2222
24 Marzo 2011

LIBIA: PARISI, LA QUESTIONE FONDAMENTALE RESTA CHI DECIDE SUI FINI

Fonte: Il Riformista

Con il passaggio del comando tecnico delle
operazioni alla Nato cosa cambia?
 

La questione fondamentale resta chi decide su i fini.
Fino a quando questo resta nelle singole capitali non c’e’ comando
tecnico che tenga. Siamo piu’ o meno al punto di partenza.
 
L’Italia non mette a disposizione solo le basi.
Assume il governo marittimo e il controllo dell’embargo sulle armi.
Condivide?
Purtroppo la condizione marginale e subalterna del
nostro Paese cambia di poco. Le operazioni navali sono in questo caso
quelle che meno mettono in causa i fini. Ripeto, a guidare la danza e’
chi decide gli obiettivi. Non so chi sia. Certo non siamo noi.
 
Lei ha detto: “Bisogna recuperare il tempo
perduto”. L’intervento italiano è stato tardivo? Si poteva evitare?
A questo punto non piu’. O si aveva la determinazione e
la forza di mettersi di traverso e rivoltare il calzino o accodarsi
agli altri era ancora una volta l’unica scelta rimasta. Non ricordo
dittature abbattute dall’aviazione. Spero che chi pensa che questo sia
l’obiettivo sappia anche che prima o poi rischiamo di mettere il piede
in terra.
 
Esiste una questione Sarkozy, o meglio:
l’unilateralismo francese ha indebolito il fronte interventista?
Ha distrutto qualsiasi “noi” che ci riguardi.
Innanzitutto ha distrutto l’Europa confermando che nelle questioni che
contano e’ poco piu’ di un nome comune.
 
Dal trattato di amicizia all’intervento militare.
Quali responsabilità ha avuto il governo italiano?
Molte. La principale e’ quella di essersi messo nelle
mani di Gheddafi dimenticando che, per quanto molto, molto, diversa
dall’Egitto e dalla Tunisia, esiste anche la Libia. Basta ripassarsi la
rassegna stampa degli ultimi due mesi, e si capisce che la prima carenza
e’ stata la definizione della situazione. A pochi giorni di distanza si
sono succedute definizioni tra loro incompatibili sia sulla situazione
sul terreno che al tavolo delle decisioni. A questo si e’ aggiunto poi
all’interno del governo un evidente scoordinamento nelle decisioni. Chi
si interessava dei mezzi sembrava indifferente ai fini. Chi si
interessava ai fini e’ sembrato inseguire soprattutto i fini di altri.
Chi invece doveva coordinare i fini e i mezzi e’ apparso disinteressato
ad entrambi. Non c’e’ nulla che descrive meglio la situazione che la
“foto di famiglia” del vertice di Parigi, con al centro Sarkzoy nelle
vesti di un nuovo Napoleone, e Berlusconi alle sue spalle che sembra
chiedersi cosa stia li’ a fare. E intanto gli aerei francesi avevano
gia’ iniziato per conto loro l’operazione.
 
La Lega ha paura di una nuova ondata di
immigrazione clandestina. Il neutralismo accomuna il Carroccio a Russia,
Germania, Cina. È un errore?
Scherziamo? Il neutralismo della Cina e’ una scelta
diversa ma una scelta. Quello della Lega e’ figlio della illusione
isolazionista. Gia’ ridurre la vicenda libica alla questione della
immigrazione equivale a scambiare l’effetto con la causa. E’ come se
difronte ad una casa allagata invece di chiudere il rubinetto pensassimo
di risolverlo asciugando l’acqua con gli stracci.
 
Il governo assicura l’impegno italiano sulla
risoluzione Onu. Tra i cattolici del Partito democratico c’è qualche
voce contraria all’intervento. Lascerebbe libertà di coscienza?
Le scelte come queste sono scelte politiche per
eccellenza. Dirsi partito politico significa farle assieme. Chiamarsi
fuori equivale a chiamarsi fuori dal partito. Una scelta comunque
rispettabile, anche se ogni scelta e’ una scelta di coscienza. Ma ogni
scelta ha il suo prezzo.
 
Lei è favorevole all’intervento militare. Quale
differenza con il caso Iraq?
La risoluzione Onu. Per quanto imperfetta, impotente,
contraddittoria, e ancora segnata dall’atto di nascita, l’Onu e’ l’unico
principio di governo del mondo del quale disponiamo. Le sue risoluzioni
e l’impegno perche’ la loro interpretazione sia in coerenza col nostro
dettato costituzionale sono il sentiero lungo il quale dobbiamo
camminare. Se in un caso come la Libia non ci si sentissimo interpellati
per primi dai suoi deliberati abdicheremmo al nostro compito storico.
Se lo interpretassimo in modo difforme dalla Costituzione mentre
tradiamo i nostri valori metteremmo le premesse per la lacerazione del
Paese e quindi prima o poi del cambiamento di fronte.
 
Né con la guerra, né con Gheddafi, dice Vendola. Ma
la terza via esiste, è davvero praticabile?
Sarebbe bello. A questo punto siamo ancora una volta
al male minore. Che Gheddafi stia facendo molto  male al suo popolo
moltiplicando terrore, morte e sofferenza  non avrei dubbi mo. Non
vorrei però che i protettori facessero più male di lui. Per quanto
ambigua nelle parole e nelle intenzioni, la risoluzione Onu e’ un
riferimento e una guida obbligata.
 
Siamo un Paese europeo e allo stesso tempo un Paese
mediterraneo. Quale ruolo nella regione ha l’Italia e quale
responsabilità?
Basta guardare la carta geografica. L’Italia e’ piu’
di ogni altro Paese l’Europa nel Mediterraneo. E’ innanzitutto nella
geografia che ogni Paese legge la sua vocazione storica.