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12 Dicembre 2008

Non ci sono complotti, il Pd è vittima di Veltroni

Autore: Silvia Zingaropoli
Fonte: Epolis

Prodiano?
Ma neanche per idea. Dalemiano? Su, non scherziamo. Veltroniano? Che
eresia, plese. Lui è semplicemente, solidamente e stoicamente parisiano,
stop.

Professor Parisi, lei ha sempre detto che Berlusconi e la Costituzione non vanno d’accordo? Perchè?
Piú
che con la Costituzione Berlusconi é in generale in disaccordo con la
legge, direi ancora prima con le regole. Come purtroppo altri, pensa e
incoraggia l’idea che le regole siano un laccio inutile dal quale
liberarsi, un vincolo burocratico. Approfittando del fatto che le leggi
sono troppe, spesso superate e non poche volte ingiuste, pensa che sia
legittimo usare tutti i mezzi per trasgredirle e forzarle, a sostegno
dei suoi disegni e dei suoi interessi.

Come interpreta l’apertura di Berlusconi a  Casini.
In
un sistema bipolare o si sta di qua o si sta di lá. Chi non é di qua, e
neppure né di lá, si trova in una posizione difficile da tenere. Un
giorno é minacciato, un altro corteggiato, soprattuto se é un ex
fidanzato.

Ieri si è riunito il “caminetto” del Pd. Perchè non è andato?
Come
forse sa  per iniziativa di Veltroni i poteri della Assemblea
costituente, l’unico organo del Pd eletto democraticamente, sono stati
trasferiti ad un organo nominato dal segretario con pochi capicorrente.
Potrei mai battermi contro lo scandaloso scioglimento del nostro
Parlamento e partecipare ad una riunione ancora piú ristretta, per di
piú su un tema come la collocazione internazionale del partito?

Veltroni e D’Alema, “tregua per il partito”. Non sembra un film già visto?
Il
film erano giá da soli i titoli dei giornali di ieri che a tutta pagina
raccontavano come uno scoop di un incontro tra Veltroni e D’Alema in
difesa della moralitá del partito. Manco fosse un incontro tra Bush e
Putin.

Il 19 si terrà la Direzione. Tutti sono pronti a scommettere che nel Pd non cambierà nulla.
E chi potrebbe dargli torto? Purtroppo.

Lei è tra i promotori del referendum sulla legge elettorale e su lodo Alfano. Il suo partito sembra però non seguirla. Come mai?
Non
é me che il Pd deve seguire, ma i suoi elettori. Venga ai banchetti
dove si raccolgono le firme e vedrá quanti sono i democratici che
firmano.

Lei ha detto che Veltroni dovrebbe farsi da parte. Nel panorama piddino vede qualche papabile alla successione?
Fino
a quando non viene formulata la domanda non potrá mai arrivare la
risposta. Il guaio é che i politici di professione sono abituati a
muoversi da un posto solo per andare in un altro, e partecipano a gare
solo se gli é stata giá assicurata in partenza la vittoria.

Si parla tanto di “questione morale”. Cosa fare per venirne fuori?
Ma
quale questione morale? La nostra questione é piú semplice. Mantenere
la parola data. Rispettare le regole. Prendere solo impegni che si
pensa di poter mantenere.

Europa e Pse. C’è chi la definisce un “autonomista puro”. Si rispecchia in questa definizione?
Preferirei
un “democratico davvero”. Se il Pd fosse sicuro di sapere cos’é, e
soprattutto di essere un partito nuovo, non avrebber paura di perdersi
in nessuna scelta. Dovremmo peró prenderla in modo democratico
scegliendo in Europa il Partito piú europeista.    

Un sondaggio vede il Pd in calo in vista delle europee. Il rischio è reale?
Che
é reale lo dicono giá da soli i sondaggi di questi giorni. Ma il vero
rischio é quello di chi nel partito aspetta la sconfitta per celebrare
la sua vittoria, perché non ha il coraggio di sostenere a viso aperto
le sue idee.

Da Firenze a Napoli, il partito scricchiola nel locale. La colpa è dei vertici nazionali?
Ogni
episodio fa storia a sé. Se li si collega a livello nazionale, é perché
si pensa che ci sia un filo nazionale che li collega. Ma quel filo
parte dalla disfatta delle elezioni di Aprile. Dalla dissoluzione del
centrosinistra, dalla disfatta siciliana e soprattutto dalla sconfitta
del gruppo dirigente nazionale nelle elezioni di Roma.

Sembra che queste lotte intestine giovino alla maggioranza, non crede?
Credo
e purtroppo vedo. Se il centrodestra ha vinto, é perché la regola
elettorale ha trasformato il 47% dei suoi voti nel 55% dei seggi.
Questo significa che il 53% dei cittadini non sta con Berlusconi. E non
parlo neppure dei milioni di cittadini che si sono astenuti. Se col 47%
la maggioranza sembra, ripeto, sembra ora aver stravinto non é certo
per merito suo.  

Per concludere: E Di Pietro in tutto questo?
Che c’azzecca Di Pietro. Il problema del Pd é soprattutto il Pd.