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8 Dicembre 2008

La crisi del Pd sardo è superabile se ognuno fa un passo indietro

Autore: Arturo Parisi
Fonte: L'Unione Sarda
Caro direttore,
 
chi é sardo sa che nella capacitá di non parlarsi i
sardi non li batte nessuno. Eppure a tutto c’é un limite. La politica
serve appunto a questo. A prendere decisioni assieme e, come diceva
Bobbio, a prenderle sulle cose pubbliche in pubblico. Non é esattamente
quello che sta avvenendo nel Pd. Sono mesi che riusciamo a non
parlarci. La riunione di venerdí, chiusa troppo frettolosamente con un
rinvio a nuova data é solo l’ultima di una serie che dura ormai da
mesi. Non credo che nessuno pensi di poter andare alle elezioni in
queste condizioni: con confronti che si esauriscono nei corridoi o nel
chiuso di piccole stanze, senza l’intervento degli organi collegiali, e
tra essi soprattutto di quella Assemblea Regionale che con grande
partecipazione i democratici sardi hanno eletto appena un anno fa.
Tra le diverse posizioni che attraversano il partito
almeno un punto é comune: la situazione é gravissima. E gravissimo é
quello che é successo il 24 novembre
in consiglio regionale. Eppure son passati quindici giorni e ancora non
abbiamo avuto la possibilitá di parlarne in pubblico in una sede di
partito. Quindici giorni sprecati possono sembrare pochi. Ma quindici
giorni sui trenta a nostra disposizione per decidere se si va ad
elezioni anticipate, sono troppi.
Quello che non riesco proprio a capire é come si
possa andare ad elezioni anticipate in un momento come questo. Io non
dico che non ci si possa andare, ma é una decisione che deve essere
presa con consapevolezza piena delle conseguenze e assumendosene tutte
le responsabilitá.
Lo scioglimento del Consiglio regionale interrompe
infatti l’approvazione della legge per il governo del territorio,
difesa dal centro sinistra che ha respinto in aula centinaia di
emendamenti del centro destra; conserva nelle mani del futuro
Presidente poteri straordinari e solitari; interrompe l’iter di
approvazione dei Piani urbanistici comunali in fase avanzatissima;
poiché il bilancio non é stato approvato costringe la Sardegna a un
lunghissimo esercizio provvisorio, non inferiore a 5,6 mesi. Questo
comporta il blocco della spesa che può avvenire solo “per dodicesimi” e
blocca l’operatività delle leggi in tutti i settori sociali ed
economici.
E tutto questo mentre é esplode la tempesta della crisi
economica che ha giá messo in ginocchio migliaia di famiglie che si
apprestano a celebrare uno dei Natali piú tristi degli ultimi anni.
Ripeto: un partito puó anche decidere che é meglio perdere oggi giorni
che sono preziosi se é in condizione di proporre ai sardi una
prospettiva sicura e migliore per i giorni futuri.
Ma questo é possibile se la difficoltá incontrata
nasce da un ostacolo a noi esterno che abbiamo incontrato sul cammino
che stavamo percorrendo assieme.
Ma non é esattamente questo il nostro caso. Come
dimenticare che le dimissioni del Presidente nascono, non dall’esterno
della maggioranza di governo, e neppure dalla dissidenza di un piccolo
gruppo ad essa interno, ma da una divisione che il Presidente definisce
profonda originata, dal dissenso di una grande parte della coalizione
che dovrebbe prepararsi ad affrontare presto assieme le elezioni: essa
muove infatti dal voto di ben 24 consiglieri di centrosinistra tra i
quali 15 del nostro Partito.
E poco male se la divisione vertesse su una questione considerata secondaria.
Ho ancora qua i giornali del continente all’indomani
del voto. Mi limito a leggerle i titoli. “la Repubblica”: “Volevano
fare peggio della destra. Ma io manterrò gli impegni con i sardi”.
“Corriere della Sera”: “Il governatore: mi ricandido ma quanti
trasformisti. Anche in Sardegna abbiamo i nostri Villari”.
“La
Stampa”: “Io, contro i cementificatori della Sardegna” Il presidente
sardo: “Costretto a lasciare per difendere il mio territorio”.
“Liberazione” Soru: “Mi sono dimesso perché stanno vincendo gli
speculatori”. E poi, di nuovo, “la Repubblica” “Soru: resto se i
traditori vanno a casa”. “La Stampa” ,”Un miliardo di mani sulla
Sardegna” “Giro d’affari enorme da La Maddalena a Cagliari. Ma Soru
vuole bloccarlo”.
Come evitare di fronte a questa raffica di accuse,
provenienti per di piú dal nostro interno, che la vicenda del Pd sardo
sia iscritta nella sequenza dei supposti, ripeto supposti, episodi di
malaffare che secondo i nostri detrattori segnerebbero il nostro
Partito in molte regioni? E’ quindi vero che anche in Sardegna il
Partito é finito nelle mani di speculatori, e cementificatori pronti a
tradire il patto con gli elettori a causa di interessi privati? Son
sicuro che nessun democratico puó accettare l’idea di stare in un
partito il cui onore é stato cosí gravemente messo in causa, senza
reagire. Certamente non é possibile a me che appena otto mesi fa ho
accettato di guidare la sua lista per la Camera da capolista chiedendo
per questo partito il voto dei miei concittadini.
Secondo lei puó un
partito andare alle elezioni diviso cosí profondamente? O non pensa che
ci sarebbe bisogno di un chiarimento profondo al suo interno, che
consenta al Presidente Soru di spiegare difronte al Partito le sue
ragioni e a quanti sono accusati di imputazioni cosí gravi di difendere
le loro? Io continuo a ritenere che in questa legislatura si sia
lavorato per la Sardegna molto e bene. E’ quello che appunto anche
riandando al mio impegno di ministro, pensavo con un pó di rabbia
l’altra sera mentre, in vista del G8, il Presidente Berlusconi
illustrava con orgoglio il lavoro fatto da noi. Pensi nella sola
Maddalena quanti risultati in cosí poco tempo: la conclusione della
presenza americana, il trasferimento dei beni militari, la decisione di
localizzarvi il G8, la destinazione delle risorse e l’immediato avvio
dei lavori. Una rivoluzione. E tutto questo lavoro, dentro la grande
battaglia per la difesa dell’ambiente deve finire con queste accuse
reciproche invece di costituire la base per il rendiconto di un impegno
collettivo al quale in tanti abbiamo lavorato con passione, e del quale
dobbiamo andare tutti orgogliosi? Non riesco a crederci. E’ a questo
che serve un partito degno di questo nome: a favorire il confronto, a
rafforzare l’ispirazione comune, a trasformare l’ispirazione in
decisioni e le decisioni in realizzazioni, e, soprattutto, a sottrarre
ognuno di noi alla tentazione della solitudine, alla tentazione di
sentirsi solo contro tutti gli altri, solo nelle responsabilitá, solo
nei meriti, solo al comando. É per questo che penso urgente,
necessaria, inevitabile una riunione della Assemblea Regionale, e della
coalizione nella quale, sulla base di una unitá ritrovata, si riprenda
il cammino interrotto, confrontandosi su come chiudere assieme una
crisi che assieme abbiamo aperto, e come continuare assieme il cammino
che assieme abbiamo percorso. Nessuno puó infatti illudersi di
riprendere assieme il cammino destinato a portarci difronte agli
elettori se nei prossimi giorni non abbiamo fatto assieme il primo
passo.
 
Arturo Parisi. parlamentare ulivista del Pd