Abituato com’è ad una politica fatta di tessere, di truppe più o meno cammellate, di applausi a comando Marini pensa gli Ulivisti della Margherita siano “la claque di Prodi”. Gliel’ho detto in privato. Glielo ripeto in pubblico. E’ bene che Franco Marini se ne faccia una ragione. I “cosiddetti prodiani” cioè a dire gli Ulivisti della Margherita, sono donne e uomini liberi. Liberi e forti. Solo per questo motivo, non per ingenuità , hanno acconsentito alla conta, apparsa a molti indecorosa, richiesta dallo stesso Marini che ha costretto a sfilare i membri della Assemblea Federale per esprimere il proprio voto sotto gli occhi di chi quella conta aveva promosso.
Non saranno gli alt nè il linguaggio da caporale ad intimidirci. Marini ama esibire la rivendicazione della autonomia verso gli altri partiti, per poter dar seguito con maggiore libertà alla prepotenza all’interno. Non sarebbe male che ricordasse che a garanzia della autonomia può stare solo un consenso fondato sulla libertà. Il consenso certo delle tessere, ma forse anche quello degli elettori.
Nella conquista del consenso delle tessere Marini si è dimostrato nel corso degli anni della sua dirigenza politica nazionale impareggiabile. Non egualmente per quel che riguarda il consenso degli elettori.