necessario per poter corrispondere a richieste
di spostamento di truppe che per la dislocazione o la natura della
operazione potessero coinvolgerle di fatto in missioni diverse
dall’Isaf.

Un piú breve lasso di tempo mi appariva infatti o troppo
lungo per le operazioni in extremis per le quali l’eccezionale
intervento richiesto deve essere immediato e quindi deciso dai
comandanti sul campo, o insuffciente ad assicurare quella condivisione
in parlamento che ritengo ancora necessaria per operazioni che
potrebbero cambiare la natura del nostro intervento. Perché questo é
appunto a mio parere uno dei fattori che accentuano la pericolositá
della nostra presenza in Afghanistan la possibilitá di trovarsi
coinvolti in situazioni che si é contribuito a determinare, in missioni
diverse da quelle che il Parlamento ha disposto, in impegni diverso da
quelli che il Paese ha assunto. Questo a causa della compresenza, della
contiguitá, della connessione di due linee di azione tra loro
profondamente diverse per il concetto operativo che le guida, oltre che
per la catena di comando e le regole di comportamento che le
differenziano.

E’ sulla connessione tra le missioni militari
corrispondenti, una sotto comando Nato, l’Isaf, quella alla quale noi
partecipiamo, e l’altra, sotto diretto comando americano, l’Enduring
Freedom, della quale non facciamo parte, che deve concentrarsi
l’attenzione di chi vuol riconoscere l’origine , il rilievo, e
soprattutto definire la condotta per governare pericolo al quale sono
esposte le nostre truppe nel perseguimento della missione affidata. E’
sulla mescolanza tra le due linee di azione che si é concentrata la mia
attenzione e penso ci si debba ancora concentrare con particolar
riferimento alle azioni condotte, e alle conseguenti reazioni prodotte
dalla Enduring Freedom che, pur fuori dal nostro controllo, troppe
vittime hanno e continuano a produrre sulla popolazione civile che noi
vorremo proteggere.

Della mia posizione il Ministro La Russa puó
ampiamente trovare traccia sugli atti parlamentari. Delle conseguenze
che il governo invece riterrá di trarre dalle valutazioni circa la
gravissima situazione afghana, son sicuro che egli dará conto al
Parlamento.