Roma, 21 gen. (LaPresse) – Arturo Parisi, ministro della Difesa del secondo governo di Romano Prodi, “condivide l’iter adottato da Matteo Renzi” che ha portato alla stesura del testo sulla riforma elettorale approvato ieri nel corso della direzione del Partito democratico. Lo conferma in un colloquio telefonico con LaPresse lo stesso Parisi.
“NON E’ IL MASSIMO, MA MEGLIO DELLA LEGGE VIGENTE”. Ma nel merito della riforma, ribattezzato Italicum, non nasconde: “Il risultato non rispecchia le mie preferenze, che vanno per un sistema presidenziale stile americano o francese, ma è sicuramente migliore della legge vigente, sulla quale si è espressa la Consulta sostituendosi al Parlamento”.
“NON GARANTISCE LA RAPPRESENTANZA”. La riforma del Pd, sottolinea ancora Parisi, muovendosi in “una linea di continuità nel solco costituzionale, rafforza il governo, ma – avverte – purtroppo non garantisce compiutamente le esigenze della rappresentanza”. Secondo Parisi infatti “il pacchetto deve essere integrato con primarie vere. Non come quelle dello scorso anno, che in troppi casi sono state strumento di manipolazione da parte dei vertici del partito”.
“GIUSTO LEGARE LE TRE RIFORME”. Tuttavia “la proposta del segretario del Pd – sottolinea Parisi – non riguarda solo la riforma della legge elettorale, ma anche le riforme costituzionali come superamento del Senato, un accordo prezioso per il futuro democratico e la governabilità del nostro Paese”. E Parisi proprio sul trittico contenuto nella proposta di Matteo Renzi ribadisce: “O il pacchetto si realizza tutto o salta tutto”.
“BERLUSCONI GIA’ LEGITTIMATO, NON DA RENZI”. “Non è stato Renzi – prosegue – a legittimare politicamente Berlusconi, Berlusconi é legittimato dal 20% degli elettori che ancora oggi, secondo i sondaggi, voterebbero per lui”. In merito proprio all’incontro avvenuto nella sede del Nazareno tra i due leader, Parisi ricorda che “fin dal primo programma dell’Ulivo del 1995 riconoscemmo senza incertezza che le regole si scrivono insieme a cominciare dai partiti, come Pd e Fi, che in un sistema bipolare sono chiamati a collocarsi nelle due parti opposte del campo”.