Roma: Arturo Parisi, professore ulivista della prima ora e fondatore
del Pd. Oggi in piazza con Di Pietro malgrado il no di veltroni.
1 – Professor Parisi, lei partecipa alla manifestazione di oggi ma nei giorni scorsi pur condividendone le ragioni sembrava avesse preso le distanze dopo gli attacchi di Flores a Napolitano e Veltroni.
Sì partecipo a fianco dei democratici che partecipano perchè non sanno altrimenti dove e come far sentire la propria voce. Vicino alla loro opposizione contro il ritorno della confusione tra l’agenda di quello che si decise di chiamare “il principale esponente dello schieramento a noi avverso” e l’agenda del “Presidente del Consiglio”. Vicino al loro disagio verso il proprio partito che poco più di due mesi fa ha preteso di presentarsi da solo proprio per sfuggire alla contraddizione della coalizione dell’Unione, e tuttavia allo stesso tempo in dialogo con Berlusconi “ma anche” alleato col solo DiPietro che della contrapposizione a Berlusconi ha fatto da sempre la sua principale bandiera.
2 – Dire non sono il promotore non è nascondersi dietro un dito? Comunque sarà tra i manifestanti.
Condividere una iniziativa significa condividerne con gli altri organizzatori non solo gli scopi ufficiali ma anche gli eventuali obiettivi nascosti nonchè toni e modi. Non è purtroppo il mio caso. Su alcuni toni e modi verso Napolitano e Veltroni di Flores che della manifestazione è il principale organizzatore ho già manifestato il mio dissenso. E tuttavia quando uno ti fa una domanda devi dare una risposta. Dire come Veltroni protestare è giusto, ma domani, non può che esasperare gli animi. Io sono con i democratici che cominciano a protestare oggi.
2b – Sarà a fianco di Di Pietro. Non la imbarazza la compagnia?
Imbarazzarmi? E perchè mai? Di Pietro non è solo “un” nostro alleato, è “il” nostro solo alleato. Ricordo quando si decise dell’alleanza. Tutti dissero, ma non dovevamo andare da soli? Io invece dissi, perchè solo Di Pietro? Perchè no ai Socialisti? Perchè no alla possibilità che i Radicali rappresentassero in proprio la loro diversità? Perchè no pregiudizialmente a tutti gli altri senza neppure tentare un confronto, chiaro ed esigente, sul programma, in coerenza col principio “prima il programma e poi le alleanze” che andate predicando come se fosse il nostro nuovo vangelo? Mi fu risposto. Ma Di Pietro ha accettato di entrare nel partito dopo le elezioni. Ed ora, dopo neppure due mesi sento dire “mai con Di Pietro”. E’ cambiato forse Di Pietro, è cambiato Berlusconi?
3 – Ufficialmente manifesterete contro Berlusconi. Ma il vero obiettivo – nel suo caso – sembrano Veltroni ed il Pd. E’ così? Mi permetta di dire che lei non ha letto o ha letto in parte la dichiarazione che ricordava prima.
L’ho letto ieri da Panebianco. Anche a lei ripeto. Di certo esagerato, ma non del tutto infondato. I movimenti sono purtroppo come i corsi d’acqua. Bloccati da una parte possono finire da un’altra. Dopo una sconfitta politica quale quella che si è manifestata prima nel voto nazionale, poi nelle elezioni romane e infine nelle siciliane, imporre il silenzio è dura, veramente dura. O qualcuno può immaginare che i cittadini attivi servano solo per essere contati a milioni nelle primarie e per riempire le piazze in campagna elettorale? Prima o poi vogliono farsi sentire anche loro. E se poi sei tu stesso a denunciare che “il principale esponente dello schieramento a noi avverso” è tornato ad essere Berlusconi, come evitare che qualcuno ti risponda: lo hai scoperto adesso?
4 – Lei dice che l’organizzatore della manifestazione è Veltroni. Perchè?
Appunto. A chi chiede “che bisogno c’è di manifestare nelle piazze”, la risposta è infatti: e allora dove? dove sono le assemblee di partito? E a chi chiede perchè gridare? la risposta è: e allora come protestare? aggiungendo una firma ai cinque milioni già preventivati? Sono le proposte inesistenti o insufficienti che riempiono le piazze.
4b – Lamenta mancanza di democrazia e di luoghi dove discutere.
Un partito non è solo un luogo dove si discute. Non è un ennesimo talk show in una festa d’estate. Non è un dibattito culturale del quale ognuno fa quel che vuole. Un partito è un luogo dove prima si discute e poi si decide con le regole della democrazia. E’ questa l’immagine che secondo lei noi stiamo dando di noi? E’ questo ad esempio l’immagine che ha dato l’assemblea eletta nove mesi fa nelle primarie che per la terza volta si è riunita due settimane fa per acclamare decisioni già prese con la partecipazione di nemmeno un delegato su quattro?
5 – Nell’attaccare Veltroni si è persino appellato a D’Alema. Il dirigente Ds che, nei mesi di gestazione del Pd, sembrava il più lontano da lei e dagli ulivisti. Cosa è successo?
Appellato è un termine improprio che ho letto anch’io da qualche parte. Io mi appello a tutti quelli che hanno creduto e credono ancora nel Pd. A D’Alema che considero quello che ha una idea complessiva e compiuta della situazione ho chiesto di uscire allo scoperto e di consentirci un confronto, non per animare un dibattito, ma per mettere il partito nelle condizioni di scegliere. La scoperta che il partito ha troppe linee per un solo partito, mentre non si riesce a capire quale sia la linea del Segretario, sta pian piano rafforzando l’idea che l’unica via per uscire da questo caos è un congresso che ci consenta di riiniziare da capo. Quel congresso che Veltroni aveva proposto per finta, ed io da solo condiviso sul serio, e che vedo invece raccogliere ogni giorno nuovi sostenitori.
7 – Si batte per il <vero pd>. Non teme ReD e il tesseramento parallelo di D’Alema?
Come si fa a non vedere? Certo. White, Quarta fase, Teodem, Ecodem, Coraggiosi, A sinistra, Lettiani, Bindiani… E’ tutto un moltiplicarsi di sigle. Fossero almeno correnti. Sarebbero almeno costrette a fingere di avere una idea non solo un capocorrente, e soprattutto una idea sul futuro non solo dei codici e delle abitudini ereditate dal passato per sentirci tra noi e difenderci dagli altri. Il segno di una paura, non l’annuncio di una speranza.